“Una nuova protezione per le donne avvocato”

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“C’è ancora molto da fare, soprattutto sul fronte dei carichi familiari e di lavoro da conciliare, perciò  stiamo studiando, proprio in questi giorni, ad una convenzione che possa aiutare gli avvocati donna ad affrontare meglio le spese mediche sin dalla fase della pre-natalità” a dichiararlo il Presidente di Cassa Forense, Nunzio Luciano, durante la presentazione della ricerca Censis sull’avvocatura italiana e, in concomitanza, del terzo Bilancio sociale.

D’altronde, dallo studio emerge che le donne avvocato sono più numerose degli uomini ….  ma non è l’unico dato sul quale la ricerca si è soffermata. La situazione professionale per quasi il 37% degli intervistati è critica e c’è grande incertezza per il futuro.

Apprezzata l’assistenza erogata da Cassa Forense, specie i contributi ai canoni di locazione, la convenzione per l’accesso al credito e la polizza sanitaria con copertura Covid-19.

“Il V Rapporto Censis ci segnala il clima di incertezza professionale nel quale vivono gli avvocati, per le difficoltà causate dalla pandemia e per i noti problemi che affliggono il nostro Paese – ha sottolineato il Presidente Luciano – . Cassa Forense sta facendo la sua parte per dare sostegno all’avvocatura con le misure assistenziali straordinarie, la temporanea abrogazione del contributo minimo integrativo per gli anni 2018-2022 e con il progetto di riforma del sistema previdenziale forense, al quale stiamo lavorando”.

“Nel terzo Bilancio sociale di Cassa Forense presentato questa mattina abbiamo raccontato anche il nostro impegno anche per il Paese – ha spiegato Luciano – la nostra attenzione agli investimenti finanziari sostenibili: riteniamo prioritario dare supporto alla trasformazione green, alla digitalizzazione, alle riforme istituzionali delle quali l’Italia ha davvero bisogno. Ci anima la convinzione che le casse previdenziali unite nell’Adepp possano avere un ruolo fondamentale a vantaggio di tutti i liberi professionisti: sinergia tra le casse italiane e collaborazione con quelle europee per lavorare meglio, insieme.”

Alcuni dati

Per il 36,9% degli intervistati la propria condizione lavorativa tra due anni (2021-2022) sarà peggiorata. In molti (61,5%) hanno ricevuto il reddito di ultima istanza – il cd. bonus Covid – previsto dal Governo per i mesi di marzo e aprile 2020 e per il 54,7% la somma ricevuta è stata inadeguata, ma comunque necessaria per proseguire l’attività professionale.

Nel Rapporto troviamo anche le impressioni degli italiani sulle restrizioni per il Covid-19 e sulla Giustizia: sofferte le limitazioni imposte alla libertà durante la pandemia, soprattutto quelle alle cure sanitarie: per 29,9% sono servite a tutelare la salute della popolazione, mentre l’31,8% pensa che abbiano prodotto risultati solo parzialmente positivi; l’8,6% degli intervistati le ritiene inutili.

Gli italiani pensano che, per la ripresa economica, si debba intervenire mediante la riforma della Giustizia ma anche con interventi su lavoro, salute e scuola (35% e 33,2% del campione).

La professione di avvocato conserva il suo appeal: il 53,3% degli intervistati pensa che avrà spazio in futuro specie in settori di forte espansione come privacy e commercio on-line.