
Il 25 e 26 marzo AdEPP ha partecipato al secondo appuntamento annuale dei Comitati permanenti della Piattaforma europea della sicurezza sociale (ESIP). Nel Comitato Eurelpro sono state presentate le principali evidenze del Rapporto Welfare 2024 di AdEPP, con particolare riferimento al Focus Giovani. Di quest’ultimo i partecipanti alla riunione hanno apprezzato l’approccio, l’intento di comprendere le esigenze dei giovani professionisti iscritti alle Casse per quanto concerne sia la previdenza in sé sia il welfare allargato (supporto nella professione, nella genitorialità, nell’assistenza, nello sviluppo di una nuova attività, ecc.).
Il 26 marzo si è tenuto il workshop “Pensions for the future: The role of social security in long-term sustainability and trust” organizzato dal Comitato permanente pensioni di ESIP. Abbiamo avuto la possibilità di ascoltare il Prof. Sebastian Gajewski, Viceministro polacco della Famiglia, Lavoro e Politiche Sociali, che ha tenuto un discorso programmatico (registrato). Nel suo intervento, il Viceministro ha ricordato le priorità del semestre di presidenza polacca del Consiglio europeo, insistendo in particolare sulle “politiche integrate per le persone anziane”, ossia sul maggiore coinvolgimento dei lavoratori anziani nel mercato del lavoro, grazie alla totale integrazione di politiche del Lavoro, della salute e pensionistiche. A titolo esemplificativo, tra le misure politiche da introdurre per trattenere al lavoro i lavoratori in età di pensionamento, il Viceministro ha citato: a) gli incentivi fiscali per i lavoratori senior per non lasciare il posto di lavoro al momento dell’età pensionistica; b) incentivi per datori di lavoro per assumere lavoratori seniors; e c) l’aumento dell’entità della pensione per chi rimane al lavoro oltre l’età di pensionamento.
La Presidenza polacca dell’UE promuove l’attività lavorativa e professionale dei lavoratori senior, in quanto valore aggiunto sia per il mercato del lavoro e la società, nell’ottica dell’invecchiamento attivo, sia per la sostenibilità dei sistemi pensionistici. Al termine del semestre di Presidenza intendono, pertanto, rilasciare delle Conclusioni consiliari sul tema “Integrated policies for older people”.
Molto interessanti gli scambi di opinioni tra i relatori dell’evento: Francesco Corti, membro del Gabinetto del Vicepresidente esecutiva Roxana Mînzatu; la dott.ssa Camille Logeay, ricercatrice presso l’Università di Scienze Applicate di Berlino; Tuija Nopola, matematica del Centro Finlandese per le Pensioni; il dott. Bart van Riel, del Consiglio Economico e Sociale olandese; Maciej Lis, economista dell’OCSE; Robert Marczak, responsabile della sezione di promozione scientifica dell’Istituto Polacco per le assicurazioni sociali e Joël Boulanger, responsabile delle politiche pensionistiche della Commissione europea.
Francesco Corti ha sottolineato la crescente digitalizzazione della sicurezza sociale a livello europeo, il cui scopo principale è lo scambio di informazioni tra enti di previdenza dei vari paesi, come nel sistema EESSI, ma anche la creazione di strumenti pensionistici pan-europei (es. PEPP). Non ultimo, tuttavia, anche l’apprendimento reciproco e lo scambio di metodologie tra Stati membri.
In questo scenario, le problematiche più evidenti riguardano l’eccessiva frammentazione degli strumenti e delle competenze e la scarsa coerenza tra alcune delle politiche e misure promosse, anche dalla stessa Commissione (ad es. i reference points distribuiti su diverse unità e direzioni generali), nonostante il lavoro di coordinamento sia aumentato con questo mandato. Infatti, con la DG CONNECT si è rafforzata la collaborazione su digitalizzazione, adeguatezza delle pensioni, invecchiamento, accesso alla protezione sociale, coordinamento in materia di sicurezza sociale. O con la rete europea dei servizi per l’impiego (PES Network) e il loro rapporto con la sicurezza sociale in merito all’uso dell’IA e servizi digitali.
Tra le misure più urgenti su cui sta lavorando la Commissione, in tema di sicurezza sociale, c’è sicuramente il Pacchetto sulla mobilità del lavoro (Labour mobility package) che sarà rilasciato entro il 2025, con ulteriori investimenti nella digitalizzazione dei sistemi di sicurezza sociale. L’intento è di consolidare e standardizzare gli ingenti investimenti fatti dagli Stati membri in infrastrutture digitali, e di risolvere le problematiche di dialogo tra i diversi sistemi di sicurezza sociale. Questo intervento generale deve tener conto di quanto già esiste, come nel caso del sistema EESSI, nato per migliorare lo scambio di informazioni elettroniche che non ha pienamente funzionato, poiché non tutti gli Stati membri si sono connessi col medesimo livello di aggiornamento costante. Tali dislivelli causano problemi nelle ispezioni, poiché mancano informazioni su aspetti lavorativi (es. contrattualistica) e su quelli previdenziali, che sono fondamentali per le verifiche. La Commissione intende proporre l’introduzione della prova di avvenuto caricamento della richiesta di informazioni/dati, per verificare i tempi di risposta del sistema previdenziale e il riconoscimento del periodo di lavoro effettuato in altro paese da quello di residenza (pratica, certificazione).
Anche lo strumento ESSPASS – che potenzialmente può favorire la mobilità intra UE – secondo la Commissione dovrebbe essere maggiormente valorizzato e utilizzato, perché consente al singolo lavoratore di poter consultare la propria storia pensionistica direttamente dal proprio portafoglio digitale. Un ulteriore elemento su cui la Commissione (DG EMPL) ha iniziato a lavorare, ha aggiunto Corti, è il mantenimento del diritto al sussidio di disoccupazione in altro paese per i lavoratori mobili nell’UE, al fine di ridurre le frodi e le problematiche sinora riscontrati. Infatti, è necessario giungere a un bilanciamento tra i due principi del diritto a ricevere il benefit, quando si è in regola con il pagamento dei contributi, e dell’essere disponibile a lavorare se si è in grado di farlo. Infatti, il rientro nel mercato del lavoro deve avvenire il prima possibile, anche nella mobilità interna all’UE; ma per ottenere ciò occorre che ogni Stato membro si doti di servizi per l’impiego in grado di lavorare a livello europeo, con scambio costante di informazioni digitali tra di essi. Solo così si può assicurare il controllo sull’attivazione del lavoratore mobile nell’UE e mantenere il diritto a percepire nel paese di arrivo il sussidio di disoccupazione maturato nel paese di provenienza.
Nel concludere il suo intervento, Corti ha informato i presenti sul parere positivo della Commissione circa la decisione della presidenza polacca dell’UE di riprendere il negoziato sulla revisione del Regolamento 883/2004 sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, revisione che dovrebbe concludersi entro giugno 2025. In proposito, le posizioni dei vari paesi membri sono distanti e vanno esaminate con attenzione. Anche il Parlamento europeo ha messo in agenda la discussione sul Regolamento per concludere l’esame negoziale entro il primo semestre di quest’anno.
Uno scambio di opinioni nel Workshop ha riguardato la distanza tra gli studi condotti a livello accademico da economisti ed esperti di sistemi di sicurezza sociale e le scelte compiute a livello politico dai vari governi. Ad esempio, in Germania il dibattito sulla riforma delle pensioni è molto vivace e gli studi condotti dalla Università di Berlino sono stati oggetto di discussione, ma senza un reale confronto sul modello sviluppato a livello tecnico, limitandosi a una interpretazione ed uso politico dei dati scientifici. In sostanza, gli accademici lamentano una certa chiusura al confronto sulla sostenibilità e sul modello attuariale proposto da parte dei responsabili politici e di quelli degli enti pensionistici.
Secondo Francesco Corti il dibattito tra università e politica deve sempre considerare quale è l’intenzione politica e le connessa responsabilità. Gli esperti indipendenti potrebbero utilmente valutare se quanto proposto nei programmi elettorali dei vari partiti sia “sostenibile” e quali effetti possa avere. Queste valutazioni aiuterebbero i cittadini (elettori) a capire meglio il dibattito sulle finanze pubbliche (anche sulle pensioni).
Nel corso del workshop è stato portato l’esempio della riforma pensionistica introdotta nei Paesi Bassi per illustrare l’importanza della trasparenza e della consultazione di tutti gli stakeholder. L’intero processo di riforma ha comportato un periodo di quasi dieci anni di preparazione, affinché tutti i soggetti interessati concordassero su obiettivi e contenuti. Partiti nel 2014 con le prime discussioni e la richiesta al Consiglio economico e sociale di realizzare un rapporto sul futuro del sistema previdenziale nederlandese, che enfatizzava la necessità di una riforma del sistema corrente a fronte della constatazione che le giovani generazioni non erano fiduciose che per ogni euro versato avrebbero ottenuto un trattamento pensionistico equivalente. Tra il 2015 e il 2019 si è passati per una serie di dibattiti e la pubblicazione del rapporto del Consiglio economico e sociale, che hanno portato alla sottoscrizione nel 2019 di un Accordo di coalizione (Governo Rutte) nel quale si affermava che la riforma si sarebbe basata sull’Advisory report del Comitato economico e sociale. Nel 2019-2020 si è quindi tenuto un referendum organizzato da uno dei sindacati più rappresentativi, con un successivo accordo sulla riforma (agreement of the trade unions). Tra il 2021 e 2023 è stato condotto il percorso legislativo, con l’adozione della legge a metà del 2023 e il successivo avvio dei piani di transizione con il partenariato sociale e l’attuazione per tramite di fondi pensione e assicurazioni.
A livello tecnico è intervenuta per la Commissione Dana Backmann, capo unità Protezione sociale nella DG Employment, che ha sottolineato l’importanza della sicurezza sociale nelle politiche dell’UE, a partire dal ruolo attribuito dal pilastro europeo dei diritti sociali e dall’attribuzione di una vicepresidenza esecutiva della Commissione europea alle politiche “sociali” (competenze, inclusione sociale, lavoro). Secondo il nuovo approccio politico della Commissione, infatti, competitività, protezione sociale e politiche sociali devono andare di pari passo nelle innovazioni e favorire una maggiore produttività dell’UE. L’adozione della comunicazione sulla “Union of Skills” mira ad avvicinare il mondo dell’istruzione con il mondo del lavoro e dello sviluppo innovativo (per quanto concerne la sicurezza sociale, la comunicazione tocca la portabilità e il riconoscimento delle qualifiche e titoli professionali per una maggiore mobilità nell’Ue e, conseguente, continuità lavorativa e previdenziale, con aumento della produttività. Per il 2025 è attesa la revisione e aggiornamento del Piano d’azione del pilastro europeo dei diritti sociali e la strategia europea per i lavori di qualità. Bachmann ha invitato i presenti a partecipare alla consultazione pubblica sul Pilastro sociale che la Commissione lancerà a breve, anche mediante position paper su temi inerenti la sicurezza sociale e le pensioni, ma anche sull’housing in relazione agli investimenti dei fondi pensione.