Covid 19, disuguaglianze, sofferenze e costruzione di un nuovo welfare

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Dalle dichiarazioni del presidente del consiglio Conte all’ADEPP, dall’Ocse all’Adapt, dall’associazione “Lavoro & Welfare” alle Università, dagli Istituti di ricerca passando per le Fondazioni e la Cassa di previdenza degli psicologi, i risvolti, non solo economici, che la pandemia Covid 19 sta avendo e avrà sul nostro Paese sono al centro di analisi, studi e discussioni.

Lo stesso Presidente del consiglio, Giuseppe Conte ha sottolineato, nei giorni scorsi, come “Siamo consapevoli che si stanno creando nuove disuguaglianze. Ci sono categorie che godono di una maggiore protezione, pensiamo ai pubblici impiegati in smart working mentre altre categorie sono in forte sofferenza: partite Iva, professionisti, piccoli imprenditori che oltre alla perdita del fatturato devono sostenere costi fissi difficilmente comprimibili”.

Sulle sofferenze dei professionisti più volte l’AdEPP aveva puntato la lente di ingrandimento sottolineando le ulteriori azioni di welfare che le singole Casse di previdenza avevano e continuano a mettere in campo per sostenere i propri iscritti in forte difficoltà anche perchè spesso esclusi dagli aiuti statali previsti per la pandemia. Ricordiamo, infatti, che il Dl Cura Italia, il primo decreto emanato contenente aiuti destinati anche ai lavoratori autonomi, escludeva i professionisti che non fossero iscritti ad un solo Ente di previdenza. Quindi un libero professionista iscritto sia alla separata Inps sia alla propria Cassa di previdenza non aveva diritto al bonus di 600 euro di marzo. Una “ingiustizia” colmata poi dal Decreto legge 23/2020 in vigore dal 19 maggio.

Ci vorrà infine un Decreto interministeriale per includerli anche nel bonus di aprile e di maggio.  Ma il giro “sulle montagne russe” per i professionisti non è concluso visto che sia nel Decreto Rilancio sia in quello Ristori alcune forme di sostegno riservate ai lavoratori autonomi o alle piccole e medie imprese li escludono, vedi i contributi a fondo perduto.

Giovani e donne, professioniste e non, sono le categorie più sofferenti. Per Linda Laura Sabbadini, Istat “tra marzo e aprile 400 mila occupati in meno, 274mila solo ad aprile – 2,3% donne. I giovani sono sempre di meno tra gli occupati, solo il 17%. Se non investiamo una volta per tutte decisamente su di loro, donne e giovani, come rilanceremo il nostro Paese?” . A giugno la situazione per l’Istat era ancora peggiorata “500mila persone hanno smesso di cercare lavoro .

Secondo l’Ocse l’Italia è tra le più colpite dal Covid “Soffrono i giovani, donne lavoratori con bassi redditi. La crisi pandemica porterà il tasso di senza lavoro a un livello record. Per l’Italia previsto un picco oltre il 12%”.

“L’aumento del numero di persone non occupate è stato principalmente determinato dal mancato rinnovo di molti contratti a tempo determinato e dal congelamento delle assunzioni”.

Ma non solo. Per l’Ocse “La crisi ha colpito in modo particolare i lavoratori autonomi, i temporanei, i giovani e le donne”. E l’Organizzazione parigina chiede all’Italia di “agire rapidamente per aiutare i propri giovani a mantenere un legame con il mercato del lavoro, riprendendo e rinnovando, ad esempio, il programma Garanzia Giovani” e “incentivi all’assunzione concentrati su gruppi più vulnerabili possono contribuire a promuovere la creazione di nuovi posti di lavoro”.

D’accordo la fondazione Adapt “Le aziende non hanno dovuto licenziare, semplicemente non hanno rinnovato i contratti a tempo determinato penalizzando così soprattutto i giovani. Dall’altro canto il lockdown ha comportato la chiusura di oltre 2 milioni di imprese, in primis il turismo dove il 38,3% dei lavoratori aveva un contratto a tempo determinato”.

L’Università di Bologna si è concentrata invece sulle discriminazioni tra lavoratori pubblici e quelli privati per quanto riguarda lo smart working e la flessibilità contrattuale. “Mentre nel privato le imprese hanno dato fondo alle riserve di ferie e permessi dei dipendenti, nel pubblico le norme si sono immediatamente premurate di rendere strutturale lo smart working, definendo la flessibilità contrattuale come modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle PA”

Anche secondo un rapporto targato “Lavoro&Welfare” la forbice tra lavoratori pubblici e privati è aumentata. Mentre i primi hanno una serie di tutele, vedi il lavoro da remoto senza alcuna penalizzazione economica, gli altri oltre al calo di fatturato devono affrontare costi che vanno ad aggravare una situazione già di grande emergenza.

Per Demetrio Houlis, presidente di Emapi, il fondo sanitario al quale aderiscono ben 12 Casse di previdenza private “La pandemia, legata alla diffusione del Covid- 19,ha determinato grandi cambiamenti nella nostra vita per i fortissimi vincoli che crea sul piano delle relazioni interpersonali e di quelle economiche. Per contenere il rischio della diffusione dell’infezione abbiamo limitato i nostri spostamenti, le occasioni d’incontro a livello personale e lavorativo e ripensato i modelli organizzativi che sino a ieri regolavano il mondo delle attività produttive. Abbiamo anche dovuto acquisire una maggiore consapevolezza delle nostre responsabilità a livello di salute pubblica ma anche, più complessivamente, dell’incidenza che i nostri comportamenti hanno nella vita della nostra comunità e del nostro Paese”.

Ed ancora: “L’esperienza che stiamo vivendo in questi mesi ci sta, perciò, costringendo a ripensare anche l’attuale modello di sanità, tenuto conto che l’introduzione di un vaccino efficace contro il Covid-19 servirà certamente a debellare questa pandemia ma non il rischio di future altre pandemie. Cambiare quindi il paradigma sul quale è strutturata la sanità nel nostro Paese è ormai indispensabile. Cambiare in primo luogo il presupposto che considera la sanità come strumento esclusivamente assistenziale rivolto ai settori più deboli della società e pensarla, invece, come uno dei pilastri su cui un Paese costruisce il proprio sviluppo, il suo benessere e garantisce la sua stabilità e crescita economica: in una società evoluta il capitale umano è la ricchezza maggiore di cui si può disporre”.

Nascerà un nuovo welfare, un welfare che si dovrà occupare innanzitutto della salute dei loro lavoratori. Anche quella inerente la sfera “emozionale. Il Presidente dell’Enpap, Felice Damiano Torricelli ha dichiarato “Di fronte ai vissuti drammatici di impotenza, incapacità solitudine che fanno parte della nostra esperienza da molti ani e che l’emergenza Covid ha ulteriormente amplificato, appare inevitabile il ricorso alle competenze professionali degli psicologi. E’ quindi il momento di far comprendere ai decisori e all’opinione pubblica che gli psicologi possono aggiungere un valore enorme agli sforzi che si faranno per la ripartenza. Lavoreremo fianco a fianco per aiutare la Politica a prendere i provvedimenti scientificamente più efficaci ed efficienti per ammodernare il sistema di welfare italiano, sia in campo sociale che sanitario”.