“Come ogni anno Cassa Forense predispone uno strumento utile a capire il percorso dell’Avvocatura italiana, rilevarne le criticità e cosa possiamo per intervenire tempestivamente” così il Presidente Valter Militi alla presentazione del settimo Rapporto Censis/Cassa Forense (in allegato) che ha visto la partecipazione anche del Sottosegretario al Mef, Federico Freni
“Di particolare interesse, nell’ultimo Rapporto – ha sottolineato Militi – il confronto fra i professionisti giovani e meno giovani, considerando gli equilibri di lungo periodo e la sostenibilità finanziaria della Cassa”.
Per il Sottosegretario e avvocato Freni “Nel Rapporto si vedono luci e ombre, ma sono assestamenti inevitabili per una professione che deve aggiornarsi e cambiare coi tempi. Guardare al domani vuol dire parlare di una categoria viva, che dovrà essere capace di dominare lo strumentario tecnologico che il futuro ci offre, governando i cambiamenti”.
“Stiamo arrivando alla stesura finale del Regolamento Investimenti, che governerà gli investimenti delle Casse e prevederà uno snellimento delle procedure – ha concluso Freni – Il parametro sarà quello della ragionevolezza, ed essenziale sarà la libertà di scelta delle Casse nella elaborazione del proprio Piano, senza prevedere tetti e percentuali. Non solo. Gli investimenti degli investitori istituzionali dovranno avere una fiscalità agevolata”.
“Abbiamo costruito il sistema delle Casse previdenziali privatizzate, e poi private, su alcune parole chiave: il regime obbligatorio, il rapporto tra pubblico e privato, il rapporto tra retributivo e contributivo – ha spiegato il Segretario Generale del Censis Giorgio De Rita – In realtà oggi questo sistema, costruito e consolidato, necessita di un’interpretazione delle diverse dinamiche del Paese, che richiedono non soltanto gli investimenti finanziari per lo sviluppo del Paese, ma anche un atteggiamento dei sistemi professionali nei confronti delle difficoltà che il Paese ha incontrato”.
LE DIRETTRICI DELL’INDAGINE
Tre le modalità d’analisi che ne hanno determinato l’elaborazione: l’indagine presso gli avvocati, articolata tramite una web survey condotta dal Censis nel mese di febbraio 2023, alla quale hanno partecipato ben 22.000 avvocati; i dati su iscritti, redditi e pensioni forniti dall’Ufficio Attuariale di Cassa Forense; infine l’indagine sulla domanda di servizi legali, incentrata sul Terzo Settore.
I REDDITI DEGLI AVVOCATI
Fra gli elementi significativi emersi, si evidenzia la crescita del reddito complessivo Irpef della professione, che nel 2021 ha sfiorato i 9 miliardi e mezzo di euro, con un incremento del 10,7% (dopo la netta diminuzione del 4,1% del 2020), determinando un incremento del reddito medio annuo del 12,2% ( – 6% nel 2020) e portando il valore a 42.386 euro, miglior risultato dal 2012. Migliora altresì la performance reddituale media delle classi d’età più giovani (dal 14 al 16% fra i 30 e i 44 anni) e delle donne (13,2% contro l’11,2% dei colleghi uomini).
Elementi positivi che non impediscono tuttavia a una quota importante di intervistati, il 48,6% del campione, di individuare nell’elevato numero di avvocati e nella sovrabbondanza dell’offerta di servizi legali i principali fattori di rischio per il futuro. E questo, nonostante il 2022 abbia registrato, rispetto all’anno precedente, una lieve flessione degli iscritti, attualmente 240.019, con un tasso negativo del -0,7%.
AVVOCATI E AVVOCATE
Scendendo nel dettaglio del Rapporto, la maggior parte degli iscritti è rappresentata da avvocati attivi (225.513), mentre solo una parte residuale è costituita da pensionati contribuenti (14.506). Quanto alla distribuzione per genere, prevale leggermente la componente maschile (126 mila uomini) su quella femminile (113 mila donne). Quest’ultima prevale tuttavia nella fascia d’età più giovane (il 57,9% degli avvocati under 34 è donna così come il 55,6% di chi ha un’età compresa tra i 35 e i 44 anni), segno dell’appeal che la professione forense esercita sulle donne. E tuttavia le posizioni di maggiore “prestigio” all’interno degli studi legali in Italia sono ricoperte dalla componente maschile: il 20,9% degli uomini è un avvocato titolare (a fronte del 13,9% delle donne). Negli ultimi due decenni, in ogni caso, si assiste ad un progressivo “invecchiamento” degli iscritti: a prescindere dal genere, l’età media di un avvocato in Italia sale da 42,3 nel 2002 a 47,7 nel 2022.
LA FIDUCIA NEL FUTURO
Migliora il sentimento di fiducia verso il futuro rispetto al Rapporto 2022. La quota di chi ritiene molto critico il lavoro forense a causa di un generale senso di incertezza diminuisce di quasi 3 punti percentuali, dal 28,4% del 2021 al 25,5% del 2022.
LE PRESTAZIONI DI CASSA
Tra gli elementi analizzati dal rapporto, anche un capitolo dedicato alle prestazioni di Cassa Forense, verificando quelle principalmente utilizzate dagli iscritti e quali, secondo il parere degli intervistati, debbano essere potenziate in futuro. Il 38,5% del campione ritiene necessario intervenire principalmente sulle prestazioni dirette al sostegno della professione e su quelle a sostegno della salute (22,9%). Rimane elevato il numero degli avvocati (67,1% ) che dichiara di non aver usufruito di nessuna delle prestazioni in questione. Migliora invece il rapporto degli iscritti con i servizi messi a disposizione dall’Ente: più della metà degli avvocati usufruisce del portale www.cassaforense.it (il cui livello di fruizione nell’ultimo anno è aumentato del 10,3%); il 36,4% del campione usufruisce del contact center con accesso più o meno stabile.
GLI SPAZI DI MERCATO EMERGENTI
Di particolare interesse una sezione del Rapporto 2023 dedicata agli spazi di mercato emergenti per l’Avvocatura, che analizza le opportunità di crescita della professione forense con riferimento alle specializzazioni, alla sostenibilità ambientale nella professione forense e all’Alternative Dispute Resolution e i servizi di tipo consulenziale.