Presentata la relazione annuale 2020 del Consiglio di bilancio europeo

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Niels Thygesen, presidente dell’European Fiscal Board (EFB), l’organo della Commissione Europea che ha il compito di monitorare l’attuazione delle regole fiscali dell’Ue, ha presentato nei giorni scorsi la relazione annuale  per il 2020.

La relazione fornisce un’analisi della sorveglianza e del coordinamento della politica di bilancio nell’UE e mira a informare le parti interessate, principalmente la Commissione, al fine di rafforzare e migliorare il quadro di bilancio dell’UE. In particolare, la relazione offre una valutazione dell’attuazione del Patto di stabilità e crescita nel 2019 e un’analisi di lungo periodo dei possibili miglioramenti rispetto al quadro di bilancio dell’UE. Il Rapporto (in allegato con le slide di presentazione) presenta un focus sul nostro Paese (p.58) dove si evidenzia la mancata apertura della  “procedura sul debito nonostante l’evidente allontanamento dal percorso di aggiustamento dei conti pubblici”.

“Nel 2019, la crescita economica, sebbene meno veloce rispetto ai due anni precedenti, è apparsa in linea con le potenzialità – si legge nell’intervento del Presidente Thygesen – la disoccupazione media dell’UE si era abbassata al 7%, i disavanzi pubblici, sebbene in lieve aumento rispetto all’anno precedente, erano diminuiti tornando ai livelli osservati nel 2007, il rapporto debito/PIL negli Stati membri più fortemente indebitati ha continuato a ridursi. E per la prima volta in quasi due decenni, nessun paese dell’UE è stato oggetto di richiesta di correzione del bilancio nella procedura del Patto di stabilità e di crescita. Tuttavia, l’analisi condotta identifica una serie di elementi critici nell’attuazione delle regole fiscali dell’Unione europea. L’elevato numero di deviazioni significative sotto il braccio preventivo del Patto ha confermato un trend secondo cui molti paesi, piuttosto che compiere progressi verso il loro obiettivo di bilancio nel medio termine, hanno utilizzato le condizioni favorevoli per allentare la propria posizione fiscale, anche nei loro piani, purtroppo non per sostenere i propri investimenti”.

“A nove mesi di distanza – scrive il Presidente – le condizioni di contesto sono radicalmente cambiate. La profonda recessione dovuta alla crisi determinata dalla pandemia da Covid-19 e le misure di blocco delle attività adottate per contenere la diffusione del virus, hanno costretto gli Stati ad affrontare un enorme sforzo economico. La Commissione e il Consiglio hanno saggiamente attivato la clausola di salvaguardia generale nelle norme fiscali; e sono state concordate una serie di iniziative comuni, che hanno toccato anche il meccanismo europeo di stabilità e la BEI. La Banca centrale europea ha contribuito notevolmente a mantenere la stabilità finanziaria degli Stati grazie a politiche espansive”.

Thygesen ha ricordato in proposito sia lo strumento SURE “messo in campo dalla Commissione per fornire prestiti a basso costo per finanziare misure temporanee di tutela dell’occupazione”, e il piano Next Generation EU destinato a “mitigare i grandi shock esogeni e a sostenere le spese sostenute da ciascun governo per promuovere la crescita” e la ripresa.

“La sfida per il 2021 è sostenere la ripresa, cercando un nuovo equilibrio tra l’Unione europea e gli elementi nazionali nelle regole di bilancio e governance dell’UE. Le incertezze per il 2021 e la forte perdita nella produzione dell’Ue rispetto al 2019, giustificano pienamente la flessibilità della clausola di salvaguardia generale. Un accordo sul meccanismo di disattivazione della clausola dovrebbe idealmente essere raggiunto entro la primavera del 2021”.

L’aumento del debito pubblico legato alla crisi pandemica richiede, quindi, per l’FBE “percorsi di aggiustamento specifici per Paese, una volta che la clausola generale di salvaguardia sarà disattivata, inoltre il quadro normativo a livello dell’Ue andrebbe ricostruito su parametri più semplici e facilmente osservabili”.

Per quanto riguarda il “ripensamento delle regole fiscali dell’Ue”, nel report 2020 l’FBE propone due possibili aree di intervento per la Commissione: modificare il target del debito a seconda degli Stati membri e della loro posizione di partenza (ma questo implicherebbe una modifica dei trattati dell’Unione), oppure adattare la velocità del processo di riduzione del debito, per non compromettere la ripresa economica del singolo paese membro.

La crisi provocata dalla pandemia di Covid-19 ha infatti evidenziato come “alcuni capitoli della spesa pubblica essenziali per sostenere la crescita, come gli investimenti, siano declinati nel tempo, specialmente nei periodi di consolidamento di bilancio”.

Alcuni dati

Nel 2019 l’insieme della spesa pubblica dell’Unione europea è risultata superiore del 2,4% rispetto a quanto previsto nel Patto di stabilità e di crescita della primavera 2018. Gli slittamenti più consistenti si sono verificati in paesi con fiscalità limitata: paesi che avevano un debito elevato, che non hanno raggiunto il loro obiettivo di bilancio a medio termine o non compensando gli scostamenti con i maggiori ricavi. In alcuni casi, gli sforamenti di spesa e i ricavi sono stati inferiori alle attese, in parte a causa di  riduzioni fiscali discrezionali. Di contro, se il livello di spesa pubblica in tutti i paesi fosse stato in linea con i piani dei governi, il deficit di bilancio sarebbe quasi svanito nell’area ‘euro e si sarebbe ridotto sostanzialmente nellintera Ue . Sebbene gli investimenti siano aumentati come quota del PIL, l’aumento è stato sufficiente solo per la copertura del deprezzamento del capitale, mantenendo così lo stock di capitale esistente sostanzialmente invariato.

 

L’Italia

Ne Rapporto si descrive il quadro fiscale nazionale dell’Italia come incentrato sul principio del pareggio di bilancio che garantisce la coerenza degli obiettivi di bilancio nazionale con la legislazione dell’Unione europea. L’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb) ha svolto il suo ruolo di valutazione delle previsioni macroeconomiche e di controllo fiscale sia durante che dopo il 2018. Rispetto al documento programmatico di bilancio 2019 (DPB) presentato dal governo italiano, l’Upb aveva messo in guardia sulle previsioni troppo ottimistiche a livello macroeconomico e non conformi alle regole fiscali, ma questo non è stato sufficiente a convincere il Governo di adottare misure correttive. Tuttavia, una ”valutazione positiva reputazionale” ha favorito l’annuncio di piani fiscali non conformi con le regole fiscali dell’UE da parte dello stesso Governo.