Il declino demografico minaccia tutto il sistema universitario

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Parlare di declino demografico significa discutere dell’esistenza stessa di molte sedi didattiche oggi attive. Le preoccupazioni riguardano soprattutto i territori più fragili, come quelli del Mezzogiorno, in cui gli atenei dovrebbero essere fondamentali leve di sviluppo. Si pensi che le 15 sedi didattiche presenti nei territori che registreranno il declino demografico più severo entro il 2030 sono tutte situate nel Mezzogiorno, e 6 di queste avevano già meno di 100 studenti iscritti al 1° anno nell’a.a. 2021/22”, così Pier Giorgio Bianchi, CEO e Co-Founder di Talents Venture, presentando, nei giorni scorsi, lo studio che sottolinea come “Il declino demografico dei 18-21enni parte dal Mezzogiorno, ma gli effetti investiranno gli atenei da Sud a Nord”.

Una situazione che, per gli studiosi, pone rilevanti questioni di sostenibilità per il sistema universitario.

Quali. Uno scenario possibile lo sottolinea Carlo Valdes, Economista e Business Data Manager di Talents Venture che ha coordinato l’analisi .“Nei prossimi anni, le iniziative che atenei e policy-maker adotteranno per fronteggiare il declino demografico potranno essere distinte in due categorie. Da un lato, assisteremo a “operazioni di sistema”, cioè politiche volte ad aumentare il numero di persone potenzialmente interessate a entrare nel sistema universitario: si cercherà di far aumentare il numero di diplomati che dalle scuole superiori si iscrive all’università,  far aumentare il numero di stranieri immatricolati e far iscrivere all’università studenti-lavoratori. Dall’altro, assisteremo a “operazioni territoriali” che genereranno una maggiore competizione tra gli attori del sistema universitario. In altre parole, aumenteranno gli sforzi di atenei e territori per  aumentare la propria capacità di trattenere gli studenti nei territori di residenza e per aumentare la propria capacità di attrarre studenti da altri territori del Paese”.

I dati parlano da soli

Nell’anno 21/22, il 18% dei corsi di laurea aveva 20 iscritti o meno al primo anno, con una concentrazione dei corsi a numerosità ridotta nel Mezzogiorno.

Il gettito relativo a corsi di laurea registrasse una contrazione pari a quella della popolazione di 18-21 anni, le minori entrate nel 2040 rispetto al 2020 potrebbero ammontare a oltre 600 milioni (un valore prossimo a quello che oggi realizzano i 7 atenei statali con il gettito maggiore dai corsi di laurea).

I risultati principali

Il Report “Università e Demografia. La sfida di lungo periodo degli atenei italiani” è la prima pubblicazione del 2023 relativa alla banca dati Discovery di Talents Venture. I risultati principali mostrano* che:

  1. Il declino nel Mezzogiorno. Nelle regioni del Mezzogiorno la popolazione di 18-21 anni è in riduzione da tempo, e la diminuzione proseguirà nei prossimi anni fino a toccare le 414mila unità del 2040 (era di 703mila unità nel 2010). Per regioni come la Sardegna, la Basilicata e la Puglia è prevista una riduzione della popolazione nel 2040 (rispetto al 2023) rispettivamente del 34%, del 33% e del 32%.
  2. Il “ritardo” del Centro-Nord. Quasi tutte le regioni del Centro-Nord potranno ancora assistere, fino al 2030, a un lieve aumento della popolazione di 18-21 anni. In queste regioni il declino si concentrerà nel decennio successivo, tra il 2030 e il 2040. Nel 2040, le regioni del Centro-Nord che avranno sofferto maggiormente il declino demografico di questa fascia di popolazione saranno la Valle d’Aosta (-27% rispetto al 2023), le Marche (-25%) e l’Umbria (-24%).
  3. Effetto diretto sugli atenei. Il declino descritto è sostanzialmente irreversibile: i giovani che nel 2040 avranno tra i 18 e i 21 anni sono nati tra il 2019 e il 2022. Questo declino potrebbe tradursi direttamente in una diminuzione di domanda formativa per gli atenei: a oggi, infatti, i giovani tra i 18 e i 21 anni costituiscono circa il 90% degli immatricolati degli atenei italiani.
  4. Molti corsi a rischio. Il declino atteso mette in discussione la sostenibilità di molti corsi di laurea. Occorre notare che, nell’a.a. 2021/22, il 18% dei corsi di laurea italiani aveva 20 iscritti o meno (una percentuale che sale al 24% se si considerano i soli corsi di laurea magistrali).
  5. Gli atenei nel Mezzogiorno. Gli atenei più esposti al declino demografico nei prossimi anni saranno quelli le cui sedi didattiche sono situate nel Mezzogiorno. Gli atenei che potrebbero vedere ridursi maggiormente in termini percentuali gli immatricolati “in sede” (cioè senza considerare i “fuori sede”, che arrivano nelle sedi didattiche da altre province) sono Enna KORE, Basilicata, Foggia, Sannio e Federico II. Questi atenei potrebbero assistere a una riduzione degli immatricolati “in sede” nelle proprie sedi didattiche tra il 15% e il 24% entro il 2030 rispetto all’a.a. 2021/22.
  6. Un problema del Centro-Nord, già da oggi. La riduzione demografica del Mezzogiorno riguarderà direttamente anche i grandi atenei del Centro-Nord, che dalle regioni del Sud e dalle Isole attraggono molti fuori sede. L’università La Sapienza, per esempio, potrebbe registrare riduzioni degli immatricolati fuori sede provenienti da altre regioni al 2030 del 6% rispetto ai valori dell’a.a. 2021/22, a causa della diminuzione della popolazione di 18-21enni che in questi anni riguarderà Sicilia, Puglia, Campania, Calabria e Basilicata.
  7. Orizzonte 2040. Nel 2040, tutti i 10 grandi atenei che oggi attraggono il maggior numero di immatricolati da altre regioni (Bologna, La Sapienza, Ferrara, Politecnico di Milano, Milano Cattolica, Perugia, Padova, Parma, Torino Politecnico e Trento) potrebbero registrare contrazioni nelle immatricolazioni di fuori sede da altre regioni superiori al 20%.

Conclusioni

I risultati mostrati evidenziano:

  • la necessità di un coordinamento a livello nazionale, che accompagni gli atenei nelle sfide legate ai trend demografici, eviti l’ingenerarsi di squilibri non governati interni al sistema universitario ed assicuri un’allocazione efficiente delle risorse finanziarie destinate ad investimenti (su tutte quelle del PNRR destinate allo student housing).
  • la necessità di iniziative specifiche a livello di singoli atenei e territorivolte all’analisi dei trend demografici in atto presso i propri “bacini” di riferimento e al rafforzamento della sostenibilità della propria offerta formativa.