Cassa Forense. Contributo integrativo minimo. I Ministeri impongono la riscossione

233

“Il diniego ministeriale lede l’autonomia dell’Ente, è inutilmente vessatorio nei confronti degli iscritti ed appare fondato su motivazioni non condivisibili”, così Cassa Forense commentando la decisione dei Ministeri Vigilanti di negare l’approvazione della delibera adottata dal Comitato dei Delegati in data 16 settembre 2022, concernente l’estensione al 2023 dell’esonero dal pagamento del contributo integrativo minimo, già sospeso nel periodo 2018/2022.

Così l’Ente presieduto da Valter Militi “dovrà porre in riscossione, con la rata del 30 settembre 2023, anche tale contributo, nella misura rivalutata di 770euro”.

“Il provvedimento, sul quale l’Ente riserva impugnazione, è giunto assolutamente inaspettato – fanno sapere dalla Cassa – tenuto conto che la delibera del Comitato era funzionale all’entrata in vigore, dal 2024, della riforma strutturale della Previdenza forense, già all’esame degli stessi Ministeri”.

Ed ancora

“Il costo contenuto dell’esonero, stimato in circa 25 milioni di euro, è assolutamente compatibile con gli equilibri finanziari di lungo periodo dell’Ente, mentre il richiamo agli “effetti negativi sui saldi di finanza pubblica”, contenuto nella nota Ministeriale, appare del tutto inconferente, stante il fatto che gli stessi Vigilanti avevano approvato l’analogo provvedimento per il quinquennio 2018/2022″.