Laurea e chance lavorative. Ce lo dice University Report 2020

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Laurearsi conviene, oppure il basso livello di laureati del nostro paese è davvero giustificato dalla domanda del mercato del lavoro e dalle scarse prospettive di guadagno futuro? Quali studi e quali atenei offrono maggiori chance?

In generale sono le facoltà scientifiche che consentono sia l’ingresso a livelli retributivi maggiori che una crescita del salario più sostenuta nel corso della carriera. E le altre? A queste ed altre domande risponde University Report 2020, lo studio annuale dell’Osservatorio JobPricing che analizza il valore retributivo della laurea nel mercato del lavoro italiano.

Secondo il report:In Italia solo il 19,3% della popolazione ha un titolo di studio accademico, contro il 36,9% medio dei paesi OECD. Se si considerano i giovani (25-34 anni) si sale al 27,7% contro il 44,5% della media OECD“.

“L’investimento nello studio universitario – si legge nel report – comincia a rendere in modo significativo già entro i 5 anni dal conseguimento del titolo: secondo i dati del XXI rapporto di Almalaurea, la retribuzione netta aumenta di oltre il 35%, sia per le lauree triennali sia per quelle magistrali. Ad oggi, tuttavia, sembrerebbe, stando sempre ai dati del rapporto, che le retribuzioni d’ingresso siano considerevolmente più basse di 10 anni fa, seppure in tendenza positiva dal 2013 ad oggi”.

“Analizzando l’andamento delle retribuzioni nel tempo e differenziando per titolo di studio, si può osservare come, innanzitutto, la forbice tra le retribuzioni di laureati e non laureati sia molto sottile nella fascia fra i 15-24 anni, ma poi cresca costantemente nelle successive fasce d’età”.

“La differenza nella classe di età 15-24 anni è riconducibile al fatto che i laureati entrano stabilmente nel mercato del lavoro spesso non prima dei 25-26 anni, mentre chi ha un diploma o un titolo inferiore (scuola dell’obbligo o diploma di qualifica professionale) al raggiungimento dei 24 anni ha già acquisito probabilmente un certo numero di anni di lavoro, il che comporta una crescita dello stipendio con scatti retributivi e aumenti contrattuali”.

Il gap a favore dei laureati, che già pare significativo nella fascia fra i 25 ed i 34 anni, aumenta sensibilmente dopo i 35 anni, che rappresentano il momento in cui si concretizzano a livello professionale gli anni di studio universitari” infatti, il possesso di una laurea incide in modo esponenziale sulle opportunità di carriera, di sviluppo professionale e sulle prospettive di guadagno. Così, all’età dei 35 anni si può notare tendenzialmente uno stacco del 45% tra le retribuzioni dei laureati e quelle dei non laureati.

Approfondendo ulteriormente il confronto fra le retribuzioni di chi è in possesso di un titolo di studio universitario e chi no – continua il report –, si può osservare una progressione dello stipendio molto forte per tutti i livelli di accademici, con l’eccezione della laurea triennale che ha una dinamica analoga a quella del diploma. Il multiplo retributivo nel passaggio dalla fascia 25-34 a quella dei 45-54, come evidenziato sotto, è dell’11% in presenza di sola istruzione obbligatoria ed arriva al 118% per chi ha un master di secondo livello”.

Ma se puntiamo la lente di ingrandimento sulle singole università, valutando i pro e i contro di ognuna, nel report troviamo che tra le migliori ci sono l’università Bocconi, il Politecnico di Milano e la Luiss di Roma. Chi ha studiato presso queste strutture accademiche ottiene, infatti, una retribuzione più alta della media. Inoltre ha maggiori probabilità di raggiungere posizioni di vertice all’interno delle aziende.

Tra i nomi di riferimento emergono, inoltre, il Politecnico di Torino e l’Università Cattolica. La struttura piemontese si colloca al terzo posto nella classifica delle università con cui si ripagano più velocemente gli investimenti sostenuti durante il percorso di studi. La Cattolica rientra, invece, tra gli atenei che prospettano i migliori percorsi di carriera, con un incremento complessivo della retribuzione superiore all’80%.

E tra gli indirizzi di laurea? Qui spicca ingegneria gestionale, con un salario annuo pari a 32.665 euro (+ 7,3% rispetto alla media nazionale). Al secondo posto si colloca ingegneria chimica e dei materiali (32.063 €; +5,3%), mentre il terzo gradino è occupato da un’altra facoltà scientifica, Scienze statistiche (31.962 €; +5%).