Un Paese “anziano”
Gli over 65 anni oggi rappresentano il 23,5% della popolazione mentre quella nella fascia 15-64 anni il 63,6% e l’età media si è avvicinata al traguardo dei 46 anni.
Di fatto, la popolazione del Paese è già ben dentro una fase accentuata e prolungata di invecchiamento. Dalle prospettive future scaturisce un’amplificazione di tale processo, perlopiù governato dall’attuale articolazione per età della popolazione e, solo in parte minore, dai cambiamenti immaginati circa l’evoluzione della fecondità, della mortalità e delle dinamiche migratorie, in base a un rapporto di importanza, all’incirca, di due terzi e un terzo rispettivamente.
Entro il 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,9% del totale secondo lo scenario mediano, mentre l’intervallo di confidenza al 90% presenta un campo di variazione compreso tra un minimo del 33% a un massimo del 36,7%. Comunque vadano le cose, l’impatto sulle politiche di protezione sociale sarà importante, dovendo fronteggiare i fabbisogni di una quota crescente di anziani.
Quattro Comuni su cinque in calo demografico nel giro di dieci anni
Entro 10 anni andrà incontro a un calo demografico un numero crescente di Comuni, l’80% secondo lo scenario mediano, entro il 2031. Ciò si deve alla bassa fecondità, che colpisce uniformemente alla base la struttura per età delle popolazioni, ma anche a livelli migratori sfavorevoli per alcune realtà territoriali, laddove è più forte tanto l’emigrazione per l’estero quanto quella per l’interno.
A livello nazionale si valuta che tra il 2021 e il 2031 i Comuni delle zone rurali possano nel complesso registrare una riduzione della popolazione pari al 5,5%, passando da 10,1 a 9,5 milioni di residenti. In tali aree i Comuni con saldo negativo della popolazione sono l’86% del totale. La questione investe soprattutto le aree del Mezzogiorno, dove i Comuni delle zone rurali con bilancio negativo sono il 94% del totale e dove si riscontra una riduzione della popolazione pari all’8,8%.
Tra 20 anni oltre 10 milioni di persone sole
Il calo delle famiglie con nuclei deriva dalle conseguenze di lungo periodo delle dinamiche sociodemografiche in atto in Italia: l’invecchiamento della popolazione, con l’aumento della speranza di vita, genera infatti un maggior numero di persone sole; il prolungato calo della natalità incrementa le persone senza figli, mentre l’aumento dell’instabilità coniugale, in seguito al maggior numero di scioglimenti di legami di coppia, determina un numero crescente di individui e genitori soli.