Ripresa economica dell’UE: segnali positivi nel 2024

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All’inizio del 2024, l’economia dell’Unione europea ha finalmente mostrato segni di ripresa dopo un lungo periodo di stagnazione. Il PIL ha registrato una crescita dello 0,3% nel primo trimestre dell’anno, superando le aspettative, anche se ancora al di sotto del potenziale stimato. L’inflazione è diminuita ulteriormente e le previsioni di primavera indicano una crescita del prodotto interno lordo dell’1,0% nell’UE e dello 0,8% nell’area euro nel 2024, con prospettive di miglioramenti ulteriori nel 2025.

Nel corso del 2023, l’attività economica è rimasta stagnante, con una crescita limitata dei consumi privati e degli investimenti. La domanda esterna è stata debole, ma l’inflazione è diminuita significativamente, passando dal 10,6% a ottobre 2022 al 2,4% dell’aprile 2024. Le aspettative di riduzione dei tassi di interesse sono state riviste a causa delle persistenti pressioni inflazionistiche, specialmente negli Stati Uniti. In Europa, si prevede una diminuzione graduale dei tassi di interesse, anche se la domanda di prestiti rimane debole.

Il mercato del lavoro nell’UE ha mostrato una forte performance, con il tasso di disoccupazione sceso al minimo storico del 6,0%. La crescita dei salari nominali è prevista in decelerazione, ma i salari reali dovrebbero recuperare i livelli del 2021 entro il 2025.

Esportazioni e importazioni dell’UE sono previste in ripresa, con un contributo neutro o marginalmente positivo alla crescita economica. L’inflazione dovrebbe continuare a diminuire grazie alla riduzione delle pressioni lungo la catena di approvvigionamento e a un’economia relativamente debole. Le politiche fiscali dell’UE si prevede diventeranno più restrittive nel 2024, con rischi legati alle tensioni geopolitiche, ai cambiamenti climatici e alla necessità di ridurre i disavanzi di bilancio.

Situazione economica dell’Italia

In Italia, la crescita economica nel 2023 è rallentata allo 0,9% e si prevede che rimarrà stabile allo 0,9% anche nel 2024, con una leggera risalita all’1,1% nel 2025. Gli investimenti nelle ristrutturazioni residenziali sostenuti dal governo sono stati sostituiti dalla spesa in conto capitale supportata dallo strumento di ripresa e resilienza (RRF). Il calo dei prezzi dell’energia dovrebbe portare l’inflazione al minimo dell’1,6% quest’anno, prima di aumentare leggermente all’1,9% nel 2025. Il disavanzo pubblico dovrebbe diminuire nel 2024, per poi aumentare nuovamente nel 2025, a politiche invariate. Il rapporto debito pubblico/PIL è destinato ad aumentare nel 2024-2025 a causa di un differenziale di crescita degli interessi meno favorevole e dell’effetto ritardato degli incentivi alla ristrutturazione degli alloggi.

Nel 2023, il PIL reale italiano è cresciuto dello 0,9%, trainato da una vigorosa espansione della spesa in conto capitale, soprattutto grazie ai crediti d’imposta per la ristrutturazione energetica degli edifici residenziali. La spesa per i consumi delle famiglie e della pubblica amministrazione è aumentata dell’1,2%. Le esportazioni nette hanno fornito un contributo positivo alla crescita, grazie a una diminuzione delle importazioni leggermente maggiore rispetto alle esportazioni. Nel 2024, l’attività economica dovrebbe espandersi allo stesso ritmo dell’anno precedente (0,9%), con una graduale ripresa degli investimenti in infrastrutture e attrezzature. Nonostante la ripresa dei redditi reali disponibili, le famiglie aumenteranno i risparmi a causa dell’aumento dei tassi di interesse. Nel 2025, i consumi privati continueranno a beneficiare della dinamica positiva dei salari reali, compensando la carenza di investimenti nell’edilizia residenziale. Anche il calo dei prezzi dell’energia ha portato a una rapida disinflazione. L’inflazione annuale è scesa sotto l’1% all’inizio del 2024 e si prevede una moderata ripresa, raggiungendo un tasso annuo dell’1,6% nel 2024 e dell’1,9% nel 2025.

Quanto al mercato del lavoro, nel 2023 l’occupazione totale è aumentata dell’1,8%, sostenuta da un aumento del lavoro autonomo. Tuttavia, la Commissione prevede che questo effetto sarà temporaneo e si verificherà una diminuzione del numero di lavoratori autonomi a partire dal 2024. Il tasso di disoccupazione dovrebbe continuare a diminuire fino a raggiungere il 7,3% nel 2025. La crescita dei salari nominali dovrebbe superare l’inflazione, grazie al rinnovo dei contratti nel settore privato e nella pubblica amministrazione.

Nella sezione dedicata all’Italia, si legge che nel 2023 il disavanzo pubblico è sceso al 7,4% del PIL, grazie a una diminuzione del disavanzo primario e della spesa per interessi. Tuttavia, il prossimo anno il deficit dovrebbe aumentare marginalmente al 4,7% del PIL a causa di un rallentamento delle entrate correnti e di un ulteriore aumento della spesa per interessi. Il rapporto debito/PIL è destinato ad aumentare al 141,7% entro il 2025, influenzato dall’elevato disavanzo primario e da un differenziale meno favorevole dei tassi di interesse e di crescita.

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