
Nonostante la recente politica dei dazi imposta dagli Usa, sono proprio gli Stati Uniti il principale mercato di sbocco italiano con un export di vino pari a 1,9 miliardi di euro con un balzo decennale tra 2014 e 2024 del +72,4%.
E non solo. Gli statunitensi comprano italiano molto più di quanto gli italiani comprino americano.
Questi alcuni dati del rapporto Censis/Enpaia presentato, nei giorni scorsi, a Vinitaly che puntano la lente di ingrandimento sul problema dei dazi sottolineando che “La lotta non potrà diventare una sorta di braccio di ferro isolato tra Italia e Stati Uniti, per il semplice motivo che non ci sono le condizioni di base, visto il quadro basico di quel che l’Italia importa e quel che esporta verso quel mercato. Colpisce per il vino come nel decennio 2014-2024, mentre cresceva il mercato americano come destinazione, si riduceva il peso relativo dei mercato di numerosi paesi europei e anche della Cina e del Giappone”.
Rapporto Enpaia-Censis: i numeri dell’export
Come già scritto gli Stati Uniti sono in cima alla classifica, seguiti da Germania con 1,2 miliardi di euro (+21,4% nel 2014-2024), il Regno Unito con 851 milioni di euro (+29,3% nei dieci anni trascorsi) e il Canada con 448 milioni di euro e +62,3% dal 2014 al 2024.
Dai dati emerge la rilevanza dell’export di vino da uve per l’economia italiana e, al contempo, come la matrice import-export italo-americana sia complessivamente segnata da un’articolazione di prodotti in cui visibilmente il consumatore americano è essenziale per talune produzioni italiane, vino incluso.
Gli italiani amano il turismo enogastronomico
Le attivita` legate alla produzione e al consumo del vino contribuiscono a costruire un’offerta di esperienze che coinvolge diversi attori. Il vino, dunque, si presenta non solo come prodotto, ma come una vera e propria esperienza culturale. In questo contesto, il 73,8% degli italiani dichiara di apprezzare gite nei territori vinicoli, visite in cantine e degustazioni, a conferma che il vino e` una chiave d’accesso a un turismo esperienziale che unisce cultura, natura e piacere. Interessante e` anche l’aspetto democratico di queste esperienze, apprezzate a tutti i livelli di reddito: il 75% degli italiani con redditi piu` bassi, il 75,4% della fascia medio-bassa, il 70,2% di quelli con redditi medio-alti e il 74,1% degli alti. In questo scenario, il ruolo degli operatori della filiera del vino, dalla produzione agli esercizi pubblici, e` fondamentale. L’impegno nel costruire pacchetti esperienziali che potenziano l’attrattivita` del vino e rispondono ai desideri dei consumatori e` la chiave per garantire un’offerta capace di rispondere ai bisogni vitali degli italiani, rendendo il vino un’esperienza indimenticabile, capace di arricchire il presente e valorizzare il patrimonio culturale e naturale del nostro Paese.
Vino simbolo dell’italianità e motore economico per il Bel Paese
Il 90,9% degli italiani concorda sul fatto che il vino italiano contribuisca a migliorare l’immagine dell’Italia all’estero, mentre l’86% crede che il rapporto degli italiani con il vino sia un elemento distintivo del nostro Paese. Inoltre, l’89,3% riconosce l’importanza economica del vino, vedendolo come un motore per la creazione di occupazione, l’attrazione di turisti e la generazione di ricchezza nelle aree di produzione.
Vince la qualità sulla quantità
L’80,2% degli italiani preferisce ridurre le quantità di vino consumato, optando per una selezione di alta qualità e l’acquisto di vini pregiati non è esclusivo di chi ha un alto reddito, ma diventa una scelta trasversale. Infatti, il 75% delle persone con reddito basso e l’82,4% delle persone con reddito alto, condividono la stessa preferenza: bere meno, ma meglio.
Infine, il 90,1% degli italiani ritiene possibile bere vino in modo responsabile, senza ricorrere agli eccessi. Questo principio non è limitato ad una classe sociale o culturale specifica, ma è radicato in tutte le fasce di reddito e livelli di istruzione.