Report Cassa Forense. “Aumenta l’età media degli iscritti”

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“I numeri di Cassa Forense consegnano un quadro dell’Avvocatura significativamente diverso rispetto a qualche anno fa, con inversione del trend di crescita e aumento dell’età media degli iscritti”. Così il Presidente Valter Militi nella prefazione allo studio, in allegato, dal titolo “Modelli organizzativi per l’avvocatura”.

La ricerca curata dalla Fondazione Einaudi – si legge nell’intevento di Militi – muove in questa direzione, costituendo la ideale prosecuzione del tema affrontato nel 2023, la monocommittenza, che dei fenomeni societari costituisce un significativo spaccato, per provare ad offrire un quadro d’insieme di interesse per i colleghi”.

L’adozione di un modello societario (sia esso una S.t.A., una S.t.P. o altra forma societaria), o comunque organizzativamente complesso, può, infatti, rappresentare, nel rispetto dei principi deontologici di libertà, autonomia ed indipendenza e del ruolo sociale dell’avvocato, un’opportunità per i legali italiani per:
-fornire servizi professionali più efficienti, performanti e multidisciplinari;
-rispondere alle pressanti e mutate esigenze di un mercato globale, che richiede sempre di piùcompetenze integrate e diversificate;
-riorganizzare, migliorandolo, il lavoro all’interno degli studi, sia in termini di risorse umane chedi costi;
-cavalcare l’innovazione tecnologica;
-usufruire di risorse di capitale e di un più agevole accesso al credito;
-garantire una maggiore sicurezza, non solo di carattere economico, nella gestione delle pratichee dei servizi professionali offerti.

“La crescente domanda di servizi specialistici, la variegata e complessa disciplina normativa e processuale, la necessità di affrontare in maniera efficace i processi di innovazione tecnologica, l’estensione dei settori potenziali di consulenza, l’esigenza di razionalizzare i costi, spingono i singoli professionisti del mondo legale verso forme di associazionismo (da quelle c.d. “ibride” a quelle più complesse), nella consapevolezza del valore della condivisione come strumento di crescita”.

Cassa Forense ha adottato alcune misure volte a facilitare e sostenere i processi di aggregazione e associazione: si pensi ai bandi per l’assegnazione di contributi per l’organizzazione dello studio legale ovvero alle agevolazioni per l’accesso al credito finalizzato all’avviamento, all’acquisizione, alla costituzione di studi associati, multidisciplinari e società tra avvocati.

Esistono, peraltro, diversi fattori frenanti di tale processo di aggregazione.

L’odierno sistema fiscale disincentiva l’adozione di modelli associativi, laddove viene esclusa, ad esempio, la possibilità di fruire del regime forfettario nel caso di studio associato.

Vi è poi una certa ritrosia culturale che rallenta l’associazionismo nell’avvocatura: il rischio (o la paura) di perdita della propria indipendenza economica e professionale viene avvertito come il primo fattore che limita l’adozione di forme di organizzazione complesse.

Tutti questi temi hanno formato oggetto dello studio realizzato con la Fondazione Einaudi, con l’obiettivo di rappresentare, in modo sistematico, un articolato complesso normativo e fotografare una realtà assai composita: cogliere le esigenze del mondo legale e le possibili prospettive professionali per avviare una approfondita riflessione sul tema, coinvolgendo le diverse componenti dell’Avvocatura.

Evidenze e dati

Il numero complessivo di società o studi organizzati in forma societaria che esercitano l’attività degli studi legali ammonterebbe, secondo ISTAT (2007), a 7.986. Questo dato può essere desunto dalla sottrazione dal totale degli operatori nella categoria delle attività degli studi legali (168.441) dei professionisti che esercitano individualmente la professione (160.455).

Il campione è costituito dalle attività degli studi legali esercitate in forma societaria, suddiviso tra società in nome collettivo (21), società in accomandita (38), altre società di persone diverse da S.n.c. e sas (7521), società per azioni (19), società a responsabilità limitata (363), cooperative (11) e altre forme di impresa (13).

La tendenza è mutata dopo il 2012, e in particolare, a seguito dell’emergenza pandemica.

Al 2022, invece, limitatamente al fenomeno delle S.t.A., si contavano 535 società tra avvocati attive in Italia, +23% rispetto al 2021. I dati riportati dallo studio “Tutti i numeri delle S.t.A. in Italia”, pubblicato da Camera arbitrale di Milano e degli Uffici studi CCIAA di Milano Monza – Brianza – Lodi in data 13 giugno 20223, mostravano un effettivo e progressivo incremento della struttura societaria per lo svolgimento della professione forense.

Sul totale, 396 sono società di capitale e 139 sono società di persone, e, ancora, che due S.t.A. su tre (il 67,3%) sono organizzate in forma di S.r.l.

Secondo lo studio, i ricavi delle S.t.A. ammontano a 132 milioni di euro, rappresentando circa l’1,1% del valore del mercato legale italiano, stimato intorno ai 12 miliardi di euro. Sempre secondo lo studio, questa discrepanza rispetto alla percentuale delle S.t.A. sul totale degli studi legali in Italia indicherebbe che questo modello è prevalentemente diffuso tra le organizzazioni di piccole dimensioni o quelle create ex novo.

Le 535 società che producono l’1,1% del totale del mercato, in termini di fatturato, rappresentano solo circa lo 0,3% degli operatori totali del mercato legale e quindi producono valore in misura più che proporzionale.

I grandi studi legali, invece, incontrano ancora ostacoli nel passaggio a questa nuova forma giuridica, prediligendo i modelli di associazione ordinaria o altri.

I Territori

La distribuzione geografica dei ricavi delle S.t.A. premia prevedibilmente la Lombardia. La regione ospita 120 S.t.A., pari al 22,4% del totale nazionale, e registra ricavi annuali superiori a 49 milioni di euro, che rappresentano il 37,1% dei ricavi complessivi delle S.t.A., che ammontano a quasi 132 milioni di euro (dati riferiti ai bilanci del 2020).

Il Lazio si posiziona al secondo posto con 111 S.t.A., generando ricavi annuali complessivi di circa 45 milioni di euro, ossia il 34% del totale nazionale.

La Campania segue a distanza con 60 S.t.A. e ricavi annuali di circa 10 milioni di euro, che corrispondono appena al 7,5% del totale nazionale.

Lombardia, Lazio e Campania, le più “professionalmente popolose”.

Più specificamente, i dati relativi alla diffusione delle S.t.A. sul territorio nazionale mostrano un corposo aumento del fenomeno, passando dal totale di 69 del 2017 alle quasi 600 del 2024, evidenziando una crescita esponenziale. Le regioni più virtuose nell’impiego del modello societario sono il Lazio e la Lombardia, il cui montante complessivo corrisponde a più di 300 elementi.

L’impiego della società è ancora poco significativo in Basilicata, Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Calabria, Liguria, Abruzzo e Trentino-Alto Adige, la cui somma non raggiunge le 50 unità. Nelle altre regioni il fenomeno è mediamente esteso, variando il range da 15 a 41 S.t.A.