Mobilità dei lavoratori. Cercasi professionisti

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La Commissione europea ha pubblicato la relazione annuale 2022 sulla mobilità dei lavoratori all’interno dell’UE. La relazione individua le tendenze nella libera circolazione dei lavoratori e dei loro familiari, sulla base degli ultimi dati disponibili (2021/2020).

Questa edizione comprende anche i risultati sulla mobilità transfrontaliera (vale a dire coloro che risiedono in uno Stato membro e si recano per lavoro in un altro Stato membro) e sulla mobilità in diverse professioni.

Indipendentemente dalla pandemia, il numero di cittadini dell’UE in età lavorativa che vivono in un altro Stato membro è rimasto stabile, attestandosi a 10,2 milioni nel 2020.

La performance del mercato del lavoro dei lavoratori mobili, dopo un calo indotto dal Covid nel 2020, ha nuovamente raggiunto il 74%, vale a dire lo stesso livello dei lavoratori nazionali. Dimostrare che i traslocatori e i cittadini dell’UE mostrano un comportamento simile nel mercato del lavoro.

I frontalieri nei Paesi dell’UE e dell’AELS ammontano a 1,7 milioni. A seconda della struttura economica delle regioni limitrofe, il profilo di questi lavoratori differisce notevolmente, tuttavia, in media lavorano molto spesso nell’edilizia e nell’industria (46% contro il 24% della popolazione locale) e con il 70% sono uomini fortemente sovrarappresentati.

Il rapporto esplora come la mobilità si collega alla crescita (o al declino) dell’occupazione in professioni specifiche. Questa analisi porta alla conclusione che il contributo della mobilità per far fronte alle carenze di competenze richiede un’analisi attenta, da non sopravvalutare.

E in Italia?

Nel nostro Paese, secondo lo studio, c’è carenza di professionisti in forma associata e professionisti della scienza e dell’ingegneria, operatori sanitari, professionisti dell’insegnamento,  dell’economia e dell’amministrazione, delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nonché legali, sociali e culturali. Una richiesta di professionalità che ben sarebbero accolte anche da altri Stati Membri vedi Germania, Spagna, Paesi Bassi e Francia.

Professioni che, se nel resto dell’Europa hanno visto una crescita occupazionale, sempre secondo il report, nel Bel Paese faticano a trovare lavoro.