Ci vorranno altri 132 anni per colmare il divario di genere a livello globale. A sostenerlo il “Global Gender Gap Report 2022” del World Economic Forum che lancia l’allarme “Con l’aggravarsi delle crisi, i risultati della forza lavoro femminile stanno soffrendo e il rischio di regressione della parità di genere globale si intensifica ulteriormente”.
Quest’anno, il Global Gender Gap Index ha messo a confronto 146 paesi, fornendo una base per una solida analisi cross-country con l’obiettivo non solo di “misurare” i gap di genere attuali, ma di individuare le politiche più efficaci per colmarli.
Nel nostro paese, pur essendo migliorato il punteggio globale rispetto al 2021, saranno necessari 151 anni per eliminare il gap globale relativo alla partecipazione economica di uomini e donne. L’Italia, infatti, si posiziona al 63° posto globale, subito dopo Uganda e Zambia e appena prima della Tanzania. Anche per quanto riguarda la partecipazione economica, che comprende tasso di partecipazione al mondo del lavoro, divario retributivo di genere, reddito da lavoro stimato, presenza delle donne tra funzionari, legislatori, alti dirigenti e professioni ad alta specializzazione, il nostro Paese passa dalla 114ma alla 110ma posizione, con un miglioramento di appena 0,003 punti rispetto all’anno precedente.
Dati e evidenze
Nei 146 paesi messi a confronto, come visto in precedente, il divario di genere in materia di salute e sopravvivenza si è colmato del 95,8%, il livello di istruzione del 94,4%, la partecipazione economica e le opportunità del 60,3% e l’empowerment politico del 22%.Sebbene nessun paese abbia ancora raggiunto la piena parità di genere, le prime 10 economie che hanno colmato almeno l’80% dei loro divari di genere sono rappresentate significativamente dal continente europeo con le prime cinque posizioni. L’Islanda (90,8%) e gli altri paesi scandinavi come Finlandia (86%, 2°), Norvegia (84,5%, 3°) e Svezia (82,2%, 5°) insieme ad altri paesi europei come l’Irlanda (80,4%) e la Germania (80,1%) rispettivamente in 9° e 10° posizione. Anche i paesi dell’Africa sub-sahariana Ruanda (81,1%, 6°) e Namibia (80,7%, 8°), insieme a un paese dell’America Latina, Nicaragua (81%, 7°), e un paese dell’Asia orientale e del Pacifico, la Nuova Zelanda (84,1%, 4°), occupano posizioni nella top 10. Nicaragua e Germania sono i nuovi entranti nella
top 10 nel 2022, mentre Lituania (79,9%,11°) e Svizzera (79,5%, 13°) abbandonano quest’anno l’alta classifica.
Sulla base dell’evoluzione dei punteggi medi globali per ciascun sottoindice nelle ultime 16 edizioni per il campione costante di 102 paesi, agli attuali tassi di progresso, ci vorranno 155 anni per colmare il divario di genere di empowerment politico, 151 anni per il divario di genere di partecipazione economica e opportunità, e 22 anni per il divario di genere del livello di istruzione. Ad oggi è ancora impossibile stabilire quanto anni ci vorranno per colmare il divario di genere tra salute e sopravvivenza.
Risultati regionali e tempistiche per il conseguimento della effettiva parità di genere
Il Nord America guida tutte le regioni, avendo colmato il 76,9% del suo divario di genere. È seguita da vicino dall’Europa, con il 76,6%. Al terzo posto c’è l’America Latina e i Caraibi, che hanno colmato il 72,6% del loro divario di genere. L’Asia centrale, insieme all’Asia orientale e al Pacifico, sono verso la metà, rispettivamente al 69,1% e al 69%, progredendo verso la parità. Al sesto posto, l’Africa sub-sahariana si attesta al 67,8%. Più in basso nella classifica e dietro di oltre quattro punti percentuali dietro l’Africa sub-sahariana, c’è il Medio Oriente e il Nord Africa, che ha chiuso il 63,4% del suo divario di genere. Infine, l’Asia meridionale registra la performance più bassa, avendo chiuso il 62,4% del suo divario di genere nel 2022.
Il Nord America è la regione più avanzata in termini di riduzione del divario di genere. Il punteggio medio è del 76,9%, il che riduce il numero di anni necessari per colmare il divario da 62 a 59 anni. I miglioramenti sono dovuti a un leggero aumento rispetto allo scorso anno del punteggio del divario di genere degli Stati Uniti d’America e a un punteggio stabile in Canada. L’Europa ha il secondo più alto livello di parità di genere, attualmente al 76,6%. Sulla base dell’insieme costante di 102 paesi analizzati dal 2006, la regione ha un’attesa di 60 anni per colmare il divario. All’Islanda, Finlandia e Norvegia va la maglia rosa. L’America Latina e i Caraibi sono al terzo posto di tutte le regioni, dopo il Nord America e l’Europa. La regione ha colmato il 72,6% del suo divario di genere. Sulla base dell’attuale ritmo di progresso, l’America Latina e i Caraibi colmeranno il divario in 67 anni. Tuttavia, all’interno della regione, solo sei dei 22 paesi indicizzati in questa edizione hanno migliorato il loro punteggio di divario di genere di almeno un punto percentuale rispetto allo scorso anno. In Asia centrale, i progressi complessivi nel colmare il divario di genere sono invariati rispetto alla scorsa edizione, al 69,1%. A questo ritmo, ci vorranno 152 anni per colmare il divario di genere regionale. E’ tuttavia da segnalare come nel 2022, l’Asia centrale abbia riportato il quarto punteggio regionale più alto delle otto regioni, subito dopo Il Nord America, l’Europa, l’America Latina e i Caraibi.
L’Asia orientale e il Pacifico hanno chiuso il 69% del loro divario di genere, aumentando marginalmente le prestazioni regionali nell’edizione 2021, con 13 dei 19 paesi che hanno migliorato il loro punteggio. A questo ritmo, la regione avrà bisogno di 168 anni per
colmare il divario di genere. Tuttavia, all’interno della regione, ci sono importanti differenze nei progressi dei paesi.
Divari di genere nella forza lavoro: una crisi emergente
I divari di genere nella forza lavoro sono guidati e influenzati da molti fattori, tra cui barriere strutturali di lunga data, trasformazione socioeconomica e tecnologica, nonché shock economici. Sempre più donne sono state attratte nel lavoro retribuito e, sempre
più in posizioni di leadership, ma a livello globale le aspettative della società, le politiche dei datori di lavoro, la normativa e la disponibilità di cure continuano a svolgere un ruolo importante nella scelta dei percorsi educativi e delle traiettorie di carriera. Il decennio di austerità che ha seguito la crisi finanziaria globale del 2008 ha limitato i settori che forniscono il nucleo delle infrastrutture sociali, influenzando i risultati per le famiglie e i caregiver – prevalentemente donne – durante la pandemia.
I conflitti geopolitici e i cambiamenti climatici hanno entrambi un forte impatto sulle donne. Inoltre, è probabile che il previsto approfondimento dell’attuale crisi del costo della vita abbia un impatto più grave sulle donne rispetto agli uomini, poiché le donne continuano a guadagnare meno e sono più spesso sono a capo di nuclei monoparentali.
Divari di genere nella ripresa del mercato del lavoro: un’analisi delle serie temporali della parità di genere nella partecipazione alla forza lavoro per un campione costante di 102 paesi inclusi nel Global Gender Gap Index mostra che la parità di genere globale per la partecipazione alla forza lavoro è in lento declino dal 2009. Tuttavia, la tendenza è stata esacerbata nel 2020, quando i punteggi di parità di genere sono diminuiti precipitosamente in due edizioni consecutive. Di conseguenza, nel 2022, la parità di genere nella forza lavoro si attesta al 62,9%, il livello più basso registrato in sedici anni. Tra i lavoratori che sono rimasti nella forza lavoro, i tassi di disoccupazione sono aumentati e sono rimasti costantemente più alti per le donne.
Divari di genere nel lavoro di assistenza: l’impatto sproporzionatamente negativo sulla mercato del lavoro della pandemia può essere spiegato in parte attraverso la composizione settoriale dello shock e in parte attraverso la quantità di lavoro di assistenza che è caduta sulle donne quando le strutture di assistenza all’infanzia e le scuole sono state chiuse – un modello di responsabilità di assistenza che era già pronunciato prima della pandemia. Sulla base di un’analisi dei dati del 2019 provenienti da 33 paesi, che rappresentano il 54% della popolazione globale in età lavorativa, la quota di tempo trascorso dagli uomini nel lavoro non retribuito in proporzione spesa nel lavoro totale è stata del 19%, mentre per le donne è stata del 55%. Con l’aumento dei costi dell’assistenza all’infanzia, vi è un alto rischio che una domanda asimmetrica di fornire lavoro di assistenza non retribuito continui a essere imposta alle donne.
Divari di genere nella leadership per settore: la quota di donne assunte in ruoli di leadership ha visto un costante aumento, dal 33,3% nel 2016 al 36,9% nel 2022. A complemento delle statistiche del Global Gender Gap Index, i dati ad alta frequenza di LinkedIn per 22 paesi forniscono un’istantanea della rappresentanza delle donne nella leadership nel 2022: solo determinati selezionati hanno livelli vicini alla parità di genere nella leadership, come le organizzazioni non governative e le associazioni (47%), l’istruzione (46%) e i servizi e il benessere personale (45%). All’altra estremità ci sono Energia (20%), Manifatturiero (19%) e Infrastrutture (16%). Mentre la quota di donne nella leadership è aumentata nel tempo ma in settori in cui le donne erano già altamente rappresentate.
Divari di genere nella rappresentanza politica: più donne nella leadership politica tendono a creare un potente effetto modello di ruolo e decisioni che rappresentano parti più ampie della popolazione. I dati del Global Gender Gap Index mostrano la progressione delle donne nella leadership nelle cariche pubbliche. Di tutti i capi di stato donne a livello globale, quelle che sono durate più a lungo nella posizione sono in Germania (16,1 anni), Islanda (16 anni), Repubblica Dominicana (14,9 anni) e Irlanda (14 anni). La quota media globale di ministre è quasi raddoppiata tra il 2006 e il 2022, passando dal 9,9% al 16,1%. Allo stesso modo, la quota media globale di parlamentari donne è passata dal 14,9% al 22,9%.
Divari di genere nell’accumulo di ricchezza: per le posizioni di alta managerialità, il divario di ricchezza di genere complessivo ammonta all’11%; per i ruoli di tipo professionale e tecnico, il divario di ricchezza di genere quasi triplica al 31%; e per i ruoli di esperto senior e di leadership si espande ulteriormente al 38%. La diseguaglianza nell’accesso e nel controllo sulle risorse e creazione di ricchezza – come banche, investimenti, eredità e proprietà – possono contribuire al divario finanziario. Secondo un’analisi condotta in collaborazione con WTW che esamina l’equità patrimoniale per 39 paesi, i fattori più salienti che contribuiscono a questa disuguaglianza di ricchezza basata sul genere sono i divari retributivi di genere, le traiettorie di progressione di carriera ineguali, i divari di genere nell’alfabetizzazione finanziaria e gli eventi della vita.
Divari di genere nell’apprendimento permanente e nella prioritizzazione delle competenze: le donne continuano ad essere sovra rappresentate nelle materie di laurea in Istruzione e Salute e Welfare rispetto agli uomini e sottorappresentate nei campi STEM. Il divario di genere è più diffuso in due campi. Tenendo conto dei laureati di tutti i settori, la percentuale di donne laureate in Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT) è dell’1,7%, rispetto all’8,2% degli uomini laureati. In Engineering and Manufacturing le stesse cifre sono del 24,6% per gli uomini e del 6,6% per le donne. I divari di genere sono sostanzialmente inferiori nelle iscrizioni online rispetto all’istruzione tradizionale. Nelle TIC, ad esempio, la parità di genere è aumentata nella formazione online tra il 2019 e il 2021.
Divari di genere nei livelli di stress: sulla base dei dati di Hologic, il rapporto rileva che tra il 2021 e il 2022, lo stress segnalato era superiore del 4% nelle donne rispetto agli uomini. Ciò si aggiunge a un crescente carico sanitario globale di disturbi mentali ed emotivi, che sta influenzando in modo sproporzionato la salute e il benessere delle donne.
Per leggere il rapporto completo Global Gender Gap Report 2022 | Forum Economico Mondiale (weforum.org)