Economia europea. “Una primavera tiepida”

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L’economia europea continua a mostrarsi resiliente in un contesto mondiale difficile. Il calo dei prezzi dell’energia, l’allentamento delle strozzature nell’approvvigionamento e un mercato del lavoro vigoroso hanno sostenuto una crescita moderata nel primo trimestre del 2023, dissipando i timori di una recessione. E’ quanto si legge nelle “Previsioni economiche di primavera 2023: prospettive migliori nonostante le sfide persistenti”, presentate a Bruxelles lo scorso 15 maggio.

Per Valdis Dombrovskis, Vicepresidente esecutivo per Un’economia al servizio delle persone “L’economia dell’UE sta tenendo molto bene di fronte all’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia, il che si traduce in un miglioramento delle attuali previsioni di crescita per il 2023. Abbiamo inoltre un mercato del lavoro forte e un tasso di disoccupazione ai minimi storici. Con i prezzi dell’energia chiaramente in calo, i governi dovrebbero poter eliminare gradualmente le misure di sostegno e ridurre l’onere del debito. Tuttavia vi sono molti fattori di rischio che dobbiamo tenere sotto osservazione. L’inflazione di fondo continua a rimanere elevata, il che potrebbe erodere il potere d’acquisto delle persone, rallentare la crescita degli investimenti e ostacolare l’accesso al credito. Per tenere sotto controllo l’inflazione è essenziale garantire che la politica di bilancio resti prudente e mantenere lo slancio delle riforme e degli investimenti”.

“L’economia europea si trova in condizioni migliori rispetto alle proiezioni dell’autunno scorso. Grazie agli sforzi risoluti per rafforzare la nostra sicurezza energetica, – ha sottolineato  Paolo Gentiloni, Commissario per l’Economia – a una notevole resilienza del mercato del lavoro e all’allentamento delle restrizioni nell’approvvigionamento, abbiamo evitato una recessione nel periodo invernale e ci aspettiamo una crescita moderata quest’anno e il prossimo. L’inflazione si è dimostrata più tenace del previsto, ma dovrebbe diminuire gradualmente nel resto del 2023 e nel 2024. Anche le finanze pubbliche continueranno a migliorare con il progressivo ritiro delle misure di sostegno connesse all’energia. Ci sono però ancora troppi rischi per poter stare tranquilli e la brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia continua a gettare un’ombra di incertezza sulle prospettive. Dobbiamo rimanere vigili e siamo pronti a rispondere a eventuali shock futuri con la stessa unità e determinazione che abbiamo avuto nel corso degli ultimi tre drammatici anni”.

“Quest’anno l’Italia avrà una crescita dell’1,2%, un fatto significativo anche perché è la più elevata tra le maggiori economie europee – ha detto Gentiloni – L’economia del nostro Paese è cresciuta del 12% negli ultimi tre anni, una cifra davvero importante, ma che richiede uno sforzo costante per essere mantenuta o migliorata. Per proseguire lungo questo sentiero positivo sarà necessario un pieno utilizzo dei fondi del Pnrr, che tanto hanno contribuito a questa spinta positiva”.

Per il Commissario europeo, inoltre, sarà altrettanto “indispensabile” il dispiego di una politica di bilancio prudente che contenga il deficit ed il debito pubblico, una politica capace di “tranquillizzare i mercati finanziari”.

I dati

I dati relativi al primo trimestre dell’anno sono migliori del previsto e portano le prospettive di crescita dell’economia dell’UE all’1,0% nel 2023 (0,8% nelle previsioni intermedie formulate d’inverno) e all’1,7% nel 2024 (1,6% nelle previsioni d’inverno). Le revisioni al rialzo per la zona euro sono di entità analoga, con una crescita del PIL attualmente prevista all’1,1% nel 2023 e all’1,6% nel 2024. Sull’onda delle persistenti pressioni sui prezzi di fondo, anche l’inflazione nella zona euro è stata rivista al rialzo rispetto alle previsioni d’inverno, rispettivamente  al 5,8% nel 2023 e al 2,8% nel 2024.

Il calo dei prezzi dell’energia migliora le prospettive di crescita

Secondo la stima flash preliminare di Eurostat il PIL è cresciuto dello 0,3% nell’UE e dello 0,1% nella zona euro nel primo trimestre del 2023. Stando ai principali indicatori, la crescita dovrebbe protrarsi nel secondo trimestre.

L’economia europea è riuscita a contenere l’impatto negativo della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, facendo fronte alla crisi energetica grazie a una rapida diversificazione dell’approvvigionamento e a un considerevole calo dei consumi di gas. I prezzi dell’energia nettamente più bassi si stanno trasmettendo all’economia, riducendo i costi di produzione delle imprese. Anche i consumatori stanno registrando un calo delle bollette energetiche, ma i consumi privati sono destinati a rimanere contenuti, dato che la crescita delle retribuzioni resta al di sotto dell’inflazione.

Poiché l’inflazione rimane elevata, le condizioni di finanziamento sono destinate a inasprirsi ulteriormente. Sebbene la BCE e le altre banche centrali dell’UE siano prossime, secondo le previsioni, alla fine del ciclo di aumento dei tassi di interesse, le recenti turbolenze nel settore finanziario potrebbero aumentare le pressioni sul costo del denaro e sulla facilità di accesso al credito, rallentando la crescita degli investimenti e colpendo in particolare quelli nell’edilizia residenziale.

Revisione al rialzo dell’inflazione di fondo, destinata però a diminuire gradualmente

Dopo il picco del 2022 l’inflazione complessiva ha continuato a diminuire nel primo trimestre del 2023 in presenza di una forte decelerazione dei prezzi dei beni energetici. Si sta rivelando più persistente, però, l’inflazione di fondo (l’inflazione complessiva al netto dei beni energetici e dei prodotti alimentari non trasformati): in marzo ha raggiunto un massimo storico del 7,6%, ma secondo le proiezioni diminuirà gradualmente nel periodo oggetto delle previsioni, man mano che i margini di profitto assorbiranno le maggiori pressioni salariali e che si inaspriranno le condizioni di finanziamento. La stima flash di aprile dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo per la zona euro, pubblicata dopo la data limite di queste previsioni, indica un calo marginale del tasso di inflazione di fondo, lasciando presagire che potrebbe aver raggiunto il massimo nel primo trimestre, come previsto. Su base annua l’inflazione di fondo nella zona euro dovrebbe attestarsi in media al 6,1% nel 2023, per poi scendere al 3,2% nel 2024, rimanendo al di sopra dell’inflazione complessiva in entrambi gli anni oggetto delle previsioni.

Il mercato del lavoro continua a mostrarsi resiliente al rallentamento dell’economia

Un mercato del lavoro vigoroso come non mai sta rafforzando la resilienza dell’economia dell’UE. Il tasso di disoccupazione nell’Unione ha toccato un nuovo minimo storico del 6,0% nel marzo 2023 e i tassi di partecipazione e di occupazione sono a livelli record.

Le previsioni indicano una reazione solo lieve del mercato del lavoro dell’UE al rallentamento dell’espansione economica. Secondo le proiezioni, quest’anno la crescita dell’occupazione sarà pari allo 0,5%, con un successivo calo allo 0,4% nel 2024. Stando alle previsioni, il tasso di disoccupazione rimarrà appena al di sopra del 6%. La crescita delle retribuzioni ha subito un’accelerazione dall’inizio del 2022, ma finora è rimasta ben al di sotto dell’inflazione. Si prevedono aumenti salariali più sostenuti a causa del persistere di condizioni tese sui mercati del lavoro, dei forti aumenti dei salari minimi in diversi paesi e, più in generale, delle pressioni da parte dei lavoratori per recuperare la perdita di potere d’acquisto.

I disavanzi pubblici sono destinati a diminuire, soprattutto nel 2024

Nonostante l’introduzione di misure di sostegno volte ad attenuare l’impatto dei prezzi elevati dell’energia, una forte crescita nominale e l’eliminazione delle misure residue connesse alla pandemia hanno determinato, nel 2022, un ulteriore calo del disavanzo pubblico aggregato dell’UE al 3,4% del PIL. Nel 2023 e, in modo più marcato, nel 2024 il calo dei prezzi energetici dovrebbe consentire ai governi di eliminare gradualmente le misure di sostegno connesse all’energia, determinando ulteriori riduzioni del disavanzo, rispettivamente al 3,1% e al 2,4% del PIL. Secondo le proiezioni il rapporto debito/PIL aggregato dell’UE scenderà costantemente al di sotto dell’83% nel 2024 (90% nella zona euro), un livello che è ancora superiore a quelli registrati prima della pandemia, con traiettorie di bilancio molto eterogenee tra gli Stati membri.

Se da un lato l’inflazione può sostenere il miglioramento delle finanze pubbliche a breve termine, dall’altro questo effetto è destinato ad affievolirsi nel tempo, con l’aumento dei costi di rimborso del debito e l’adeguamento progressivo della spesa pubblica ai prezzi più elevati.

Maggiori rischi di revisione al ribasso per le prospettive economiche

Un’inflazione di fondo più persistente potrebbe continuare a limitare il potere d’acquisto delle famiglie e determinare una risposta più incisiva della politica monetaria, con ampie ramificazioni macrofinanziarie. I nuovi episodi di tensioni finanziarie potrebbero comportare un ulteriore aumento dell’avversione al rischio, determinando un irrigidimento dei criteri per la concessione dei prestiti più pronunciato di quanto ipotizzato nelle previsioni. Un orientamento espansivo della politica di bilancio alimenterebbe ulteriormente l’inflazione, contrastando gli interventi di politica monetaria. Potrebbero inoltre sorgere nuove difficoltà per l’economia mondiale a seguito delle turbolenze del settore bancario o in relazione a tensioni geopolitiche più ampie. Guardando agli aspetti positivi, un andamento più favorevole dei prezzi dell’energia porterebbe a un calo più rapido dell’inflazione complessiva, con ricadute positive sulla domanda interna. Continua infine a persistere l’incertezza derivante dal protrarsi dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Le previsioni pubblicate comprendono per la prima volta una panoramica delle caratteristiche economiche strutturali, dei risultati recenti e delle prospettive per l’Ucraina, la Moldova e la Bosnia-Erzegovina, Paesi ai quali il Consiglio ha concesso lo status di paese candidato all’adesione all’UE a giugno e dicembre 2022.

La situazione italiana

Dopo una brusca decelerazione nella seconda metà del 2022, si calcola che il PIL reale dell’Italia sia rimbalzato nel primo trimestre del 2023 e che in seguito torni a tassi di crescita trimestrali più modesti fino alla fine del 2024. Secondo le previsioni della Commissione (DG ECFIN)  la crescita del PIL reale rallenterà all’1,2% nel 2023 e all’1,1% nel 2024, poiché l’aumento dei prezzi è destinato a frenare i consumi privati mentre gli investimenti, sostenuti dalle misure governative, continueranno a espandersi vigorosamente. Il tasso di inflazione è destinato a ridursi al 6,1% quest’anno, grazie al calo dei prezzi dell’energia, e a scendere ulteriormente al 2,9% nel 2024. Il deficit pubblico dovrebbe continuare a diminuire, mentre il ritmo di riduzione del debito pubblico è destinato a rallentare a causa di un aggiustamento stock-flussi che aumenta il debito.

Nel 2021-22, le famiglie hanno risparmiato meno, ma hanno continuato a consumare e investire a un ritmo robusto, grazie ai risparmi accumulati negli anni precedenti, ai crediti d’imposta per l’efficienza energetica degli alloggi e ad altre misure di sostegno del governo introdotte per mitigare l’impatto dei prezzi elevati dell’energia. Secondo le proiezioni, il tasso di risparmio delle famiglie continuerà a diminuire nel 2023 e riprenderà modestamente nel 2024, grazie al calo dell’inflazione e all’aumento dei salari. Si prevede che le imprese utilizzino gli utili per finanziare nuovi investimenti, contrastando così gli effetti negativi dell’aumento dei tassi di interesse e delle condizioni di prestito più restrittive. Sebbene siano stati gradualmente eliminati a partire da quest’anno, i crediti d’imposta per l’edilizia residenziale continueranno a sostenere gli investimenti in costruzioni e attrezzature connesse ancora per diversi trimestri. Anche l’avvio di progetti finanziati dal Fondo di rotazione per l’edilizia dovrebbe sostenere gli investimenti, compresi quelli in beni immateriali per la transizione digitale.
Le esportazioni di beni dovrebbero rallentare in proporzione meno delle importazioni. Le esportazioni e le importazioni di servizi aumenteranno invece di pari passo, dopo la ripresa post-pandemia dei trasporti e del turismo. Grazie a un notevole miglioramento dei termini di scambio dei beni, il saldo esterno è destinato a migliorare fortemente tra il 2022 e il 2024. Tuttavia, le passività esterne sono più reattive delle attività all’aumento dei tassi d’interesse, pesando sul conto corrente del 2023 attraverso il saldo del reddito primario.

L’occupazione continua ad espandersi
Nel 2022 e inizio 2023 ii contratti di lavoro a tempo indeterminato sono aumentati in misura maggiore rispetto ai contratti a tempo determinato, un segnale della fiducia dei datori di lavoro, corroborata dai dati delle indagini statistiche della Commissione. Ciò lascia presagire un’ulteriore spinta alla crescita dei posti di lavoro, anche se inferiore (e meno rapida) del PIL. Anche il tasso di disoccupazione è destinato a diminuire nel periodo considerato. Quanto ai salari, è prevista una lieve crescita dei salari a seguito dei modesti rinnovi contrattuali del 2022, ciò in quanto la contrattazione pluriennale incorpora gradualmente l’inflazione.
L’inflazione è destinata a rallentare nel 2023 grazie al calo dei prezzi dell’energia che si ripercuoterà sui prezzi dei beni industriali, dei prodotti alimentari e infine dei servizi. Questa tendenza al ribasso dovrebbe proseguire per tutto il periodo considerato, a questa previsione lievemente positiva contribuisce il previsto aumento dei salari nel 2024.

Ulteriore miglioramento delle prospettive fiscali
Nel 2022, il deficit pubblico è sceso all’8,0% del PIL, dal 9,0% del 2021. Entrambi i livelli includono l’impatto sull’aumento del disavanzo del nuovo trattamento statistico di alcuni crediti d’imposta per la ristrutturazione degli alloggi, ora registrati come trasferimenti in conto capitale e in gran parte maturati nel 2021-22. Nel 2022, il disavanzo primario è migliorato di circa 2 punti percentuali, raggiungendo il 3,6% del PIL, anche grazie alla graduale eliminazione della maggior parte delle misure temporanee della COVID-19 e nonostante le nuove misure di bilancio per mitigare l’impatto degli alti prezzi dell’energia, con un costo netto del 2,5% del PIL. Per contro, la spesa per interessi è aumentata di quasi l’1% del PIL, soprattutto a causa della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione.

Le entrate fiscali hanno continuato a beneficiare della forte crescita del PIL nominale e dell’impatto delle disposizioni passate volte a rafforzare la riscossione delle imposte, che hanno più che compensato la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro. Nonostante il rinnovo dei contratti salariali pubblici per il 2019-21, la spesa primaria totale è diminuita di circa l’1,4% del PIL, poiché i trasferimenti sociali sono aumentati meno del PIL nominale e la spesa in conto capitale è diminuita.

Nel 2023, il disavanzo dovrebbe scendere al 4,5% del PIL, grazie alla parziale eliminazione delle misure di sostegno all’energia, che dovrebbero comportare un costo netto di bilancio dell’1,0% del PIL rispetto al 2,5% del PIL nel 2022, e all’ipotizzata completa eliminazione delle misure temporanee di emergenza COVID-19, stimate all’1,1% del PIL nel 2022.

La spesa primaria è prevista in calo, anche grazie alla riduzione dei crediti d’imposta per i lavori di ristrutturazione delle abitazioni e ai risparmi ipotizzati da una nuova spending review, pari a 0,8 miliardi di euro (0,05% del PIL).

Queste riduzioni sono solo in parte compensate dalla crescita della spesa pensionistica dovuta all’indicizzazione all’inflazione passata e da una ripresa degli investimenti, trainata anche dai progetti sostenuti dal NGEU.

La spesa per interessi dovrebbe scendere a circa il 4% del PIL, grazie all’impatto della minore inflazione sulle obbligazioni indicizzate e nonostante l’aumento dei tassi di emissione. Le imposte correnti dovrebbero continuare a crescere, nonostante gli ulteriori tagli al cuneo fiscale sul lavoro per i redditi medio-bassi.

Nel 2024, il deficit pubblico dovrebbe raggiungere il 3,7% del PIL. La completa eliminazione delle misure di sostegno all’energia e la riduzione della spesa per i consumi intermedi più che compensano l’aumento della spesa pensionistica. Per contro, la spesa per interessi dovrebbe aumentare leggermente, raggiungendo il 4,1% del PIL, soprattutto a seguito dell’aumento dei tassi di interesse all’emissione, mentre le imposte correnti dovrebbero crescere più lentamente del PIL nominale. Questa proiezione non tiene conto dei potenziali tagli alla pressione fiscale, ampiamente indicati nel Programma di Stabilità dell’Italia ma non ancora sufficientemente specificati.

Infine, il rapporto debito/PIL dell’Italia dovrebbe scendere al 140,3% entro il 2024, grazie al miglioramento dei saldi primari, mentre gli aggiustamenti stock-flussi, principalmente legati alla riclassificazione statistica di cui sopra, dovrebbero fornire un contributo all’aumento del debito.

Contesto

Le previsioni si basano su una serie di ipotesi tecniche relative ai tassi di cambio, ai tassi di interesse e ai prezzi delle materie prime, aggiornate al 25 aprile. Per tutti gli altri dati, comprese le ipotesi relative alle politiche pubbliche, le previsioni tengono conto delle informazioni disponibili al 28 aprile incluso. A meno che nuove politiche non siano annunciate e sufficientemente dettagliate, le proiezioni presuppongono che le politiche restino invariate.

La Commissione europea pubblica ogni anno due previsioni complessive (primavera e autunno) e due previsioni intermedie (inverno ed estate). Le previsioni intermedie riguardano i livelli annuali e trimestrali del PIL e dell’inflazione per l’anno in corso e l’anno successivo per tutti gli Stati membri, nonché i dati aggregati a livello della zona euro e dell’UE.

Le previsioni economiche d’estate 2023 della Commissione europea aggiorneranno le proiezioni relative al PIL e all’inflazione e dovrebbero essere presentate nel luglio 2023.

Per ulteriori informazioni

Versione integrale del documento: Previsioni economiche di primavera 2023

Questi i link utili
https://economy-finance.ec.europa.eu/economic-forecast-and-surveys/economic-forecasts/spring-2023-economic-forecast-improved-outlook-amid-persistent-challenges_en
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> Scheda Italia alle pagine 86-87
https://economy-finance.ec.europa.eu/system/files/2023-05/ip200_en_0.pdf
>
>
https://economy-finance.ec.europa.eu/economic-surveillance-eu-economies/italy/economic-forecast-italy_en
>
> Allegato statistiche
https://economy-finance.ec.europa.eu/system/files/2023-05/SF_2023_Statistical%20Annex.pdf