
L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 6 (SDG 6) delle Nazioni Unite mira a garantire la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienici per tutti entro il 2030. È stata istituita un’Agenda per l’azione per l’acqua e si stanno ottenendo miglioramenti, ma per raggiungere il SDG 6 è necessario un miglioramento deciso dei tassi di progresso globali. Nel marzo 2023, la Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua ha evidenziato come il ciclo globale dell’acqua sia un bene comune globale che richiede un’azione comune. Molte delegazioni hanno sottolineato le ulteriori sfide poste dal cambiamento climatico, tra cui l’impatto negativo sulla quantità di acque sotterranee, il volume d’acqua dei fiumi, la fornitura di servizi idrici e l’aumento dei rischi legati all’acqua, come siccità e inondazioni. Nel 2021, un rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale ha messo in guardia sull’incombente crisi idrica.
A livello internazionale, l’Unione europea (UE) è impegnata nell’Agenda per l’azione per l’acqua e partecipa agli accordi internazionali sulle acque regionali. Tra le altre iniziative, l’UE finanzia progetti volti a contribuire al raggiungimento dell’SDG 6 all’estero. Per il periodo 2021-2027, il principale strumento di finanziamento dell’UE in questo settore è lo Strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI). Moldavia, Mozambico e Tagikistan sono esempi di Paesi terzi in cui l’UE intende investire in progetti legati all’acqua attraverso l’NDICI.
Rispetto alla situazione di molte aree del mondo, le risorse di acqua dolce in Europa sono ancora relativamente ricche. L’indice di sfruttamento idrico plus (WEI+) del 2019 ha mostrato che Cipro e Malta hanno subito uno stress idrico, che nel caso di Cipro è stato grave. Tuttavia, i valori nazionali annuali del WEI+ possono mascherare lo stress idrico regionale e stagionale, che è comune in molte regioni, soprattutto nell’Europa meridionale ma anche in quella occidentale. Nelle edizioni 2023 e 2024 del rapporto di monitoraggio degli SDG, i dati relativi allo SDG 6 hanno delineato un quadro contrastante per l’UE. Nonostante gli ulteriori progressi nell’accesso ai servizi igienici, le tendenze variano per la qualità dell’acqua e sono piuttosto sfavorevoli per la carenza idrica. L’area dell’UE colpita dalla siccità è aumentata notevolmente.
La strategia europea per la gestione sostenibile dell’acqua ha come obiettivo il buon accesso ai servizi idrici da parte di tutti i cittadini dell’UE. Tuttavia, permangono delle lacune e una significativa variabilità locale e stagionale. È inoltre necessario affrontare i crescenti rischi di siccità e alluvione. Sono state adottate misure nel campo della protezione e della gestione delle acque come parte della politica ambientale dell’UE (articoli 191-193 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea). La direttiva quadro sulle acque è il fulcro della legislazione dell’UE in questo settore e stabilisce un quadro per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e delle acque sotterranee. Le direttive più specifiche che la integrano comprendono la direttiva sull’acqua potabile, la direttiva sulle acque di balneazione, la direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, il regolamento sul riutilizzo delle acque e la direttiva sulle alluvioni. Inoltre, la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino mira a garantire il “buono stato ambientale” delle acque marine dell’UE.
Dal 2019, più di due terzi degli Stati membri dell’UE hanno ricevuto almeno un riferimento alla gestione efficiente dell’acqua nelle rispettive Raccomandazioni specifiche per Paese, nel contesto del semestre europeo. Lo Strumento di ripresa e resilienza (RRF) dell’UE, fortemente incentrato sulla transizione verde, può essere utilizzato per promuovere una gestione sostenibile delle acque. Complessivamente, i piani nazionali di ripresa e resilienza (NRRP) di 15 Stati membri includono misure di investimento e di riforma direttamente collegate a questo settore politico, con un budget di almeno 12,92 miliardi di euro. Pertanto, il RRF va a raddoppiare i finanziamenti destinati ai progetti legati all’acqua nell’ambito della politica di coesione fino al 2027, pari a 13 miliardi di euro complessivamente.
A fronte di un crescente divario di investimenti nella gestione sostenibile dell’acqua in tutta l’UE (attualmente stimato in 25,6 miliardi di euro all’anno), il RRF sta contribuendo ad affrontare alcune delle sfide con cui si confrontano sia l’UE e sia gli Stati membri. In cifre assolute, la Spagna e l’Italia destinano i maggiori stanziamenti del RRF alla gestione sostenibile dell’acqua, ma anche altri Stati membri come la Croazia, Cipro e la Slovenia dedicano particolare attenzione a questo ambito nei loro PNNR.
I piani di solito includono un mix di misure di riforma e di investimento, con le prime che dovrebbero migliorare l’impatto delle seconde e la governance del settore. La maggior parte dei finanziamenti (72,3%) è destinata a misure di gestione e conservazione delle risorse idriche (ad esempio, ripristino di dighe e progetti per ottimizzare l’uso delle risorse esistenti e creare o espandere riserve strategiche). Il resto è investito in misure per la “Fornitura di acqua per il consumo umano conforme a criteri di efficienza” (19,6%), compresa la riduzione delle perdite, e in attività di “Raccolta e trattamento delle acque reflue conforme a criteri di efficienza energetica” (8,1%).
All’8 luglio 2024, la Commissione europea ha valutato come raggiunto il 17% delle milestone e target connessi alla gestione sostenibile dell’acqua nei PNNR. La percentuale di completamento era molto più alta per le riforme (41%) che per gli investimenti (11%), l’anticipazione delle misure di riforma in molti piani nazionali contribuisce a questa differenza.
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