È stato presentato, il 13 ottobre il rapporto 2020 del “World Economic Outlook” del Fondo Monetario Internazionale.
“La pandemia COVID-19 continua a diffondersi con oltre un milione di vite tragicamente perse finora. Vivere con il nuovo coronavirus è stata una sfida come nessun’altra, ma il mondo si sta adattando – ha spiegato durante la presentazione Gita Gopinath, capo economista e direttore del dipartimento di ricerca del FMI – Come risultato dell’allentamento dei blocchi e del rapido dispiegamento del sostegno della politica monetaria e fiscale, il mondo sta tornando dalle profondità del suo crollo al culmine della crisi, che era la prima metà di quest’anno. I livelli di occupazione sono parzialmente rimbalzati dopo essere precipitati ai minimi storici. Detto questo, questa crisi è tutt’altro che finita”.
“L’occupazione rimane ben al di sotto dei livelli pre-pandemia e il mercato del lavoro è sempre più polarizzato con i lavoratori poco qualificati, i giovani e le donne più duramente colpiti. Le persone in condizioni di povertà stanno diventando sempre più povere e la previsione del FMI è che nel 2020 fino a 90 milioni di persone scivoleranno nella povertà estrema. La riemersione dal disastroso blocco delle attività richiederà molto tempo, sarà discontinua e priva di certezze. È essenziale mantenere il più a lungo possibile il supporto della politica fiscale e monetaria evitando sospensioni premature”.
I Dati
Nel 2020 la crescita globale è prevista al -4,4%, una contrazione meno severa di quanto previsto nell’aggiornamento del World Economic Outlook (WEO) di giugno scorso. L’attuale revisione riflette l’andamento del PIL del secondo trimestre rivelatosi migliore delle previsioni, soprattutto nelle economie più avanzate dove l’attività produttiva ha mostrato segni di ripresa alla riduzione e sospensione dei lockdown tra maggio e giugno. Ulteriori segni di ripresa si individuano nel terzo trimestre dell’anno. Il livello del PIL globale nel 2021 dovrebbe assestarsi al +0,6%, a seguito della contrazione severa del 2020 e la ripresa moderata del 2021, ma comunque superiore al livello del 2019.
Nel medio periodo la crescita globale è prevista al 5,2% nel 2021, lievemente inferiore rispetto alle previsioni del WEO di giugno 2020, in linea con la contrazione più moderata registrata nei primi tre trimestri dell’anno e con le aspettative di prosecuzione delle misure di distanziamento sociale. Dopo il rimbalzo tecnico nel 2021, il FMI prevede che la crescita globale rallenti gradualmente fino a circa il 3,5% nel medio termine. Tale situazione va a limitare le proiezioni di crescita economica 2020-2025 effettuate prima della pandemia sia per i mercati avanzati ed emergenti sia per le economie in via di sviluppo.
Per l’area Euro la contrazione del PIL attesa è di -8,3 p.p. quasi il doppio della contrazione che si dovrebbe registrare negli Stati Uniti che potrebbero chiudere il 2020 con un -4,3%. La Cina, nonostante sia stato il primo Paese ad affrontare il Covid-19, è riuscita a far ripartire l’economia in modo rapido, il che permetterà al gigante asiatico di chiudere il 2020 in positivo (+1,8% di incremento del Pil). Tra i paesi dell’UE, in Germania la contrazione del Pil attesa è pari al -6% entro fine 2020, ma nel 2021 il paese dovrebbe recuperare due terzi del Pil perso, per poi tornare ai livelli pre-crisi già entro la fine del primo semestre del 2022.
E l’Italia?
Le proiezioni per il Pil 2020 sono di una contrazione del -10,6% e un rimbalzo nel 2021 al 5,2% (nel 2019 era 0,3%). Il rapporto deficit-Pil dell’Italia del 2020 è atteso in rialzo al 13%, rispetto all’1,6% del 2019 e pari al 6,2% nel 2021. Il rapporto deficit-Pil continuerà a scendere fino al 2,5% del Pil nel 2025. Altrettanto importante il balzo del rapporto debito-Pil dal 134,8% del 2019 al 161,8% nel 2020. Mentre una discesa relativa al 158,3% è attesa per il 2021. La stima Fmi per il 2025 è di un rapporto debito-Pil ancora molto alto, pari al 152,6%.
Incertezza sulle prospettive
Il WEO disegna uno scenario in cui sono presenti rischi sia nel ribasso che nel rialzo. La permanenza del virus nelle economie di tutti i paesi, più e meno sviluppati, comporterà il possibile ricorso a nuovi lockdown parziali (locali) o totali. Se non si riuscirà ad ottenere dei vaccini adeguati si aggraverà il peso dell’epidemia sull’attività economica e probabilmente si potrebbero verificare gravi turbolenze sui mercati finanziari. Le crescenti restrizioni al commercio e agli investimenti e la crescente incertezza geopolitica potrebbero danneggiare la fase della ripresa post lockdown.
Se nella recessione i governi dovessero decidere di sospendere gli aiuti alle economie, l’aumento dei fallimenti di impresa potrebbe aggravare la perdita sia di posti di lavoro sia di reddito. E le ricadute transfrontaliere della domanda esterna più debole potrebbero amplificare l’impatto degli shock specifici dei singoli paesi.
Cosa fare?
Il sostegno fornito alle economie dai singoli paesi è considerevole: dal punto di vista fiscale si calcolano circa 12 trilioni di dollari e interventi da parte delle banche centrali in tutto il mondo. Questo ha contribuito a salvare vite umane, a fornire sostentamento economico ai singoli nonché a prevenire una catastrofe finanziaria. Tuttavia, resta ancora molto da fare per garantire una ripresa sostenuta.
In primo luogo, il Fmi ritiene sia necessaria una maggiore collaborazione internazionale di contrasto alla crisi sanitaria. Si stanno compiendo enormi progressi nello sviluppo di test, trattamenti e vaccini, ma l’unica via percorribile è quella della stretta collaborazione tra i paesi al fine di giungere a una produzione sufficiente per l’intera popolazione mondiale nonché a una distribuzione diffusa in ogni parte del globo per porre fine alla pandemia.
Le politiche dei governi dovrebbero concentrarsi sulla limitazione dei danni economici persistenti derivanti dalla crisi e continuare a fornire sostegno al reddito alle famiglie adoperandosi per prevenire l’aumento dei fallimenti e la perdita di posti di lavoro sostenendo le imprese vulnerabili essenziali.
Nel tempo, con la ripresa, le politiche dovrebbero passare a concentrarsi a riallocare le risorse economiche verso settori in crescita, come l’e-commerce, favorendo la riconversione dei settori in contrazione. Una spinta agli investimenti in infrastrutture verdi pubbliche, in un periodo di bassi tassi di interesse e alta incertezza, può aumentare in modo significativo i posti di lavoro e accelerare la ripresa, fungendo anche da importante passo iniziale verso la riduzione delle emissioni di carbonio.
I mercati emergenti e le economie in via di sviluppo si trovano ad affrontare questa crisi con meno risorse rispetto alle altre economie. Esse dovranno dare la priorità alla spesa per la salute e al sostegno ai poveri e garantire anche la massima efficienza, ma dovranno anche essere sostenite con sovvenzioni internazionali, aiuti agevolati e, in molti casi, facendo ricorso alla cancellazione del debito. Laddove il debito è insostenibile si dovrebbe intervenire per la ristrutturazione il prima possibile, al fine di liberare risorse finanziarie da destinare al contrasto alla crisi pandemica.
Secondo il Fondo monetario internazionale, l’allentamento globale della politica monetaria, sebbene essenziale per la ripresa, dovrebbe essere integrato con misure per prevenire l’accumulo di rischi finanziari a medio termine.
“L’eccezionale risposta politica alla crisi determinata dalla pandemia da coronavirus – ha concluso Gita Gopinath nel presentare il WEO 2020 – che comprende l’istituzione del Fondo per la ripresa e la resilienza dell’Unione europea e l’uso delle tecnologie digitali per fornire sostegno sociale, sono l’esempio di come politiche ben concepite riescono a proteggere le singole persone e al contempo garantire il benessere economico collettivo. Il FMI ha erogato finanziamenti a velocità record a 81 paesi associati dall’inizio della pandemia. Ha concesso la cancellazione del debito. Ha chiesto una sospensione estesa del debito per i paesi a basso reddito e la riforma dell’architettura del debito internazionale. Prendendo spunto da queste azioni, le politiche per la ripresa post crisi dovranno cercare progressi duraturi nell’economia globale per un futuro prospero per