Welfare, Investimenti, Servizi, Europa in sintesi WISE, è questo il progetto che traccia il cammino del Sistema AdEPP, quattro linee direttrici di attività che esploriamo insieme al Presidente Oliveti.
“Il progetto è quello di allargare l’offerta di welfare di categoria che deve, ad esempio, tutelare i rischi professionali e biometrici, semplificare l’accesso al credito, favorire la formazione continua, sviluppare forme di assistenza sanitaria integrativa e previdenza complementare, rispondere ad una domanda di sostegno, anche al reddito, che è evidente. Molte Casse hanno già progetti di welfare professionale, buone pratiche che vogliamo mettere a fattore comune, seguendo il principio dell’assetto variabile: si crea un menù di proposte e, poi, le Casse interessate scelgono quelle più adatte alle esigenze dei propri iscritti. E le modalità migliori.”
Sinergie anche per quanto riguarda gli investimenti?
“Si, anche qui seguendo il concetto di assetto a “geometria varabile”, proposte non vincolate ad una adesione obbligata ma come opportunità da cogliere, in cui la sinergia tra Casse possa potenziare l’effetto economico dell’investimento. Vogliamo investire sul lavoro perché previdenza e lavoro sono vasi comunicanti, non ci può essere l’una senza l’altro e viceversa, investimenti vicino ai nostri bacini professionali visto che rappresentano il 10% del Pil nazionale e quindi sostenerli significa fare l’interesse di tutto il sistema Italia, portando la massima attenzione alla tenuta del patto generazionale. Oggi le Casse, che stanno tutte meglio di quando erano pubbliche, sono pronte a fare la propria parte, come fanno d’altronde da 20 anni perché abbiamo sempre acquistato Buoni e Certificati di Credito del Tesoro. Ancora oggi gestiamo un patrimonio immobiliare che abbiamo ereditato nel passaggio da pubblico a privato, abitazioni destinate all’equo canone e con la finalità sociale di dare un alloggio ai dipendenti pubblici, non particolarmente qualitativo per genesi e perché usurato dal tempo e che dobbiamo in parte dismettere perché ce lo impone una norma approvata recentemente. Come se il mercato non aspettasse altro. Un esempio di come la nostra autonomia, sancita da leggi dello Stato, venga continuamente messa in discussione. Noi rispondiamo con azioni concrete a quanti prospettano accorpamenti, commissariamenti o vorrebbero gestire un patrimonio che appartiene unicamente agli iscritti delle Casse, rivendichiamo l’ottimo lavoro fatto fino ad oggi, una gestione che merita riconoscimenti e rispetto. Abbiamo saputo affrontare il cambiamento, siamo stati e saremo saggi, il progetto WISE è il cammino da seguire”.
Sinergie in funzione, quindi, anche di servizi in comune?
“Noi pensiamo a servizi messi a sistema per realizzare economie di scala e per aumentare la qualità di ciò che offriamo. Bandire gare in comune, unire i numeri per abbassare i costi di servizi da erogare ai nostri iscritti, fornire proposte di formazione per gli iscritti, per i dipendenti e per le governance delle Casse, sono solo alcuni esempi di servizi che possono essere condivisi, sempre nel rispetto del principio di un assetto variabile. La singola Cassa sceglierà via via le soluzioni più adatte alla propria realtà e alle proprie esigenze”.
E di Europa. Quali sono gli obiettivi che volete raggiungere?
“Innanzitutto intercettare con la massima efficacia fondi e finanziamenti specifici, in Europa come nel territorio nazionale. Con le Amministrazioni regionali il dialogo è ormai strutturato e sempre più bandi sono aperti anche ai liberi professionisti. Inoltre AdEPP sta costruendo una serie di protocolli d’intesa che porteranno l’associazione ad avere un ruolo ancora più attivo sia nella comunicazione sia nella informazione sia nella formazione. Siamo tra gli attori principali nella costruzione della seconda fase del programma Garanzia Giovani con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e continua il nostro lavoro di presenza e di proposte all’interno del tavolo tecnico con il Ministero dello Sviluppo Economico. Sul fronte Europa l’obiettivo è anche quello di proiettare il sistema Casse in una dimensione di più ampia considerazione e peso specifico anche attraverso una nostra presenza più strutturata”.
Il Governo ha approvato il Disegno di legge sul lavoro autonomo. Che cosa ne pensa?
“La sfida di oggi è come organizzare nuove forme di protezione efficiente ed efficace in un mondo che cambia e dove il lavoro è in continua trasformazione. Per vincerla c’è bisogno di nuove idee, nuove modalità, collaborazioni e soprattutto risorse e i 50 milioni previsti nel Ddl sono pochi. Durante l’audizione alla Commissione lavoro del Senato abbiamo presentato una serie di proposte. Ad esempio abbiamo chiesto che i liberi professionisti non iscritti agli ordini, oggi obbligati a versamenti alla gestione separata dell’Inps, possano liberamente optare per trasferire lo stesso versamento alle Casse, ricevendo in cambio prestazioni che vanno dalla previdenza complementare alla sanità integrativa, a specifiche tutele nel caso di malattie oncologiche o al sostegno alla attività professionale. Altra proposta è l’utilizzo del credito di imposta, previsto per gli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza, per la copertura previdenziale di coloro che non sono iscritti ad altra gestione previdenziale e obbligatoria e che abbiano avuto, negli ultimi 5 anni, un reddito inferiore al 50 per cento della media della Regione in cui lavorano. Vorremmo istituire l’Osservatorio sui redditi dei liberi professionisti, senza costi per lo Stato, che potrebbe essere di supporto sia nella redazione dei bilanci tecnici sia nella individuazione di politiche e misure per l’autoimpiego promosse dalle stesse Casse di previdenza. Inoltre siamo convinti che una delle sfide della previdenza riguardi le coperture sanitarie e di long term care. Potremmo costituire dei Fondi Sanitari Integrativi, individualmente o in sinergia tra le Casse, con patrimonio separato rispetto a quello oggi destinato alla previdenza, usufruendo della disciplina fiscale di vantaggio oggi riconosciuta ai lavoratori dipendenti aderenti ai fondi. E poi c’è il tema del ritardo dei pagamenti che anche nell’ultima ricerca del Censis risulta essere uno dei problemi più sentiti dai liberi professionisti. L’articolo 2 del Ddl , così come è scritto, sembrerebbe escludere i lavoratori autonomi perché non li menziona, mentre la normativa richiamata (Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231 « Attuazione della direttiva 2000/35/CE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali ») li comprende. Chiediamo chiarezza”.
Le risorse dei professionisti ritornino ai professionisti, questo il titolo di una delle proposte presentate?
“Si. Il sistema delle Casse di previdenza attraverso i contributi dei liberi professionisti concorre in maniera massiccia al risanamento della finanza pubblica sottraendo risorse dai montanti contributivi per destinarli ai saldi di finanza pubblica. Ogni anno, il 15 per cento della spesa sostenuta per consumi intermedi nell’anno 2010 viene versato nelle Casse dello Stato. Si tratta di circa 25 mln di euro l’anno. Si potrebbe prevedere che i risparmi delle Casse in termini di spending review e sinergie rimangano alle Casse per destinarli ai professionisti con redditi sotto una percentuale della media regionale. Un ulteriore copertura potrebbe arrivare dall’utilizzo del fondo sul credito di imposta per gli investimenti (circa 80 milioni di euro). Senza contare che si potrebbe inoltre ridurre la doppia tassazione prevista sui rendimenti degli investimenti delle Casse di previdenza per aumentare le prestazioni in favore dei professionisti iscritti”.