Loukas Stemitsiotis. Mega trend e sfide

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Globalizzazione, demografia e digitalizzazione sono i tre mega trend sottolineati da Loukas Stemitsiotis, Haed Unit – Thematic Analysis, DG Employment, Social Affairs and Inclusion, European Commission, durante il suo intervento. (in allegato)

Uno speach che è partito proprio dalle sfide da affrontare come l’invecchiamento che richiederà una maggiore crescita della produttività o la rapida robotizzazione e digitalizzazione che se da una parte potrebbero far aumentare la produzione dall’altra invece potrebbero causare perdite di posti di lavoro. Ma è davvero così bianco e nero?

“Sembra intuitivo – ha spiegato Stenitsiotis – che l’automazione possa distruggere posti di lavoro e diversi studi si sono concentrati sulla valutazione del potenziale della scienza e della tecnologia per automatizzare le attività e quindi distruggere i lavori umani, ma dal Rapporto ESDE è emerso che questo legame non è così stretto e vincolante e ciò è più facilmente comprensibile se si analizza il “caso tedesco”.

“In Germania, nel settore manifatturiero – nonostante la crescita esponenziale del numero dei robot – sono state registrate perdite di posti di lavoro piuttosto contenute, mentre vi è stato un incremento massiccio dell’occupazione nel settore dei servizi, con la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro. Abbiamo effettuato simulazioni di modelli per comprendere meglio il caso tedesco, ed è emerso che da parte dei lavoratori che – a causa del progresso tecnologico – hanno perso il proprio posto di lavoro o hanno subito una riduzione dei propri salari, vi è una fortissima spinta a reagire puntando su un mix di abilità e nuove competenze”.

“I lavoratori stanno perdendo il lavoro – ha spiegato il rappresentante europeo – perché i robot e i computer possono svolgere i loro compiti in modo più efficiente, ma allo stesso tempo, le imprese sono e saranno sempre dotate di lavoratori qualificati e ciò consente di aumentare la produttività del lavoro, e quindi la competitività, i profitti, la crescita. Quello di cui abbiamo bisogno per rendere il capitale complementare al lavoro sono le competenze e le qualifiche. La nozione di “cambiamento tecnologico orientato all’abilità” è ancora valida, ma la risposta ancora aperta è “dove siamo con le competenze?”.

 

LE SLIDE E LE NOTE A MARGINE

Loukas Stemitsiotis – Capo Unità della Direzione generale degli affari sociali della CommissioneUE, ha analizzato gli orientamenti sulla base di megatrend ed i cambiamenti derivanti dall’invecchiamento della popolazione e dalla rapida robotizzazione e digitalizzazione che – pur producendo effetti positivi in termini di produttività – potrà determinare la perdita di posti di lavoro e dunque la necessità di garantire l’adeguatezza ed il finanziamento degli strumenti di protezione sociale.

Un’evidenza che costringe a ripensare al modello di organizzazione del lavoro che dovrà necessariamente essere modificato e tarato sulle nuove esigenze del mercato che si trova ad affrontare le sfide correlate alla competitività ed all’apertura dei mercati – sempre più globalizzati ed interconnessi – ed impongono investimenti in conoscenze e competenze e dunque sostegno al capitale umano e culturale.

LE PIATTAFORME

È stato anche sostenuto che le piattaforme migliorano l’allocazione globale delle risorse decentralizzando la produzione, perché sbloccano risorse precedentemente inutilizzate o sotto utilizzate. Inoltre, la natura dei servizi forniti attraverso nuove forme di lavoro come le piattaforme Internet e la loro portata globale, nonché la loro facile disponibilità, riducono i costi di transazione e quindi aumentano la produttività. Il volto del lavoro sta cambiando anche attraverso l’utilizzo delle piattaforme e di altre nuove forme di lavoro nel settore dei servizi, anche se finora il numero degli occupati nell’economia della piattaforma è relativamente contenuto (solo 1 adulto su 10 ha esperienza di lavoro in piattaforma) e dunque bisogna essere molto cauti nelle previsioni relative ad una sostituzione generalizzata dei lavoratori standard con lavoratori non standard.

Recentemente abbiamo ricevuto preziose informazioni dallo studio COLLEEM, finanziato dalla Commissione e condotto dal Centro comune di ricerca della Commissione europea, ed è stato provato che solo una minoranza di lavoratori della piattaforma si guadagna da vivere lavorando in piattaforma e pochissime persone (2,3%) traggono più della metà del proprio reddito da tale attività.

Eppure la piattaforma è un modello che si sta espandendo soprattutto per offrire servizi di alloggio, finanziari, domestici e professionali. Stime recenti infatti, indicano che il valore monetario delle transazioni all’interno di piattaforme collaborative è cresciuto del 56% tra il 2013 e il 2014, così come vi è stato un notevole incremento percentuale del numero di transazioni all’interno delle piattaforme collaborative che è aumentato del 77% tra il 2014 e il 2015.

Nel complesso sembra esserci una tendenza al rialzo dei servizi richiesti e forniti online.

Questa tendenza sembra essere la più forte negli Stati Uniti, ma può essere osservata anche in Europa.

I MODELLI ORGANIZZATIVI

I vecchi modelli organizzativi verranno soppiantati – nell’arco dei prossimi 5 anni – dall’utilizzo di piattaforme digitalizzate e per un effettivo aumento di produttività, occorrerà utilizzare pienamente le competenze anche attraverso un’organizzazione flessibile di lavoro visto che – mentre i mercati del lavoro continuano a migliorare – l’influenza dei megatrend si rafforza.

MEGATREND

L’ importanza dei cambiamenti demografici che diventeranno molto più vincolanti in futuro, dimostrando che secondo le proiezioni Eurostat, la Germania – ad esempio – vedrà la sua popolazione in età lavorativa contrarsi in media dello 0,4% ogni anno fino al 2060 ed il tasso di dipendenza demografica che collega il numero di persone dai 65 anni ai 20-64 anni passerà da 33% di oggi a quasi il 55% nel 2060.

Non solo in Europa assistiamo al progressivo invecchiamento della popolazione ma mentre in altri Paesi industrializzati come Stati Uniti, Canada, Australia e Regno Unito, la popolazione attiva continua ad aumentare, in Europa diminuisce la quota di popolazione attiva rispetto alla popolazione totale e si registra quindi un “dividendo demografico” negativo.

Assumendo uno scenario ottimistico, è anche possibile che – nell’arco dei prossimi 10 anni – nonostante il calo della popolazione attiva, l’occupazione continui comunque a crescere ma ciò creerebbe una situazione paradossale ed inevitabili storture sull’occupazione poiché se tutti gli individui attivi fossero occupati, non sarebbe possibile un’ulteriore espansione dell’occupazione e di conseguenza l’occupazione comincerebbe a diminuire e prima o poi – prevedibilmente dal 2032 – la crescita dell’occupazione registrerà segno meno con inevitabili conseguenze sulla crescita economica.

I ROBOT

Occorre implementare strategie per accelerare la crescita della produttività ma potremmo mai permettere ai robot di fare il nostro lavoro? I robot sono stati principalmente impiegati per svolgere ed automatizzare compiti ripetitivi sostituendo gradualmente i lavoratori precedentemente addetti a tali mansioni. Inoltre, rispetto ai lavoratori sono sempre più economici, anche considerando che negli ultimi trent’anni, il prezzo dei robot è diminuito mentre il costo del lavoro è aumentato e di conseguenza diventano sempre più numerosi.

Il numero di robot nell’UE a 28 è aumentato quasi costantemente passando dalle 97.000 unità del 1993 alle 431.000 nel 2016 causando perdite di posti di lavoro nella fase delle produzione durante la quale viene utilizzato l’85% delle scorte operative di robot industriali.

L’aumento del numero di robot ha un effetto positivo sulla produttività poiché è stata dimostrata – nella fase di produzione – una chiara correlazione positiva (+0,58) tra l’intensità del robot (numero di robot/numero di lavoratori) e la produttività totale dei fattori (valore aggiunto per ora lavorata).