Guffanti: “Consapevole da dove siamo partiti e dove siamo arrivati”

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L’intervista al Presidente uscente della Cassa dei dottori commercialisti, dott. Renzo Guffanti, inizia su temi di attualità quali il documento pubblicato sulle Società a responsabilità limitata ed il codice sugli appalti, per poi concludere con un bilancio del suo mandato quadriennale. Ed è proprio da qui che cominciamo, ribaltando l’ordine delle domande.

Presidente, si avvicina la fine  del suo mandato. Quale è stato il traguardo che le ha dato  più soddisfazione e quale invece la difficoltà che ha incontrato

Questi ultimi quattro anni sono in realtà la chiusura  di un percorso durato 16 anni. La cosa che mi dà più soddisfazione è ripercorrerlo mentalmente dal punto da cui siamo partiti nel 2000 a quello, diametralmente opposto, in cui siamo oggi. Il bilancio tecnico redatto nel 2001 proiettava al 2041 un patrimonio negativo di circa 30.000 miliardi di lire mentre oggi le ultime proiezioni attuariali attestano, allo stesso anno, un attivo di circa 22 miliardi di euro. La misura del lavoro compiuto in questi 16 anni sta in questi due numeri: era necessario chiudere un meccanismo di calcolo delle pensioni eccessivamente generoso e lo abbiamo fatto, con grande senso di responsabilità da parte della Categoria, “traghettando” tutti gli iscritti al metodo contributivo a partire dal 2004. Questo ha consentito, dopo anni di verifica della validità delle scelte adottate per la salvaguardia dell’equilibrio finanziario di lungo periodo, di incrementare le future pensioni calcolate con il metodo contributivo nell’ottica di favorire l’equità intergenerazionale. Tutto questo nonostante l’11 settembre 2001, le guerre in Medio Oriente, il fallimento di Lehman Brothers, la crisi dello spread e la recessione. La crescita in questi anni del patrimonio, passato da poco più di un miliardo di euro a circa sei miliardi, è il risultato di un forte impegno, di visione prospettica e di grandi sacrifici. Non posso nascondere che abbiamo dovuto affrontare anche dei momenti difficili, anche se non riferiti alla singola Cassa quanto all’intero settore delle libere professioni e, di riflesso, alla loro previdenza. Credo che oggiil mondo della libera professione sia ancora non adeguatamente considerato anche dal punto di vista previdenziale, visti i diversi ricorrenti tentativi di limitarne l’autonomia, orientarne le scelte di investimento, i troppi controlli non coordinati. A ciò si aggiunga una tassazione che assimila il risparmio previdenziale al capitale investito per fini speculativi.

Malafede o ignoranza?

“Diciamo che c’è una sorta di equivoco di fondo. Il professionista è ancora visto come quello che “ha tempo libero”, ha un tenore di vita agiato e, premesso il fatto che questo non rappresenta affatto la generalità dei casi, non degno di specifiche attenzioni al pari di altre categorie di lavoratori”.

Cosa pensa di possibili Sinergie tra Casse…l’AdEPP su questo sta creando un progetto molto concreto ed ambizioso.

“Sicuramente una delle strade che potrebbe dare risultati interessanti. In un momento di crisi generale, abbiamo il dovere di gestire professionalmente ed in modo economicamente efficiente le risorse previdenziali. Da questo punto di vista gli enti, nel rispetto dell’autonomia e delle specificità di ciascuno, possono certamente valutare insieme quali possano essere le sinergie ad essi più utili. Le casse, peraltro, intendono essere sempre più, oltre che gestori di previdenza, player in grado di fare Welfare per i loro iscritti e familiari, che fanno sempre più fatica a godere di  determinate coperture dal pubblico. D’altra parte, la Cassa dei Dottori Commercialisti è già riuscita a rendere molto più efficiente la previdenza a favore dei propri iscritti rispetto a quando era pubblica e, analogamente, sarà sempre più strategico riuscire ad avere risorse e capacità per impegnare anche sul fronte dell’assistenza tutte le abilità sviluppate in questi anni per supplire chi queste coperture non riesce a dare”.

Passiamo ora al codice degli appalti. Cantone, anche in queste ore, pur rilanciando la necessità e la positività dell’azione, richiama ai problemi pratici legati soprattutto alle disponibilità economiche, alla cassa.

“La posizione giuridica del nostro Ente, così come gli altri associati di AdEPP, comporta, in virtù della nostra presenza nell’elenco Istat, sebbene privati, la necessità di conformarsi al codice sugli appalti. Abbiamo dunque dovuto strutturarci ed organizzarci nel tempo, anche con l’ausilio di professionalità acquisite dal mercato, ma ci teniamo a sottolineare che economicità di gestione, attenzione al risparmio ed all’impiego efficiente delle risorse, sono già elementi presenti nel DNA dell’Ente, nella sua forza organizzativa, nelle sue risorse e nel suoi Organi sociali. Il Codice degli Appalti è, in ogni caso, una buona garanzia nei confronti dei terzi. Diverso è far derivare, dall’inclusione delle Casse a meri fini statistici nell’elenco Istat il presupposto che le associazioni di diritto privato debbano sottostare a molte normative pubbliche. Su questo aspetto, più politico che tecnico, sono certo che Adepp continuerà a lavorare incessantemente per la difesa della nostra autonomia”.

Il Presidente della Commissione bicamerale di controllo, On. Lello di Gioia, anche nei giorni scorsi ha affermato che le Casse di previdenza non debbano essere nell’elenco Istat ma anche detto che c’è assolutamente bisogno di una razionalizzazione degli enti di controllo perché sono decisamente troppi.

“I controlli, sull’importanza dei quali non si discute, sono necessari ma per essere efficaci, a mio avviso devono essere razionalizzati e centralizzati. Oltre al Collegio Sindacale ed alla società di revisione, le Casse sono soggette alla vigilanza dei Ministeri, della Corte dei Conti, della Commissione bicamerale e di Covip. Sarebbe auspicabile avere un unico “controllore” a sua volta in coordinamento con gli altri”.

Per finire. Le Società tra professionisti e il documento che contiene tutte le caratteristiche della Società a responsabilità limitata messe nero su bianco, pubblicato dal Consiglio nazionale e la Fondazione dei Commercialisti.

“La Cassa dei Dottori Commercialisti, coordinandosi con l’Ente dei Consulenti del Lavoro e con la Cassa Ragionieri, ha disciplinato, non essendo in vigore alcuna normativa in proposito, la normativa previdenziale dei professionisti che operano per il tramite delle STP. I Ministeri Vigilanti nel 2014 hanno approvato queste disposizioni che, quindi, oggi rappresentano l’unico punto di riferimento previdenziale per i soci delle STP.I soci delle STP, iscritti alle rispettive Casse, devono calcolare il contributo soggettivo sulla base del reddito a loro imputabile e devono riversare il contributo integrativo calcolato sulla quota di partecipazione agli utili (riproporzionando anche la quota relativa agli eventuali soci di puro capitale)”.

Ed infatti se ne è parlato come di una risposta anche alla crisi e i numeri ci dicono che ancora le società tra professionisti non sono decollate

“Ad oggi sussiste ancora troppa incertezza e questo penalizza il ricorso a tale strumento che, a mio parere, potrebbe divenire uno strumento molto utile, potendo tra l’altro consentire di togliere “alibi” a quei soggetti che fanno attività professionale utilizzando la Srl commerciale”.

Qui si chiude la chiacchierata con il Presidente Guffanti. A volte un po’ tecnica, a volte categoriale, a volte politica e con quel pizzico di emozione che è trapelata nel parlare di ieri e dell’oggiAggiungi un appuntamento per oggi. E con quell’orgoglio che è comune a chi ha raccolto la sfida di gestire Enti che lo Stato aveva consegnato nelle loro mani con “buchi” di bilancio preoccupanti, vincendola e mettendo in campo molto di più. Un’idea di welfare allargato ed integrato, azioni dirette alla costruzione di una assistenza sempre più strategica, di sostegno al lavoro, al mantenimento della salute,  a quella formazione necessaria per garantire servizi sempre più adeguati e per rispondere ad un mercato del lavoro sempre più globalizzato.