Futuro del bilancio dell’Unione: uno studio del PE

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In un contesto di crescenti sfide e in risposta a una discussione continua sul futuro del bilancio dell’Unione europea, la Commissione per i bilanci del Parlamento ha chiesto al CEPS di condurre uno studio approfondito mirato a delineare un bilancio più robusto e flessibile.

Il 24 ottobre i risultati sono stati presentati dagli esperti del CEPS, guidati dal professor Begg. Il bilancio dell’Unione europea dovrebbe fornire entrate stabili per le priorità politiche dell’UE, nonché la capacità di generare entrate aggiuntive quando necessario a causa di eventi imprevisti. Lo studio presenta scenari e raccomandazioni su come il bilancio dell’UE potrebbe essere riformato per essere più agile e reattivo nell’affrontare le sfide future, anche per quanto riguarda la capacità di prestito e di indebitamento dell’UE.

La discussione sul futuro del bilancio, come sottolineato dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione del 2023, è fondamentale.

La Commissione per i bilanci del Parlamento sta conducendo questa discussione con lo scopo di garantire che il bilancio sia all’altezza delle sfide future nel convincimento che si sia giunti al momento di una riforma più radicale delle finanze dell’UE.

 

Lo studio si propone un’analisi critica del sistema finanziario attuale, di cui il bilancio costituisce la componente più significativa. L’obiettivo è di valutare se sia possibile apportare modifiche più profonde di quanto non sia stato fatto dagli anni ’80 e se il bilancio dell’UE si possa adattare alle esigenze e alle sfide future.

Uno dei punti focali dello studio riguarda la necessità di garantire che il bilancio dell’UE sia in grado di generare entrate stabili per finanziare le priorità politiche dell’Unione, ma allo stesso tempo sia sufficientemente flessibile ed elastico per affrontare eventi imprevisti o cambiamenti delle priorità (come avvenuto nella recente crisi pandemica, o nella crisi energetica derivata dal conflitto in Ucraina). Le sfide complesse richiedono un bilancio che possa conciliare la necessità di finanziare programmi di investimento pluriennali con la capacità di rispondere in modo rapido a situazioni mutevoli e a fornire finanziamenti aggiuntivi quando necessario.

 

La ricerca ha richiamato i principi dell’economia pubblica e come potrebbero essere adattati alle finanze dell’UE per conciliare il divario persistente tra le aspettative relative a ciò che l’Unione si propone di realizzare, mediante i meccanismi fiscali e i vincoli relativi non solo al quadro finanziario pluriennale (QFP), ma anche ad altri meccanismi di finanziamento. Secondo i ricercatori del CEPS dovrebbe essere intrapresa una riflessione più ampia su un quadro fiscale dell’UE che riorganizzi le diverse componenti (spesa, risorse proprie, durata del QFP, meccanismi di finanziamento).

Per quanto riguarda la spesa è necessario esaminare i beni pubblici finanziati dal bilancio dell’UE tenendo conto di ciò che le teorie economiche suggeriscono debba essere realizzato a livello dell’Unione e riconoscendo le imperfezioni politiche e il carattere distintivo della governance dell’UE. Tale approccio è destinato a sollevare questioni controverse poiché metterebbe in discussione la giustificazione di alcune voci di bilancio esistenti. In secondo luogo, va prestata maggiore attenzione al valore aggiunto europeo, un cambiamento radicale potrebbe consistere nel distinguere tra tre funzioni del bilancio dell’unione: beni pubblici dell’UE; rendere più “agile” la spesa esistente a fini di stabilizzazione macroeconomica; azione esterna.

Dovrebbe essere fissato un obiettivo per una quota maggiore di entrate derivanti da “vere” risorse proprie (in opposizione alle contribuzioni nazionali), con una data vincolante. Per quanto possibile, le nuove risorse proprie dovrebbero essere legate alle politiche e agli obiettivi strategici dell’UE, in particolare connessi alla doppia transizione verde e digitale.

L’equità tra gli Stati membri potrebbe essere agevolata attraverso l’adozione di un paniere di risorse (questa strategia potrebbe comportare un aumento dei carichi amministrativi).

Un ulteriore passaggio potrebbe riguardare la razionalizzazione – entro limiti ragionevoli – della proliferazione dei meccanismi di prestito possibilmente gestiti da un’Agenzia europea del debito. Dovrebbe essere esaminata la possibilità di estendere il mandato del Meccanismo europeo di stabilità (MES) e di inserirlo nell’ordinamento giuridico dell’UE. L’Autorità di bilancio dovrebbe proporre una scadenza per le nuove capacità di bilancio/fiscali, a partire da meccanismi orientati alla riassicurazione.

Si potrebbe valutare la tempistica del Quadro finanziario pluriennale portandolo a dieci anni, con momenti di più frequenti. Si dovrebbe cercare di conciliare le migliori pratiche di monitoraggio e valutazione adottate nella politica di coesione e nel meccanismo di ripresa e resilienza, al fine di agevolare una migliore programmazione delle risorse. La procedura legislativa ordinaria dovrebbe essere applicata di routine nel caso in cui vengono proposti nuovi meccanismi di finanziamento dell’UE, anche in tempi di crisi o urgenza, mantenendo le eccezioni al minimo.

 

Una serie di raccomandazioni su come affrontare queste sfide conclude la ricerca. In particolare, l’opportunità di una maggiore autonomia finanziaria, cercando di ridurre la dipendenza dalle contribuzioni nazionali e garantendo una maggiore equità tra gli Stati membri. Tutto questo, senza dimenticare il contributo alle ambizioni dell’UE in termini di transizioni ambientali ed economiche.

Infine, la proposta della Commissione bilancio di una conferenza intergovernativa focalizzata sul nuovo bilancio dell’UE per rispondere alla richiesta della Presidente von der Leyen “discutere del futuro del nostro bilancio – in termini di cosa finanzia, come lo finanzia e come viene finanziato”, per affrontare le questioni sollevate dallo studio e per assicurare che il bilancio sia pronto alle sfide future.