Professionisti, nuove professioni e la Cybersecurity

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Secondo il Digital in 2018 Global Overview  nel 2015 gli utenti collegati ad Internet erano 3,14 miliardi, nel 2018 hanno superato i 4 miliardi e saranno superiori ai 5 entro il 2020.

E se i Paesi come la Cina, l’India e il Continente Africano detengono, e sembra deterranno ancora per molti anni, la maglia rosa, anche nel Bel Paese i “connessi” sono la maggior parte della popolazione, ben il 73% degli abitanti, circa 43 milioni.

Ecco, allora, che la “cybersecurity” non può che essere un tema fondamentale anche tra le platee dei professionisti, di chi gestisce o incamera dati sensibili. Ma non solo. Stiamo parlando di nuove competenze che aprono a nuovi mercati, e una “richiesta” di professionisti che possano garantire la sicurezza informatica che cresce di anno in anno. Un settore relativamente giovane che ha grandi opportunità di impiego visto che i laureati in questo settore sono troppi pochi.

E per tornare ai numeri, negli otre 13 miliardi di dispositivi connessi alla Rete oltre 400 milioni di questi sono infetti e disponibili per gli attacchi dei criminali informatici. In Italia viene calcolato un dispositivo infetto ogni 28.

In un articolo pubblicato su Italian Digital Revolution e su Affaritaliani.it, a firma Pasquale Russo, Direttore Generale Link Campus University, si legge “ Indossare la cybersecurity come si indossa il casco in moto vuole rappresentare l’idea che la sicurezza informatica va assunta come cultura, come comportamento sicuro a cominciare dai bambini delle elementari i quali già smanettano con cellulari potenti come PC e via via sino ad un programma di formazione nelle scuole superiori e nelle università istituendo lauree di base mirate a coprire il gap di competenze che oggi affligge il mercato italiano”.

Ed ancora “Secondo Gartner nel 2021 mancheranno 3,5 milioni di posti per esperti di sicurezza informatica a livello mondiale, in Italia non saranno coperti oltre 30.000 posizioni”… “sarà sempre più necessario che si formino team di esperti al di fuori delle competenze tradizionali con capacità di analisi psicologica e sociologica legate al cyberspace e che provino in ambienti – laboratori esperienze di simulazione di possibili attacchi così da assumere una resilienza comportamentale”.

Nuovi professionalità, nuove opportunità di lavoro, appunto!
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