“Tax Symposium”: il futuro della fiscalità nell’UE

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Si è tenuto a Bruxelles la scorsa settimana l’evento annuale sulla tassazione (“Tax Symposium”), organizzato dal Parlamento europeo e dalla Commissione. Quest’anno l’evento si è incentrato sulle sfide che i sistemi fiscali europei dovranno affrontare nei prossimi anni e i necessari adeguamenti. Relatori, esperti e partecipanti si sono confrontati in una due giorni fitta di spunti sui principali sviluppi attesi nell’economia e nella società. Invecchiamento demografico, cambiamento climatico, globalizzazione e digitalizzazione impatteranno sul modo di vivere, lavorare, interagire e fare impresa degli europei. Queste mega-tendenze avranno un effetto significativo anche sulla tassazione – mettendo sotto pressione le risorse fiscali in precedenza stabili, ma offrendo anche nuove opportunità per le pubbliche entrate. Al contempo, la tassazione sarà chiamata a dare un sostanziale contributo nella risposta alle nuove sfide emergenti, così come a sostenere la doppia transizione verde e digitale. Per questa ragione, nel corso della conferenza dello scorso anno, la Commissione aveva annunciato di costituire un gruppo di lavoro di alto livello sul giusto “tax-mix” nell’UE per i prossimi 20-30 anni. I risultati del lavoro degli esperti di alto livello sono alla base del simposio che si è tenuto il 24 e 25 ottobre con l’intento di stimolare il dibattito su un ampio ventaglio di temi e su tutti i livelli di governance.

 

Othmar KARAS, primo vice-presidente del Parlamento europeo, incaricato delle relazioni con i parlamenti nazionali e vice-presidente della sottocommissione FISC del Parlamento, ha inaugurato la seconda giornata di lavori sottolineando come l’evento sia stato il frutto di una nuova e salda collaborazione interistituzionale tra Parlamento e Commissione, nell’interesse dei cittadini europei. Inoltre, si tratta del primo simposio interparlamentare sulla fiscalità, che coinvolge tutti i parlamenti nazionali per collaborare, scambiare informazioni, imparare reciprocamente negli ambiti sui quali si prendono decisioni comuni e in quelli dove le competenze rimangono attribuite ai livelli nazionali. Karas ha tenuto a sottolineare come il “momentum” porti a riflettere fortemente sull’attribuzione di maggiori competenze sulla fiscalità all’Unione europea. Gli obiettivi politici comuni che ci si è posti per una doppia transizione verde e digitale, equa e sostenibile, possono essere raggiunti solo se accompagnati da una adeguate politica fiscale, da investimenti importanti e da un bilancio dell’UE che riflette l’ambizione politica della neutralità climatica entro il 2050.

Tutte le questioni su cui si dovrebbe intervenire in ambito fiscale sono connesse al mercato unico. C’è bisogno di maggiore collaborazione e meno frammentazione (meno veti e blocchi), più regolamenti invece di direttive da parte dell’UE, meno decisioni a maggioranza e più maggioranza qualificata. E’ molto positivo che nell’UE nessuna decisione sia presa senza l’assenso del Parlamento, l’organismo competente a livello politico, a garanzia della trasparenza e del controllo esercitato sull’organo di governo e sui parlamenti nazionali riuniti nel Consiglio. Sono stati fatti numerosi passi avanti sulla fiscalità, compresa la procedura di codecisione. Rimangono da colmare alcune lacune nella lotta contro l’elusione, evasione e frode fiscale, in particolare sui paradisi fiscali (anche interni all’UE). Secondo Karas, “non bastano le relazioni delle commissioni parlamentari del Parlamento europeo, le sanzioni commissionate” e prosegue “siamo tutti chiamati in causa come politici per trarre le conseguenze e agire. Gli scandali fiscali degli ultimi venti anni, panama papers tra gli altri, si è calcolato che hanno causato una mancanza di 1000 miliardi di euro dalla fiscalità dell’Unione, pari a 2500 euro per cittadino europeo all’anno” (…) “Colmare le frodi sull’IVA e coordinare le politiche fiscali porterebbero vantaggi complessivi per circa 200 miliardi l’anno. A questi dati deve aggiungersi il danno causato dal riciclaggio”.

Nel concludere il suo intervento, il vice-presidente del PE, ha ribadito che è necessario applicare meglio con maggiore rigore le regole concordate a livello europeo, aumentando le sanzioni per coloro che non si adeguano tra i contribuenti.

Secondo Karas, per recuperare la fiducia dei cittadini europei, devono essere al più presto trovati e sottoscritti gli accordi OCSE-G20 su un’imposizione minima sulle imprese internazionali, vanno introdotte regole sulle risorse proprie dell’UE, deve essere effettuata la verifica puntuale sull’adozione e attuazione, da parte degli Stati membri, delle raccomandazioni specifiche ricevute in ambito fiscale di anno in anno.

 

Il Presidente della sotto-commissione parlamentare per le questioni fiscali (FISC), Paul Tang, è intervenuto riprendendo gli spunti di Karas e sottolineando come nel 2014 il lavoro su fiscalità fosse guidato dalla necessità di rispondere alle difficoltà legate all’evasione fiscale a livello globale in relazione alle crisi finanziaria ed economica degli anni precedenti. Tuttavia, numerosi ostacoli a una azione comune erano ancora legati ai distinguo sul ruolo delle rispettive istituzioni. Nel 2020 la creazione della sottocommissione FISC ha impresso una velocizzazione e semplificazione, sempre nell’intento comune di agire per il bene dei cittadini, per la lotta all’elusione ed evasione e per l’equità fiscale. Sono stati organizzati studi, ricerche, dialoghi istituzionali, dibattiti in commissione FISC, audizioni mirate, nuove iniziative legislative contro i paradisi fiscali (ha ricordato che i Paesi Bassi rientrano tra questi ultimi). Il dialogo con i parlamenti degli Stati membri è stato rafforzato (ndr al simposio hanno partecipato più di 40 deputati dai vari paesi dell’UE). Secondo Tang “Nel settore della fiscalità è necessaria l’alleanza tra parlamenti nazionali e parlamento europeo. Le decisioni sulla fiscalità devono essere prese in massima trasparenza” e ha aggiunto “i gruppi di interesse, i media, le ong, i parlamentari nazionali – alimentano il dibattito pubblico per un processo normativo migliore in tema di fiscalità”. Tang ha ringraziato la Commissione, specificamente la DG ECFIN, e il Commissario Gentiloni per la collaborazione instaurata che ha iniziato a dare i suoi frutti per andare oltre il dibattito centrale e promuovere un dibattito pan-europeo sul tema (e nei 27 stati membri). Tang ha quindi indicato tra le sfide ancora presenti il conflitto tra la domanda di aumento della spesa pubblica, da parte degli Stati membri, sia per la difesa sia per il passaggio a una economia a zero emissioni, e la necessità di ridurre il debito pubblico che è schizzato a livelli record per gli effetti della pandemia da Covid-19 e per la crisi energetica effetto della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. Tali richieste possono essere risolte mantenendo una fiscalità equa, ad esempio, con l’introduzione dell’aliquota minima per le imposte sulle società.

Il successo degli accordi internazionali per lo scambio di informazioni sulla fiscalità dovrebbe essere accompagnato dalla riduzione della tassazione sul reddito da lavoro e l’aumento di quella sul reddito da capitale (che secondo Tang è atteggiamento “equo e giusto”). Attraverso lo scambio di dati sulla fiscalità è infatti possibile individuare i reali redditi delle imprese e tassare più equamente.

La seconda sfida che è necessario affrontare, ha sottolineato Tang “è rappresentata dal processo decisionale nell’UE. Dopo l’allargamento dell’UE la spinta è andata nel senso della maggioranza qualificata, contro la maggioranza assoluta – pur permanendo delle resistenze a livello nazionale in alcuni paesi. La maggiorana qualificata è richiesta, tra l’altro, in politica estera e nella fiscalità. Purtroppo, le differenze presenti nei vari ordinamenti generano fenomeni di doppia imposizione che contribuiscono a creare distorsioni nel commercio. Secondo il 75 per cento dei cittadini europei, l’UE deve lottare unitamente contro l’elusione e l’evasione fiscale. Delle azioni sovranazionali in questa direzione sarebbero pertanto utili.”

Quanto all’imposta globale sulle società (Global Minimum Tax per le attività mondiali delle grandi società internazionali, v. OCSE) riflette i cambiamenti di scenario provocati dalla digitalizzazione e dalle nuove tecnologie, anche in ambito fiscale. Infine, Tang ha ricordato che a livello europeo è introdotto il BEFIT (Quadro per l’imposizione del reddito) al fine di favorire un ammodernamento della fiscalità nel settore imprenditoriale (ndr le regole comuni per la determinazione della base imponibile si applicano alle società per le entità con sede nell’UE che fanno parte di un gruppo con ricavi globali consolidati superiori a una certa soglia. Il BEFIT include disposizioni per l’allocazione dei profitti agli Stati membri sulla base di una formula predefinita. Gli utili derivanti sarebbero soggetti all’aliquota dell’imposta sul reddito delle società del rispettivo Stato membro).

 

Nel suo intervento, il Commissario all’economia Paolo Gentiloni ha tenuto ad evidenziare come il Simposio sulla fiscalità sia stato sollecitato fortemente dalla “Conferenza sul futuro dell’Europa” (2022) che ha coinvolto milioni di cittadini dell’UE. “Stiamo giungendo all’ultimo miglio di una legislatura straordinaria in termini di crisi che si sono succedute a livello mondiale ed europeo. La nostra risposta è stata unitaria, dagli investimenti nella ricerca sui vaccini e la campagna vaccinale, al piano del NextGenerationEU, all’adozione delle deroghe IVA sui vaccini, agli orientamenti forniti ai paesi dell’UE in materia di misure energetiche, all’adozione delle misure non fiscali unitarie (come il CBAM – Carbon Border Adjustment Mechanisme) e la tassa sugli extra-profitti” ha affermato il Commissario, “nel contesto della crisi abbiamo comunque voluto perseguire un’agenda ambiziosa sul piano fiscale di cui gli ultimi accordi globali rappresentano il culmine di questi sette anni di lavoro”.

Gentiloni ha riconosciuto il ruolo fondamentale svolto dall’OCSE per l’accordo sulle aliquote fiscali delle società internazionali, ma ha tenuto a ribadire il ruolo di leadership assunto a livello globale dall’UE che ha fortemente sostenuto l’accordo (che porterà secondo stime OCSE a 220 miliardi di dollari l’anno di gettito fiscale in più per l’intera Unione, come già richiamato dal vice-presidente Karas).  Una direttiva attuativa dell’accordo consentirà agli Stati membri di raccogliere risorse fiscali fondamentali nel momento in cui sono necessarie strette ai bilanci e bisogna spingere per la transizione verde e digitale. Questa azione di imposizione, corroborata dalla lotta all’evasione ed elusione, grazie allo scambio automatico di dati sulla fiscalità e sulle cripto-attività (sono state proposte nuove misure perché il sistema fiscale sia adeguato all’epoca digitale).

Secondo Gentiloni, il futuro della fiscalità poggia su tre ambiti di azione:

il primo, riguarda la creazione di un sistema “tax-mix” più efficace per promuovere la crescita sostenibile e ridurre le diseguaglianze (la fiscalità è fondamentale per riequilibrare le disuguaglianze secondo il 75% dei cittadini dell’UE che chiedono maggiore collaborazione tra stati e UE). È necessario, riequilibrare la tassazione tra reddito da lavoro e reddito da capitali (come richiesto dalla cittadinanza, v. Eurobarometro).  Anche la tassazione indiretta e “verde” può avere un impatto positivo sul tax-mix.

La seconda sfida o ambito dove, secondo il Commissario, sono necessarie azioni è rappresentata dalla progressiva digitalizzazione dell’economia e dai nuovi metodi di lavoro (sempre più frequentemente si lavora a distanza e per società internazionali con incertezze su luogo di lavoro e paese di tassazione dell’impresa e/o della singola persona). Il Pilastro 1 dell’accordo OCSE, in questo senso, svolgerà un ruolo fondamentale affinché le grandi società diano un vero contributo alle condizioni economiche e sociali dei paesi in cui operano e prosperano, e non solo nel paese in cui hanno posto la sede societaria. Tale apporto, ha proseguito Gentiloni “non riguarda solo la fiscalità ma è di portata più alta. Basti pensare al nomadismo digitale che potrebbe portare a nuove opportunità di evasione della tassazione sul reddito. Tuttavia, è opportuno trovare delle modalità per cui i sistemi fiscali non si trasformino in camice di forza per la libertà di movimento dei lavoratori nell’Unione e al di fuori”.

E’ necessario secondo il Commissario all’economia, innovare i processi decisionali interni all’Unione. La ricerca di unanimità in materia fiscale troppo spesso costringe le istituzioni a trovare decisioni al comune denominatore più basso. La proposta di “direttiva Unshell” (ndr si tratta delle norme per prevenire l’uso improprio di entità di comodo a fini fiscali) è ancora arenata in Consiglio nonostante l’accordo raggiunto in Parlamento. La maggioranza qualificata nelle co-decisioni deve essere adottata al fine di velocizzare l’adozione delle nuove norme fiscali a livello UE.

Nel concludere il suo intervento, Gentiloni ha ribadito che è necessario far fronte alle incertezze derivanti dalla transizione digitale e verde anche con la politica tributaria, la quale deve aiutare a recuperare le risorse necessarie a ridurre le disuguaglianze derivanti dalla duplice transizione e rendere coniugabile la sostenibilità del debito con la necessità di investimenti pubblici massicci.

 

La ministra dell’economia e della digitalizzazione e vice-premier del governo spagnolo, Nadia CALVINO, ha indirizzato all’assemblea un messaggio registrato nel quale ha richiamato i grandi cambiamenti delle nostre economie dalla transizione verde alla digitalizzazione, dalla crisi geopolitica ai conflitti commerciali, sottolineando come anche i sistemi fiscali debbano adattarsi al cambiamento. Ella ha sottolineato come i governi dei paesi europei si trovino in difficoltà rispetto agli investimenti per le due transizioni verde e digitale e per la sicurezza. L’aumento dei tassi di interesse in risposta all’inflazione, porta a cercare delle leve per la fiscalità. Oltre a spingere sull’aumento dell’occupazione (come avvenuto in Spagna con la recente riforma del lavoro che ha portato a 21 milioni i posti di lavoro attivi nel paese, quota mai raggiunta prima) che spinge i consumi e porta alla riduzione del lavoro sommerso, i paesi possono utilizzare le risorse dei rispettivi PNRR per la riduzione del deficit e del debito. A livello UE è necessario adeguare il sistema dell’IVA alla digitalizzazione – la presidenza spagnola dell’UE è impegnata su questo – introducendo nuove forme di rendicontazione fiscale online, anche per le piattaforme digitali. Inoltre, la Spagna sta promuovendo l’unione doganale e lo scambio di informazioni tra paesi, compreso nel commercio elettronico. A livello internazionale, la Ministra ha sollecitato tutti i governi e stakeholder a contribuire a realizzare gli obiettivi dell’accordo OCSE sui due pilastri alfine di ottenere un sistema fiscale dell’UE (e globale) più equo ed efficiente, teso a una migliore redistribuzione del gettito fiscale. Le prossime elezioni del Parlamento europeo potrebbero infatti frenare i progressi conseguiti sinora. Al fine di rafforzare la transizione verde e di farci da questa rafforzare, la Spagna sostiene l’azione dell’OCSE che ha di recente avviato un gruppo di lavoro sulla Carbon Tax e Carbon League.

 

La direttrice del Fondo monetario internazionale, Cristalina Georgieva, ha evidenziato come sia in corso la ripresa dagli shock degli ultimi tre anni (pandemia e conflitto in Ucraina), ma sia lenta e non egualmente distribuita a livello globale. Una ripresa lenta determina una riduzione delle entrate fiscali in un momento critico che ha portato a un aumento della spesa pubblica. Una fiscalità equa, efficace e competitiva è fondamentale per il futuro economico; è necessario pertanto migliorare la fiscalità a livello europeo e internazionale a supporto del difficile momento che vivono i bilanci pubblici. Per prepararsi alla transizione climatica non è possibile né sufficiente aumentare solo la spesa pubblica, ma è opportuno adottare un approccio più equilibrato per es. stabilire un costo del “carbonio” e misure per rafforzare la capacità fiscale e migliorare l’efficienza della spesa. Inoltre, secondo Georgieva “è importante eliminare i problemi attuali sulla tassazione dei profitti delle musltinazionali. La soluzione a due pilastri dell’Accordo OCSE è un passo nella giusta direzione e l’Unione europea si è già mossa a riguardo” e ha aggiunto “grazie alla digitalizzazione i governi possono migliorare l’efficienza della spesa e della riscossione delle imposte. La rendicontazione digitale è un elemento fondamentale dei sistemi fiscali del futuro, così come il coordinamento nel settore tributario tra i governi”. La direttrice generale del FMI ha quindi evidenziato il forte spirito di collaborazione tra l’Unione europea e il Fondo su fiscalità globale, scambio di conoscenze, sostegno alla capacity building delle economie emergenti e in via di sviluppo. Da parte del FMI proseguirà il sostegno nella costruzione di istituzioni tributarie solide e all’adattamento dei sistemi tributari per le sfide del futuro.

 

La registrazione dell’evento è disponibile al seguente link