Esde 2018. Presentati i risultati del Rapporto annuale

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Il 12 ottobre 2018 si è tenuta a Bruxelles la Conferenza “The Changing World of Work: Beyond Digitalisation” promossa dalla Commissione europea preso presso il Comitato Economico e Sociale. La Conferenza ha offerto l’occasione per un confronto ad alto livello sui risultati del Rapporto annuale sugli sviluppi occupazionali e sociali in Europa (ESDE 2018) (in allegato). L’evento ha visto la partecipazione di rappresentati delle istituzioni dell’Unione europea e degli stati membri, delle parti sociali, della società civile e altri stakeholder coinvolti nell’ideazione e attuazione di politiche e programmi per l’occupazione, la previdenza e l’inclusione sociale.

La Commissaria all’occupazione, affari sociali e mobilità dei lavoratori, Maryanne Thyssen, nell’aprire i lavori della Conferenza ha richiamato alcune sfide chiave individuate dal Rapporto. La prima concerne l’accesso alla protezione sociale e la sostenibilità dei sistemi pensionistici,  la seconda il dialogo sociale, la terza lo sviluppo del lavoro delle piattaforme digitali.

Nel proporre le buone performance registrate nell’UE nel 2017 sia dal PIL che sale al 2.5% dal 1,6% del 2016 sia dai livelli occupazionali, con il tasso di occupazione che supera il 72% (+1,1% rispetto al 2016), la Thyssen ha posto l’accento anche sui numerosi cambiamenti sociali in atto nell’Unione europea.

In Europa ci sono oggi più di 30.000 imprese, quattro volte più numerose di 20 anni fa. Ma i settori economici di queste imprese sono diversi rispetto a 20 anni fa: si osserva, infatti, una trasformazione dell’economia europea da industriale a economia di servizi. Servizi che spesso sono offerti dalle nuove piattaforme digitali: servizi realizzati da casa (Twago, Upwork, Clickworker, ecc.); servizi di mobilità (Uber); servizi presso il domicilio di terzi (Listminut, Helpling, Myhammer, Taskrabbit).

Il ruolo presente e futuro delle piattaforme digitali in Europa è oggetto del Rapporto. Infatti, se il 2% della popolazione europea che guadagna più della metà del proprio reddito su una o più piattaforme digitali può sembrare una percentuale irrisoria in realtà, così Thyssen, “si tratta di milioni di persone”. Il lavoro delle piattaforme è in costante aumento nell’UE: “fino a pochi anni fa lo smartphone era utilizzato principalmente per fare telefonate. Oggi invece” ha detto la Commissaria “lo usiamo per chiamare un ciclista che ci consegna a casa un pasto pronto. Di questi carriers, ormai, sono piene le strade delle nostre città. E noi stessi stiamo adeguando le nostre vite alla nuova realtà”.

Il Rapporto segnala il rapido aumento del lavoro autonomo (self-employment) con il 40% di lavoratori europei che lavora in autoimpiego o con contratti di lavoro precari (non standard) anche su piattaforme digitali. Il principio “un lavoro per tutta la vita” sta evolvendo in “una vita fatta di tanti lavori”. “Per questa ragione” ha affermato Thyssen “bisogna far si che la gente possieda competenze adeguate per potersi adattare ai continui mutamenti del lavoro”.

La Commissaria ha invitato a riflettere sul fatto che il mondo del lavoro è in pieno cambiamento a causa di alcune macro tendenze: il cambiamento demografico (affrontato dal Rapporto ESDE 2017); la trasformazione tecnologica del lavoro e della società (esaminato dal Rapporto ESDE 2018) e l’affermarsi di mercati competitivi globalizzati e della domanda di manodopera offshore. La globalizzazione, afferma Thyssen, distrugge posti di lavoro, ma al contempo ne crea, anche se più incerti e in ambiti produttivi diversi. Pertanto “il nostro dovere”, di istituzioni e parti sociali europee e nazionali, “è di mettere le persone nelle condizioni di fronteggiare i cambiamenti sociali in atto”.

La tecnologia sta avanzando rapidamente ed è in atto una vera e propria robotizzazione dell’economia, una delle manifestazioni più recenti del capital deepening nella produzione in atto ormai da decenni. Il numero di robot nelle aziende dell’UE è passato da poco meno di 100.000 nel 1993 a quasi 450.000 nel 2016. L’impatto più evidente della robotizzazione è l’aumento della produttività ma, anche, la diminuzione del lavoratori a tempo pieno indeterminato. La distruzione di posti di lavoro a causa dei robot, tuttavia, è ancora limitata poiché i robot vanno a rimpiazzare singoli “compiti” e non gli esseri umani. Nei casi come la Germania dove la robotizzazione nel settore manifatturiero è stata particolarmente spinta, si è osservata una diminuzione dell’occupazione in questo settore, con ricadute positive nel settore dei servizi e creazione netta di lavoro.

Un ultimo aspetto esaminato dal Rapporto è il ruolo ambiguo della flessibilità nel mercato del lavoro. Perché, da un lato, “porta con sé dinamismo, posti di lavoro e crescita economica” e, dall’altro, “incertezza, lavoro fuori orario, stati occupazionali difficilmente definibili, vuoti contributivi, interruzioni di carriera e nella sicurezza sociale”. Al fine di contrastare questi effetti negativi della flessibilità, Thyssen ha riaffermato l’importanza del Pilastro europeo dei diritti sociali che con il suo approccio globale può traghettare l’Unione europea dell’economia sociale di mercato del 20° secolo (ndr. Strategia Europa 2020 per crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva) verso le nuove realtà del 21° secolo.

Nel corso delle varie sessioni sono stati presentati i punti di vista di aziende, parti sociali, società civile, centri di ricerca, parlamentari, commissione europea. Tra questi il CEDEFOP (agenzia europea per la formazione) che ha presentato le stime a 10 e 15 anni sulle competenze richieste dal mercato del lavoro europeo (“European Skills Forecast”) che saranno fortemente caratterizzate dal processo di automazione in atto nell’economia del continente. Nel 2030 si avrà una maggiore richiesta di professionisti dell’automazione e di ingegneri di produzione esperti di programmi di automazione nelle imprese e di controllo di funzioni automatizzate (che sostituiranno parte della forza lavoro del manifatturiero). Aumenterà la domanda di professionalità per il settore dei servizi, in particolare hotel e catering, dei servizi di cura di prossimità, e si registrerà un contemporaneo declino dei lavori nei comparti manifatturiero, pubblica amministrazione, uffici amministrativi. La polarizzazione del lavoro aumenterà con un mismatch tra domanda di lavoratori con qualifiche elevate (36,5%) e la forte presenza di lavoratori sovra-istruiti tra gli occupati (41%). Secondo il CEDEFOP i lavoratori del futuro dovranno dimostrare capacità di adattamento alle mutazioni nel mercato del lavoro e avere sviluppato tra le soft-skills l’abilità di apprendere.

UBER ha portato la testimonianza di azienda che sta lavorando con parti sociali e governi alla creazione di un sistema di protezione sociale “portatile”. La riforma della previdenza sociale allo studio in Francia, per esempio, riguarderà anche la protezione del lavoro su piattaforma. Le piattaforme sociali, tra cui Uber, sono state incaricate di creare un sistema di protezione dei propri lavoratori e dimostrare allo Stato l’allineamento della protezione offerta ai lavoratori delle piattaforme ai livelli di protezione e sicurezza sociale degli altri lavoratori. Una delle proposte delle piattaforme riguarda, ad esempio, i benefit aziendali per l’offerta di formazione continua e l’avanzamento delle skills.

La EAPN (Rete europea contro la povertà) ha chiesto alle istituzioni e alle parti sociali di aumentare gli sforzi per ridurre la povertà lavorativa e il fenomeno dei lavoratori poveri tra i quali i falsi lavoratori autonomi e i lavoratori delle piattaforme, ai quali deve essere garantita adeguata protezione sociale. La proposta della Commissione di puntare sul costante aggiornamento e miglioramento delle competenze non può essere l’unica soluzione a questi fenomeni. L’austerità nella crisi ha aumentato le disuguaglianze tra lavoratori, determinato tagli nel welfare in quasi tutti i paesi dell’Unione europea e la diminuzione della formazione continua nelle imprese. È opportuno interrogarsi sull’eticità delle nuove tecnologie e degli algoritmi delle piattaforme che scelgono chi tra i lavoratori è più idoneo a svolgere un determinato lavoro in un dato momento. Come inserire in un lavoro che cambia e si digitalizza coloro che non riescono ad acquisire, per varie “disabilità” le competenze necessarie?

 

http://ec.europa.eu/social/main.jsp?langId=en&catId=88&eventsId=1348&furtherEvents=yes