Cresce poco il numero dei Commercialisti, diminuito in dodici anni il loro reddito, pochi i giovani che intraprendono la professione, molte le differenze geografiche, è quanto emerge del rapporto 2020 del Consiglio e della Fondazione Nazionale professioni.
Commercialisti in frenata.
Secondo il Rapporto 2020 sulla professione, del Consiglio e della Fondazione Nazionale della categoria, continua il rallentamento del tasso di crescita nazionale degli iscritti che passa da +0,3% del 2018 al +0,1% del 2019. Per la prima volta, si registra una flessione degli iscritti nella sezione A dell’Albo pari a -0,1%. In particolare, gli Ordini del Nord fanno registrare in media una crescita dello 0,6% contro una decrescita al Sud dello 0,5%, mentre il Centro cresce di uno 0,2%.
Lo studio fotografa anche i redditi: quello medio nel 2019 sale a 60.962 euro facendo registrare una crescita del 2,6%, la più alta dalla crisi del 2008. Il reddito mediano cresce del 3%, portandosi a 34.469 euro pari al 56,5% di quello medio. In linea con quanto accaduto nel 2018, il reddito medio cresce più a Sud (+5%) che a Nord (+2%), mentre il reddito mediano cresce più al Centro (+1,7%) e al Nord (+1,1%) che al Sud (+0,9%).
Nel corso del 2019, gli iscritti all’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili sono aumentati di 136 unità pari ad una crescita percentuale dello 0,1% sul 2018, il più basso tasso di crescita dal 2008. In dodici anni, gli iscritti all’Albo sono aumentati di 11.276 unità, +10,5% sul 2008. Nello stesso periodo, la popolazione italiana è aumentata dello 0,3%, mentre l’occupazione è aumentata dell’1,2% e le imprese attive sono diminuite del 3,4%. Ciò ha determinato un calo significativo del rapporto tra la popolazione e gli iscritti, passato in undici anni da 555 a 508 e del rapporto tra le imprese attive e gli iscritti che nello stesso periodo è passato da 50 a 43.
A livello geografico , prosegue il calo degli iscritti negli Ordini territoriali del Sud Italia che dopo il -0,2% del 2017 e il -0,0,3% del 2018 fanno registrare un -0,5%. Dopo il -0,1% del 2018, la Campania si riprende e fa registrare un +0,1%, mentre restano negative la Calabria (-0,4%) e la Puglia (-1%). E’ proseguita invece la crescita degli iscritti negli Ordini territoriali del Nord Italia, anche se a un ritmo leggermente inferiore a quello del 2018. Il rallentamento è dovuto esclusivamente agli Ordini del Nord-ovest (da +0,8% a +0,6%), mentre quelli del Nord-est fanno registrare un trend leggermente migliore (da +0,6% a +0,7%).
La presenza di donne negli Ordini territoriali dei Commercialisti è piuttosto variabile e tende ad essere più elevata negli Ordini del Nord. In particolare, nel Nord-est raggiunge il 36,4% con una punta del 41,3% in Emilia-Romagna. Nel Sud la quota di donne scende al 30,2% con il valore più basso in Campania (26,2%). Analogamente per i giovani, nel Nord si registrano livelli più elevati (16,7%) rispetto al Sud (11,8%). Da segnalare come la quota di donne continui ad aumentare di anno in anno (+0,3%), mentre quella dei giovani decresce significativamente (-4,2%).
Per il Presidente Nazionale della categoria, Massimo Miani: “ Oltre a scontare la pesante eredità della grande recessione che dal 2007 al 2013 si è abbattuta sul mondo delle professioni ci troviamo ad affrontare l’emergenza della pandemia da Covid-19 i cui effetti si protrarranno nel tempo. Se è vero che il rapporto di quest’anno segnala un incremento dei redditi della categoria, va ricordato che negli ultimi 12 anni il reddito professionale medio dei Commercialisti si è ridotto dell’11%, incidendo sul rallentamento del tasso di crescita cui vai sommato un nuovo preoccupante calo dei praticanti che oggi risultano essere in rapporto di uno a 10 con gli iscritti totali”.
“Anche per questo”, spiega Miani, “il Consiglio Nazionale, quest’anno, ha deciso di ridurre significativamente il contributo annuale degli iscritti under 36 portandolo da 65 a 30 euro. Per contrastare questa congiuntura bisogna ripensare profondamente il modello socio-economico e giuridico che regge le libere professioni dentro le quali quella di Commercialista è saldamente ancorata. Occorre ripartire dal principio di sussidiarietà e declinarlo nell’ambito di un modello pienamente sostenibile. Non è possibile continuare ad ignorare la natura pubblicistica degli Ordini professionali e la funzione sociale svolta dai liberi professionisti che hanno nell’abilitazione il marchio di garanti della fede pubblica, quell’indispensabile ingrediente immateriale che permette ai sistemi economici di funzionare regolarmente. Si tratta di un patrimonio economico e sociale di inestimabile valore, apprezzato dalla clientela, soprattutto imprese e famiglie, che continua a riporre enorme fiducia nel rapporto con il professionista, ma che viene sistematicamente ignorato dalla politica e dai governi. Un patrimonio ed un valore che l’Italia non può permettersi di perdere, ma che, anzi, potrebbe essere enormemente rivalutato anche per risolvere l’endemico problema della burocrazia che continua a frenare lo sviluppo del paese. La nostra è una professione cruciale per il sistema paese. I Commercialisti italiani, 118.775 iscritti a inizio 2020, assistono quotidianamente 4,5 milioni tra imprese, professionisti ed enti, tra cui quasi un milione di società di capitali che fatturano circa 2.600 miliardi di euro”.