Il Pil italiano cresce ma “le prospettive per i prossimi mesi sono caratterizzate da elevati rischi al ribasso quali ulteriori incrementi nel sistema dei prezzi, una flessione del commercio internazionale e l’aumento dei tassi di interess. Anche le aspettative di famiglie e imprese potrebbero subire un significativo peggioramento” questa la sintesi contenuta nell’ultimo report Istat sull’economia italiana e i trend futuri.
Niente di buono quindi sotto il sole ma daltronde la pandemia prima e la guerra in Ucraina dopo non potevano che produrre un impatto negativo sulla crescita del nostro Paese.
Le indagini sulla fiducia confermano l’eterogeneità tra la reazione di famiglie e imprese all’impatto della guerra. “L’indice di fiducia dei consumatori ha segnato una caduta tra marzo e aprile, condizionata dal peggioramento dei giudizi sul clima corrente e futuro, a cui è seguita a maggio una contenuta ripresa. L’andamento della fiducia delle imprese, la cui flessione è stata più moderata rispetto a quella dei consumatori, mostra significative differenze tra le attività. A maggio, nel settore delle costruzioni la fiducia è rimasta su livelli massimi mentre è diminuita quella delle imprese manifatturiere, evidenziando un ulteriore peggioramento dei giudizi sugli ordini, ed è tornata ad aumentare la fiducia nel settore dei servizi, prevalentemente tra le imprese del turismo e dei servizi di informazione e comunicazione”.
E se da una parte il Prodotoo interno lordo continuerà a crescere sia nel 2022 (+2,8%) sia nel 2023 (+1,9%), seppur in rallentamento rispetto al 2021, questo “sarà determinato prevalentemente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (rispettivamente +3,2 e +1,9 punti percentuali) mentre la domanda estera netta fornirebbe un apporto negativo nel 2022 (-0,4 punti percentuali) a cui seguirebbe un contributo nullo nel 2023. Le scorte fornirebbero un contributo nullo in entrambi gli anni”.
“Si prevede che la crescita dei prezzi dei beni energetici contribuisca a un deciso aumento del deflatore della spesa delle famiglie residenti nell’anno corrente (+5,8%) – si legge ancora nel report – i cui effetti dovrebbero attenuarsi nel 2023 (+2,6%)”.