
Basta leggere l’introduzione, a firma Massimo Dal Checco (Presidente, Anitec-Assinform), del secondo rapporto sulla “Ricerca e Innovazione ICT in Italia” nonché le riflessioni del gruppo di lavoro Ricerca, Sviluppo e Innovazione per capire come “La strada più difficile da intraprendere è quella che punta sulle tecnologie e sui mercati ad alta intensità di conoscenza come motore della nostra economia”.
“Un settore – scrive Dal Checco – di specializzazione produttiva su cui incentrare gli investimenti, scommettendo e rischiando, per posizionare l’Italia tra i leader dell’innovazione esplorando nuovi territori competitivi” che a sua volta sottolinea come a suo parere “La strada più agevole e meno rischiosa, invece, ma solo nel breve periodo, è mantenere la struttura produttiva attuale, potenziandola anche attraverso miglioramenti tecnologici incrementali, ma con il rischio di perdere posizionamenti, nel lungo periodo, di fronte alle economie di scala massive di altri Paesi”.
“Per la nostra industria, la scelta è ovvia e obbligata. Come l’automazione industriale è
stata il punto di forza della competitività dell’industria nazionale negli ultimi anni, così
l’ICT e i prodotti delle sue attività di ricerca e innovazione possono e devono diventare il
punto di forza della competitività dell’industria nazionale nei prossimi anni, se vogliamo
difendere il nostro ottavo posto come economia mondiale”.
“Il fattore tempo – avverte – però, è cruciale e occorre accelerare da subito: il ruolo dell’Italia è marginale nei principali settori ad alto tasso di conoscenza (computer, pacchetti software, semiconduttori, biotecnologie) con un peso molto limitato di domande brevettuali
sul totale (sotto l’1%), mentre l’interscambio high-tech accusa perdite elevate nei settori
con maggiore potenziale di espansione della domanda. Le numerose evidenze offerte
nello studio confermano l’urgenza di una ricomposizione dell’offerta produttiva, attual-
mente ancora troppo sbilanciata verso settori di tipo tradizionale, prevedendo interventi
che rafforzino la presenza dell’industria nazionale nelle filiere dell’alta tecnologia. In
alternativa, il forte ritardo tecnologico accumulato dal nostro Paese nei confronti delle
maggiori economie è destinato solo ad ampliarsi”.
“Questo momento – conclude il Presidente di Anitec-Assinform – offre opportunità importanti, anzi uniche, per il rafforzamento dell’industria nazionale nelle filiere dell’alta tecnologia: intelligenza artificiale, data analytics, cybersicurezza, high-performance computing, tecnologie Quantum sono territori competitivi ancora aperti che possono dare l’opportunità anche al nostro Paese di svolgere un ruolo cruciale nella competizione tecnologica globale”.
E sugegrisce “sono necessarie diverse azioni, a partire dagli investimenti in ricerca e inno-
vazione in ambito ICT impegnando adeguate e significative risorse finanziarie – anche
tenuto conto del volume di investimenti a livello globale – e puntando, contemporanea-
mente, sul rafforzamento della dimensione dei programmi europei e sulla massima par-
tecipazione dell’Italia agli stessi. I programmi nazionali ed europei, PNR 2022-2027
e Horizon Europe 2021-2027, che entrano ora nella seconda parte del loro percorso,
sono strutturati in modo da stimolare la formazione di consorzi e la partecipazione
delle PMI. In vista dell’esaurirsi di questi programmi, vanno previsti meccanismi che
salvaguardino questa impostazione a beneficio del consolidamento e dell’ampliamento
della filiera tecnologica, da un lato, e del rafforzamento delle sinergie tra industria e
università, dall’altro”.
“La collaborazione accademia-imprese deve essere sostenuta a livello nazionale, europeo e internazionale particolarmente nel campo dello sviluppo di tecnologie di frontiera quali, ad esempio, quelle quantistiche, per il cui progresso futuro è essenziale la condivisione di infrastrutture e di know-how”.
Mentre, “a livello nazionale, andrà allineata la regolamentazione sui crediti di imposta R&I
affinché le filiali italiane delle aziende multinazionali possano partecipare ai progetti
più importanti delle loro case madri con ricadute importanti per l’attività di ricerca che
3Ricerca e Innovazione ICT in Italia viene svolta in Italia e per i nostri talenti.
A tal proposito, la questione “talenti” in ambito STEM resta cruciale nel nostro Paese e
riguarda in maniera specifica il comparto ICT: per questo, crediamo sia urgente attuare da subito politiche che consentano nel breve-medio termine di formare sempre più competenze per la ricerca applicata, anche favorendo il coinvolgimento delle imprese”.
Infine, “è necessario rilanciare l’idea di un modello a rete per il trasferimento tecnologico
che includa anche la ricerca applicata ICT, sul solco dei percorsi di invenzione tecnolo-
gica già intrapresi con successo dalle maggiori economie anche in Europa. Aumentare e valorizzare le invenzioni ICT per aumentare la specializzazione produttiva high-tech del nostro Paese farà dell’innovazione ICT uno strumento fondamentale per estrarre crescita economica e occupazionale nei prossimi anni. Il digitale è il futuro, la R&I ICT l’assicurazione per il nostro futuro”.