3 Euro a pezzo? Mai più. L’Equo Compenso è legge

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Mai più giornalisti free lance pagati 3 euro per ogni articolo pubblicato o incarichi gratuiti perchè lavorare in una Pubblica Amministrazione “fa curriculum”. Da mercoledì scorso l’equo compenso è legge.

Le dichiarazioni

“Ci sono mestieri, come quello del giornalista – ha sottolineato Paolo Emilio Russo, deputato e capogruppo di Forza Italia in Commissione Affari Costituzionali – mortificati negli ultimi anni dalla concorrenza selvaggia, al ribasso, che ha penalizzato non soltanto gli operatori e ingessato il mercato, ma, ha diminuito la qualità dell’informazione. Per questa ragione è estremamente positivo che la proposta di legge sull’equo compenso per i professionisti appena approvata dalla Camera dei deputati riconosca anche i giornalisti tra i lavoratori che forniscono prestazioni d’opera intellettuale che hanno diritto ad una remunerazione equa, adeguata ‘alla qualità e alla quantità del lavoro svolto’. Il testo approvato oggi sancisce questo principio per chi lavora in aziende – editoriali e non- con più di 50 dipendenti. Il lavoro autonomo, in tutti i settori, non può e non deve essere una giungla: la norma approvata dal Parlamento va nella direzione giusta”.

Il Ministro del Lavoro Marina Calderone ha parlato di “una norma di civiltà”, annunciando che “a breve riprenderanno gli incontri del tavolo sugli autonomi nel quale si potranno esaminare e proporre ulteriori interventi sul testo normativo”.

Per il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, “Un mercato in cui esistono scappatoie per non riconoscere il pieno valore economico di una prestazione professionale  è un mercato iniquo e squilibrato. Era dunque doveroso intervenire con uno strumento normativo che mettesse ordine nella giungla dei patti leonini e dello sbilanciamento a favore dei grandi committenti, garantendo in particolare i professionisti più giovani”.

“Grandissima soddisfazione della giovane Avvocatura per l’approvazione all’unanimità da parte del Parlamento della legge a prima firma del presidente del Consiglio Giorgia Meloni sull’equo compenso. “Una legge che ridà dignità al lavoro dei professionisti che da Pierluigi Bersani e Mario Monti in poi erano stati costretti a indecorose gare al ribasso e a svilire la loro attività professionale”. Così in una nota il presidente dell’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga) Francesco Paolo Perchinunno”.

“Esprimiamo il nostro pieno consenso – si legge nella ntoa diramata dal  Consiglio Nazionale dei Commercialisti – su una disciplina che si pone l’obiettivo di tutelare finalmente il diritto del professionista a ricevere un compenso equo nei rapporti contrattuali che lo riguardano, specie nei casi in cui la controparte è in una posizione dominante. Il principio secondo il quale ad ogni prestazione professionale debba corrispondere un compenso commisurato alla prestazione svolta è alla base di un processo di pieno riconoscimento della dignità dei lavoratori autonomi.   Però, come tutti i testi  anche questo è perfettibile, e il nostro auspicio resta quello che le tutele in esso contenute possano essere in futuro ulteriormente estese. Ma questa legge rappresenta comunque un punto di partenza estremamente importante”.

Per il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI): si tratta di unindiscutibile passo avanti che non solo restituisce dignità al professionista valorizzandone il ruolo sociale, economico ed istituzionale, ma, soprattutto, difende il diritto dei cittadini a ricevere servizi di qualità”

La norma

Il via libera, e quasi all’unanimità, è arrivato definitivamente dall’aula di Montecitorio al terzo passaggio. Al Senato, infatti, era stata apportata una modifica , da qui la necessità che il testo ripassasse per la Camera.

La modifica, che concerne la correzione di un richiamo al codice di procedura civile contenuto all’articolo 7 del testo (che prevede la possibilità che il parere di congruità emesso dall’ordine o dal collegio, in alternativa alle procedure di ingiunzione di pagamento e a quelle specifiche per le controversie in materia di liquidazione degli onorari e dei diritti di avvocato, acquisti l’efficacia di titolo esecutivo per il professionista, se rilasciato nel rispetto delle procedure, e se il debitore non ha proposto opposizione), si è resa necessaria a seguito dell’entrata in vigore della cosiddetta “riforma Cartabia”.

Ma a chi si applica la norma?

Sia ai professionisti interessati, tra i quali sono inclusi gli esercenti professioni non ordinistiche, sia alla committenza che viene estesa anche a tutte le imprese che impiegano più di 50 dipendenti o fatturano più di 10 milioni di euro.

Inoltre, si applica ad ogni tipo di accordo preparatorio o definitivo, purché vincolante per il professionista, le cui clausole siano utilizzate dalle imprese; gli accordi si presumono unilateralmente predisposti dalle imprese, salvo prova contraria. Infine, la norma si applica alle prestazioni rese dal professionista nei confronti della pubblica amministrazione e delle società partecipate dalla pubblica amministrazione.

Gli ordini e i collegi professionali devono adottare disposizioni deontologiche volte a sanzionare il professionista che violi le disposizioni sull’equo compenso. Il giudice può condannare il cliente al pagamento di un indennizzo in favore del professionista, pari a una somma fino al doppio della differenza tra il compenso e quello originariamente pattuito.

I parametri

Per tutte le professioni ordinistiche, con l’unica eccezione degli avvocati, i valori presi a riferimento sono quelli stabiliti con il decreto ministeriale 140/2012 utilizzati nei tribunali in caso di contenzioso sulle parcelle di commercialisti ed esperti contabili, notai, professioni tecniche, attuari e assistenti sociali. L’unica professione ordinistica ad avere parametri aggiornati, con il Dm 147/2022, è quella degli avvocati.

Molti Ordini professionali stanno già elaborando dei parametri aggiornati e la nuova legge prevede che questi vengano aggiornati ogni due anni su proposta dei Consigli nazionali degli ordini o collegi professionali.

Presso il Ministero della Giustizia sarà istituito l’Osservatorio nazionale sull’equo compenso, cui partecipa un rappre­sentante per ciascuno dei Consigli nazionali degli Ordini professionali. L’Osservatorio esprimerà pareri sulle norme che regolano la determinazione dell’equo compenso e segnalerà al Ministero della Giustizia le condotte, le prassi applicative e interpretative in contrasto con le norme sull’equo compenso e sulla tutela dei professionisti dalle clausole vessatorie.