E’ stato presentato, nei giorni scorsi, il report commissionato da Csapitalia alla School of management della Bocconi. Obiettivo, dare un “quadro sui recenti dati principali relativi alle piccole imprese e ai lavoratori autonomi in Italia e identificarne le caratteristiche strutturali secondo un approccio comparativo con i principali Paesi dell’Unione Europea: Germania, Francia, Spagna e Paesi Bassi.
Le evidenze
ITALIA, IL PAESE CON IL MAGGIOR NUMERO DI LAVORATORI AUTONOMI. SONO OLTRE 4 MILIONI E 700MILA
“I lavoratori autonomi- si legge nella ricerca – sono il 20,6% del totale degli occupati in Italia. I lavoratori autonomi in Italia sono 4.765.400 nel 2022. L’Italia è il Paese dell’UE del campione con l’incidenza maggiore di autonomi da almeno venti anni, tuttavia con un trend in discesa. Le imprese fino a quattro dipendenti sono il 91% del totale in Italia. Le imprese in Italia sono 4.462.146 nel 2021: 2.917.725 quelle senza dipendenti e 1.141.352 quelle con un numero di dipendenti tra uno e quattro. Dal 2008 al 2021 si è ridotto il numero complessivo delle imprese del -2,5%: -2,4% nel caso particolare delle imprese fino a quattro dipendenti”.
PERSISTE IL DIVARIO DI GENERE, GLI UOMINI LAVORATORI AUTONOMI TOCCANO IL 24,5%, LE LAVORATRICI AUTONOME SI FERMANO AL 14,8%
“In tutti i Paesi del campione – si legge nello studio – vi sono meno donne che uomini tra gli occupati che sono lavoratori autonomi. L’Italia è però il Paese con il divario più elevato tra uomini occupati che sono lavoratori autonomi (24,5%) e donne occupate che sono lavoratrici autonome (14,8%)”.
L’80% DELLE IMPRESE ITALIANE È ATTIVO NEL SETTORE DEI SERVIZI
“L’80% delle imprese italiane – continua lo studio – è attivo nel settore dei servizi: l’83% nel caso delle imprese senza dipendenti, il 77% nel caso delle imprese da uno a quattro dipendenti. Le imprese fino a quattro dipendenti sono il 99,1% nel settore “Attività immobiliari” e il 97,4% nel settore “Attività professionali, scientifiche e tecniche. Il 69% dei lavoratori autonomi in Italia è attivo nel settore dei servizi, valore di poco inferiore rispetto al 73% dei dipendenti. Il 56% degli occupati sia nelle “Attività immobiliari” che nelle “Attività professionali, scientifiche e tecniche” sono lavoratori autonomi.
NEL 2021, l’83,1% DELLE IMPRESE CESSATE ERA SENZA DIPENDENTI, IL 15% CON UN NUMERO DI DIPENDENTI TRA UNO E QUATTRO
“Nel 2021, l’83,4% delle nuove imprese nate in Italia era senza dipendenti e il 15,5% era con un numero di dipendenti tra uno e quattro. Le imprese senza dipendenti sono quelle con la maggiore mortalità, quelle che cessano più frequentemente l’attività. Nel 2021, tra le imprese cessate in Italia l’83,1% era senza dipendenti e il 15,5% era con un numero di dipendenti tra uno e quattro”, sottolinea lo studio.
“Le imprese con un numero di dipendenti da uno a quattro hanno tassi di sopravvivenza superiori rispetto alle imprese senza dipendenti in tutti i Paesi del campione. Nel caso italiano, si evidenzia come, dal 2010 al 2020, le imprese con un numero di dipendenti uguale o superiore a dieci abbia un tasso di sopravvivenza inferiore alle imprese con un numero compreso tra uno e nove”, aggiunge la ricerca.
IMPRESE FINO A NOVE DIPENDENTI GARANTISCONO IL 42,8% DELL’OCCUPAZIONE
“Le imprese fino a nove dipendenti- si legge nel report- sono il 94,8% del totale in Italia e queste realizzano il 25,6% del valore aggiunto nazionale e garantiscono il 42,8% dell’occupazione (previsioni della Commissione europea per il 2023). L’Italia è il Paese con più lavoratori autonomi rispetto al totale degli occupati (quindi la somma di lavoratori autonomi e dipendenti). In Italia crescono gli autonomi con età uguale o superiore a 65 anni e diminuiscono quelli con età uguale o inferiore a 29 anni”.
COSA FARE?
La ricerca suggerisce di “avviare, nella sede istituzionale del CNEL, la definizione di un’Agenda Strategica per il Lavoro Autonomo, che contribuisca alla creazione di un mercato del lavoro autonomo efficiente, trasparente, inclusivo. L’Agenda Strategica dovrà indirizzare alcune aree di intervento a livello nazionale ed europeo, tra le quali: tecnologia; produttività; fiscalità; credito; welfare. Alla luce delle criticità emerse dall’analisi quantitativa, le policies da definire e implementare dovranno mirare all’efficientamento dell’intera «catena del valore» del lavoro autonomo e delle microimprese / imprese individuali, dando priorità a processi standardizzabili e trasversali ai settori e alle diverse tipologie di occupati”.
Per leggere il comunicato stampa e le dichiarazioni dei relatori cliccare su https://www.cnel.it/Comunicazione-e-Stampa/Notizie/ArtMID/1174/ArticleID/4214/LAVORO-AUTONOMO-BRUNETTA-REALT192-STRAORDINARIA-SERVE-MAGGIORE-ATTENZIONE