Good Jobs for All in a Changing World of Work

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È stata presentata il 4 dicembre a Parigi la nuova strategia per i lavori dell’OCSE. L’ultimo riesame della strategia risale al 2006, prima della crisi economica e finanziaria, e in coda a un periodo di crescita economica di oltre dieci anni. La crisi ha trasformato i mercati del lavoro e le economie dei vari paesi. Basti pensare che l’indice di produttività OCSE è crollato dal 2.5% del 2006 all’1,2% degli ultimi cinque anni e le disparità hanno raggiunto livelli senza precedenti: nei paesi OCSE il reddito medio del 10% della popolazione più ricca è ora nove volte e mezza più elevato di quello del 10% della popolazione più povera (sette volte maggiore rispetto a trenta anni fa).

Partendo dall’osservazione dei profondi cambiamenti imposti ai lavori e al funzionamento del mercato del lavoro dalla rapidità della digitalizzazione, dalla globalizzazione e dall’invecchiamento della popolazione, l’OCSE individua le nuove sfide politiche imposte da questi cambiamenti e propone una revisione della strategia del lavoro che supera il concetto di creazione di posti di lavoro (job quantity) e mette al centro delle politiche la qualità del lavoro e la sua inclusività (quality and inclusiveness).

Nel presentare la strategia, il segretario generale Angel Gurria, ne ha illustrati gli obiettivi principali che consistono nel sostegno ai policy maker per individuare le politiche che consentano a lavoratori e imprese di confrontarsi al meglio con le sfide emergenti e cogliere le opportunità esistenti facendo in modo che i frutti della crescita economica siano largamente condivisi.  “È il tempo di porre la nostra attenzione alle politiche preventive, come l’istruzione e la formazione continua, per favorire l’efficienza del capitale umano e la capacità di adattamento ai rapidi cambiamenti” e un ruolo fondamentale può essere giocato dalle imprese in affiancamento ai governi.

Oltre a portare esempi di buone pratiche, la nuova strategia indirizza ai governi dei paesi membri alcune raccomandazioni politiche in tre ambiti specifici: a. promozione di un ambiente economico in cui possano svilupparsi lavori di alta qualità; b. prevenzione dell’esclusione e protezione delle dai rischi del mercato del lavoro; c. anticipazione dei cambiamenti del mercato del lavoro preparando adeguatamente i lavoratori alle opportunità e sfide future.  Secondo quanto emerge dall’analisi condotta sulle Riforme introdotte dai vari paesi dell’OCSE, la fase più carente è quella dell’attuazione sul campo del disegno di riforma approvato dai governi. L’ “OCSE”, così Gurria, “è pronta ad andare oltre le raccomandazioni politiche generali offrendo orientamento e consulenza per identificare politiche e riforme che hanno funzionato e lavorando con i paesi interessati sulla migliore attuazione delle riforme avviate”.

Stefano Scarpetta, direttore del settore occupazione, lavoro e affari sociali dell’OCSE, intervenendo nel dibattito ha ricordato come la domanda di lavoro sia mutata nei contenuti molto più rapidamente di quanto abbia fatto l’offerta. Sono, quindi, carenti le misure e gli strumenti disponibili per adeguare la capacità del capitale umano (lavoratori) di rispondere alla domanda di nuove competenze del mercato del lavoro. Un’altra evidenza è che il tasso di occupazione è stato recuperato in quasi tutti i paesi OCSE, ma il ritorno nel mercato del lavoro non ha riguardato tutti i gruppi. I giovani, le donne, i migranti, i lavoratori anziani, le persone con disabilità non sono riuscite a cogliere appieno la ripresa e, nel caso specifico delle donne, si è mantenuto invariato sin dagli anni ’90 il gap retributivo di genere in particolare nelle economie emergenti (per varie cause: lavoro soprattutto part time, limitato accesso alle posizioni di responsabilità, tassazione del secondo reddito familiare, ecc.). “Un mercato del lavoro non inclusivo” ha detto Scarpetta, “dove la quantità dei posti di lavoro non corrisponde alla loro qualità”. Il focus è sulle politiche attive che devono adattate e rafforzate anche attraverso nuovi strumenti quali la formazione on demand per i lavoratori impegnati in “mini-jobs” e per i lavoratori autonomi delle piattaforme digitali. Destinare risorse aggiuntive per le politiche attive del lavoro volte alla resilienza e all’adattabilità del capitale umano, affinché possano rientrare velocemente al lavoro. “È necessario” ha spiegato Scarpetta, “estendere ai lavoratori autonomi, anche delle piattaforme, e all’autoimpiego i livelli minimi di protezione sociale”.

Scarpetta si è poi concentrato sui tre concetti chiave della strategia: l’approccio al ciclo di vita delle persone, che inizia nella fase dell’istruzione formale per poi agire sulle transizioni scuola-lavoro. Necessario pertanto, spostare l’attenzione dei policy maker dalle politiche per “cicli di vita” alle politiche “lungo tutto l’arco della vita”. “È singolare che in nessuno dei paesi analizzati dall’OCSE, questo approccio sia attuato in modo adeguato e funzioni” ha aggiunto Scarpetta. Il secondo concetto chiave è quello del miglioramento della cooperazione: tra diversi ministeri a livello nazionale, tra paesi e tra partner sociali, “anche i governi più forti non possono affrontare le riforme del lavoro senza consultare e collaborare con le parti sociali (datori di lavoro e sindacati ) e in accordo con il modello di relazioni industriali esistente nel paese” ha sottolineato il direttore. Infine, il concetto dei “processi”: la nuova strategia dell’OCSE guarda al lato economico delle riforme, al contesto socio-politico, partendo dall’analisi delle stesse per comprendere quanto di esse può essere mantenuto e quanto, al contrario, non ha funzionato e deve essere anche parzialmente modificato.

È intervenuto all’evento il Sottosegretario per il Lavoro e politiche sociali Claudio Cominardi che ha ribadito l’impegno del Governo italiano per una crescita sostenibile fondata sul miglioramento della qualità del lavoro, sull’inclusione sociale e la capacità di fronteggiare le sfide dell’innovazione tecnologica.

“Il rapporto OCSE certifica che siamo al quartultimo posto per grado d’insicurezza del lavoro” ha affermato Cominardi “Con le misure contenute nel Decreto Dignità siamo tornati a restituire diritti ai lavoratori”. Quanto ai rischi dell’innovazione tecnologica e digitale per il mercato del lavoro il Governo avrebbe anticipato le raccomandazioni dell’OCSE “Da una parte, con le misure lanciate nei primi cinque mesi, cogliamo le opportunità offerte dalla Quarta Rivoluzione industriale, dall’altra garantiamo protezione sociale attraverso il reddito di cittadinanza e la riforma dei Centri per l’Impiego, per il reinserimento al lavoro” ha spiegato il Sottosegretario. “La decisione di investire nell’innovazione fin dalla scuola, la volontà di assumere fino a 120 docenti a supporto dei processi d’innovazione didattica, la creazione di un fondo per favorire la sperimentazione sulle tecnologie emergenti come Blockchain, Internet of Things e Intelligenza Artificiale, la creazione di un fondo per il sostegno del Venture Capital, la proroga dell’iper e del super ammortamento per chi investe e innova, nonché il forte aiuto offerto alle Piccole e Medie imprese che si avvarranno di ‘digital transformation manager‘ e s’impegneranno nella trasformazione dei processi produttivi, sono solo alcune delle misure con cui vogliamo rendere l’Italia avanzata e competitiva”.

L’attenzione del Governo è andata oltre l’aumento degli investimenti in infrastrutture utili al Paese, con gli impegni presi per l’introduzione del duale e la formazione continua, sia pubblica, sia nelle aziende. “Non dimentichiamo che finora l’Italia ha investito in inclusione sociale solo lo 0,3% del PIL e che nel nostro Paese la crescita occupazionale è rimasta ben al di sotto della media dei paesi (62,3% nel 2016-17, contro il 72,1% OCSE)”.

Al link è possibile leggere il Rapporto:

https://read.oecd-ilibrary.org/social-issues-migration-health/good-jobs-for-all-in-a-changing-world-of-work_9789264308817-en#page1