Formazione professionale. Colao detta le linee

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Rafforzare la formazione continua per gli ordini professionali, progettando corsi trasversali fra i diversi ordini su tematiche comuni relativi a organizzazione del lavoro, nuove competenze green, digitale, etc. per favorire lo scambio di competenze e massimizzare la velocità di apprendimento, è questo uno dei tempi contenuti nel maxi documento del comitato di esperti guidato da Vittorio Colao dal titolo “Iniziative per il rilancio Italia 2020-2022″.

Lo studio affronta e si focalizza su alcuni settori che potrebbero essere discussi, se fatti, durante “Gli stati generali dell’economia”, annunciati dal Presidente del consiglio ma non ancora appoggiati sia dal Pd sia dai partiti dell’opposizione.

 

Si tratta di 121 pagine che contengono le linee di azione proposte in materia di:

  • Imprese e lavoro;
  • Infrastrutture e ambiente;
  • Turismo, arte e cultura;
  • Pubblica Amministrazione;
  • Istruzione, ricerca e competenze;
  • Individui e famiglie.

 

Ma torniamo alla scheda  sulla formazione

Il Contesto

Il discorso sulla formazione continua non ha finora sottolineato a sufficienza il ruolo fondamentale che tale processo di apprendimento ricopre per i professionisti a livello non soltanto individuale, bensì sociale ed economico. Il D.P.R. 137/2012 stabilisce che tutte le professioni riconosciute secondo Ordini dedicati (che fanno capo a diversi Ministeri) hanno l’obbligo della Formazione Continua, al fine di approfondire, perfezionare, sviluppare, aggiornare, nonché acquisire conoscenze teoriche e competenze professionali per poter mantenere o migliorare la propria qualificazione professionale. I corsi – proposti da providers riconosciuti e sviluppati all’interno di ogni singolo Ordine – danno adito all’acquisizione di Crediti Formativi Professionali. La pandemia ha tuttavia indicato la necessità per i professionisti di avere una formazione gestionale di tipo multidisciplinare, nello scambio di competenze con altri saperi. Il valore aggiunto per un coordinamento integrato della formazione continua tra i diversi Ordini consisterebbe nel promuovere un comune indirizzo formativo su temi di interesse comune e generale. I corsi proposti si integrerebbero con quelli esistenti, potenziando le piattaforme digitali

Azioni specifiche

  1. Istituire un “Coordinamento inter-professionale per lo sviluppo multidisciplinare di competenze” presso la PCM, composto dagli ordini professionali legalmente riconosciuti, al fine di indicare un indirizzo comune per la formazione continua, in collaborazione con università e centri di ricerca. Il Coordinamento indicherà un responsabile per la pianificazione di attività comuni, sviluppate poi autonomamente a livello territoriale. Temi: sicurezza del territorio, gestione delle emergenze, lavoro in equipe fra professionisti, utilizzo dei big data, competenze informatiche, modelli e metodi organizzativi, protocolli di intervento per l’attivazione di risorse territoriali, tecniche e strumenti per la comunicazione.
  2. Proporre corsi (in presenza o a distanza) per la formazione di competenze nuove sulla base dell’interazione con altri professionisti, soprattutto per quanto concerne la gestione di emergenze e le conseguenze che hanno sul territorio e sulla popolazione.
  3. Sviluppare corsi inter-disciplinari di tipo predittivo secondo le diverse ottiche ed esperienze professionali, in modo da riflettere su ciò che si è imparato durante l’emergenza pandemica e come si potrebbe gestire meglio il rischio in futuro.
  4. Organizzare laboratori inter-professionali sulla base di project works, commissionati da enti pubblici e privati, al fine di analizzare percorsi gestionali complessi secondo un lavoro in equipe, proponendo protocolli di sicurezza, nuove strategie di intervento e prospettive di sviluppo territoriale sostenibile, a beneficio degli interessati, dei cittadini e delle istituzioni.
  5. Predisporre una piattaforma digitale che raccolga informazioni e materiali riguardanti progetti comuni, a cui il professionista possa rivolgersi sulla base di esigenze emergenti.
  6. Progettare corsi trasversali per lo sviluppo di competenze digitali e conoscenze per la gestione di big data, grazie all’impiego di data scientists, data engineers e computer scientists, accreditati come esperti digitali.

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