Brexit. E i liberi professionisti?

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“L’uscita della Gran Bretagna in un momento in cui invece c’era, a mio avviso, più bisogno di Europa e quindi più bisogno di Nazioni che fossero coese per portare avanti politiche economiche, finanziarie e sociali, crea un problema e un limite. Condivido quello che sostiene il nostro Presidente del consiglio, Matteo Renzi, ossia che questo è il momento per rilanciare ancora con più forza l’Europa ma voglio sottolineare anche la necessità di perseguire anche con determinazione le politiche per i liberi professionisti. Portoghesi, francesi, tedeschi, spagnoli, italiani, tutti, devono unirsi ancora di più per rilanciare le politiche di sviluppo e del lavoro per l’auto imprenditorialità, partendo proprio dalle difficoltà oggettive che l’uscita della Gran Bretagna sta di fatto generando, perché è proprio dalle difficoltà che si può trarre la forza per reagire. Certo bisogna partire da un’idea di unione, di coesione”.

E se di coesione e reazione parla il Vice Presidente vicario di AdEPP, l’analisi “sul campo” di Francesco Verbaro, senior advisor dell’Associazione che ha seguito in prima persona e ha contribuito all’approvazione delle linee guida dell’Action plan for entrepreneurship 2014-2020 targato Tajani, da un quadro preciso di quei problemi cui accennava Nunzio Luciano.

“Per i liberi professionisti europei le conseguenze della Brexit saranno una strada lastricata di complicazioni e la preoccupazione già serpeggia tra i tanti professionisti italiani, soprattutto medici, infermieri, avvocati , che lavorano stabilmente in Gran Bretagna. Difficile al momento fare previsioni – dice all’ANSA Francesco Verbaro – Comunque, investe tutto il tema della mobilità dei lavoratori, della libera circolazione di persone e merci. Molto dipenderà dall’accordo che si realizzerà tra Unione europea e Uk, le nuove regole del paese ricevente, la reciprocità anche delle qualifiche professionali, insomma il regime va tutto rivisto, come se si fosse di fronte a un Paese nuovo, certo non completamente straniero”.

”Tutti i professionisti italiani che si sono stabiliti nel Regno Unito, soprattutto medici e operatori sanitari, hanno votato per il Remain. Tra gli italiani prevale in queste ore un atteggiamento di preoccupazione, la paura di non poter lavorare più come prima – sottolinea Verbaro – L’Europa va verso un mercato del lavoro unico, sempre più integrato. In questo caso, un pezzo di Europa si allontana da processo lento ma che va in quella direzione”.

“Mobilità, reciprocità di profili e qualifiche professionali e dei servizi, l’andamento della sterlina, sono molti i temi su cui ragionare e molti gli aspetti da adeguare alla nuova realtà. Molto dipenderà dai negoziati – ribadisce Verbaro. ”L’uscita dalla Ue avrà la conseguenza di non poter più usufruire di una serie di semplificazioni previste per gli stati membri, a cominciare dalla documentazione per oltrepassare le frontiere. La Gran Bretagna esce anche da questo”.