Rapporto annuale. Un terzo dei pensionati Inps sotto i mille euro

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E’ stato presentato alla Camera dei deputati il XXI Rapporto annuale Inps.

“Il 2021 – si legge nella relazione del Presidente Pasquale Tridico – ci ha accompagnato verso quella che auspichiamo essere la conclusione del periodo emergenziale indotto dalla pandemia. Vari sono gli elementi di novità che hanno caratterizzato questa crisi, tra i quali è utile richiamarne almeno due. Il primo è che si è trattato di uno shock negativo, inatteso e generalizzato. A differenza di altre crisi, ci siamo trovati esposti a rischi che non erano facili da quantificare, per i quali le risposte sia sul piano sanitario sia su quello economico non erano scontate”.

“Il secondo elemento – continua il Presidente Inps – è che, in questo contesto emergenziale, l’intervento dello Stato ha dimostrato tutta la sua importanza nella distribuzione del rischio, nella difesa della coesione sociale e nella protezione dei più deboli. Due sono stati i principi di fondo: il principio universalistico, secondo il quale tutte le diverse categorie di cittadini dovevano ricevere sostegno dallo Stato, e il principio della tempestività, secondo il quale la risposta andava attivata in tempi brevissimi e modalità semplificate”.

“Per INPS, questo periodo ha cambiato radicalmente la prospettiva e le modalità di lavoro. Da puro Ente previdenziale ha completato la sua trasformazione in Agenzia del Welfare nazionale. Lo ha fatto principalmente grazie alla propria capillarità territoriale, alle capacità professionali e alla infrastruttura informatica. Nel biennio 2020-21 l’Istituto ha garantito l’erogazione di prestazioni Covid aggiuntive a 15,7 milioni  di individui per una spesa complessiva di circa 60 miliardi di euro, insieme a prestazioni “ordinarie” per 42 milioni di utenti”.

“Le misure intraprese dal Governo per il sostegno dei redditi a fronte dell’aumento dell’inflazione sembrano andare nella giusta direzione di non innescare una spirale inflazionistica, intervenendo a sostegno dei redditi, soprattutto quelli medio-bassi – ha detto Tridico durante la presentazione del Rapporto annuale – In questo contesto, si esplica nuovamente l’impegno dell’Istituto, in relazione ai bonus sociali e all’indennità di 200 euro erogata con il Decreto Aiuti, facendosi tramite verso ben 31 milioni di utenti tra lavoratori, pensionati, disoccupati. La maggioranza delle indennità è erogata d’ufficio dall’Istituto”.

Ma bonus e sostegni governativi a parte, quello che serve per il Ministro del lavoro Andrea Orlando è il rinnovo di Opzione donna e Ape sociale.

“Sulle pensioni è partita una fase di confronto con le parti sociali. A fine anno, con la scadenza di misure come Opzione donna e l’Ape sociale, si renderà necessario procedere al loro rinnovo perché hanno ottenuto buoni risultati – ha detto Orlando durante la presentazione del Rapporto sottolineando che Il Governo dovrà “anche ampliare e dare criteri di strutturalità alla platea dei lavori gravosi, per l’accesso a meccanismi di anticipo rispetto all’attuale quadro normativo. Rimane aperto il cantiere per il superamento delle misure temporanee di flessibilità in uscita”.

Dovrà, inoltre, essere affrontato anche il tema della riduzione dell’orario come possibile modalità di uscita dal mercato del lavoro. “Rimane aperto il cantiere – ha detto il Ministro – per il superamento delle misure temporanee di flessibilità in uscita (le varie quote 100, 102, ecc.) e per la definizione di una misura generalizzata e strutturale di flessibilità a regime. Quest’ultimo fronte interseca anche il tema della riduzione dell’orario di lavoro e della possibilità di un accompagnamento all’uscita dal mercato del lavoro che, senza anticipare l’età della quiescenza, possa operare invece sul versante della diminuzione delle ore come strumento di flessibilità e anche di ricambio generazionale”.

Un terzo dei pensionati percepisce meno di mille euro al mese

Nel 2021 i pensionati con redditi da pensione inferiori a 1.000 euro al mese erano il 32% del totale, pari a circa 5 milioni 120mila persone.

La percentuale di pensionati con reddito inferiore a 12.000 euro è però pari a 40% se si considerano solo gli importi delle prestazioni al lordo dell’imposta personale sul reddito.

Secondo il rapporto Inps, inoltre, con 30 anni di contributi versati e un salario di 9 euro lordi l’ora, un lavoratore potrebbe avere una pensione a 65 anni di circa 750 euro.

Il futuro previdenziale della generazione X (i nati tra il 1965 e il 1980)

I più giovani dovranno lavorare in media tre anni in più rispetto ai più anziani. “Se il soggetto percepisse 9 euro l’ora per tutta la vita attiva, si stima che l’importo di pensione – si legge – si aggiri sui 750 euro mensili (a prezzi correnti), un valore superiore al trattamento minimo, pari a 524 euro al mese per il 2022.

Donne, meno pensionate e con assegno minore

pensionati a fine dicembre 2021 erano 16 milioni per un importo lordo complessivo di quasi 312 miliardi (+1,55% sul 2020). Sebbene le donne siano il 52% del totale (8,3 milioni a fronte di 7,7 milioni di uomini), percepiscono solo il 44% dei redditi pensionistici ovvero 137 miliardi di euro contro i 175 miliardi dei maschi. L’importo medio mensile dei redditi percepiti dagli uomini  “è superiore a quello delle donne del 37%”. Se in media i pensionati percepiscono 1.620 euro al mese le donne hanno 1.374 euro, oltre 500 in meno degli uomini (1.884).

Spesa per le pensioni e inflazione

L’aumento dell’inflazione nel 2022 con una crescita dei prezzi che a fine anno potrebbe assestarsi sull’8% potrebbe pesare sulla spesa per pensioni dell’Inps nel 2023 per 24 miliardi. Sulla base dei dati al primo gennaio 2020 (quindi senza calcolare lo shock della pandemia e della guerra) il disavanzo patrimoniale dell’Istituto potrebbe arrivare a 92 miliardi nel 2029.

“Non esiste un problema di sostenibilità – hanno spiegato i tecnici dell’Inps- ma c’è un warning. Ci vuole crescita economica e produttività per un sistema in equilibrio”.