“Una ripresa nel segno della sostenibilità è l’unica strada possibile per ogni comparto economico e sociale del Paese” è questo lo spirito che emerge dal volume “L’Italia sostenibile. L’economia circolare per la politica industriale del Paese”, pubblicato da Luiss University Press e curato da Matteo Caroli, Associate Dean for Internationalization e Head della Business Unit Ricerca Applicata e Osservatori..
Il volume è il risultato delle riflessioni, ricerche e webinar sviluppati da quindici gruppi di lavoro attorno a vari temi. Ciascun gruppo di lavoro ha prodotto un documento per spiegare a che punto siamo nell’evoluzione dell’economia circolare. I paper prodotti sono diventati l’ossatura del libro che, come spiega Matteo Caroli, è «un ulteriore output del progetto “Italia 2030”, utile a diffondere la consapevolezza delle opportunità connesse all’economia circolare, delle sfide da affrontare e delle possibili politiche a suo favore».
La prima parte del volume si occupa delle filiere produttive coinvolte nell’evoluzione circolare. Livio de Santoli affronta i temi inerenti le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, illustrando le tendenze di medio e lungo termine, i punti cruciali per il rilancio del Paese e le strategie di sviluppo. “È necessaria una riconfigurazione dell’industria energetica e una conseguente innovazione infrastrutturale – si legge nell’abstract del documento – L’efficientamento energetico andrà a riguardare tre settori: industria, costruzioni e Pubblica Amministrazione. Grazie alla progressiva sostituzione delle fonti fossili con le rinnovabili, all’elettrificazione degli usi finali e allo sviluppo di nuovi servizi digitali, la produzione industriale associata alle nuove tecnologie per il settore elettrico attiverà investimenti che si collocheranno tra i 113 e i 145 miliardi di euro nell’Unione Europea, di cui tra i 14-23 miliardi solo in Italia, generando tra i 997 mila e i 1,4 milioni di posti di lavoro nel 2030”.
Nella seconda parte del volume si indagano i due “fondamentali fattori abilitanti” per la transizione delle imprese all’economia circolare: la finanza e l’innovazione. Caroli parte dalla finanza sostenibile e dalle politiche europee favorevoli. “Ma la circolarità deve vedersela con problematiche finanziare per lo sviluppo degli investimenti aziendali, e in particolare con quanto attiene alla valutazione economica e finanziaria del circular business model”.
Si analizzano i principali strumenti finanziari a sostegno degli investimenti sostenibili, come quelli in Pmi e startup legate all’economia circolare. Oltre a raccontare alcuni degli attori finanziari impegnati nel paradigma, si conclude accennando a possibili misure di policy per favorire gli investimenti finanziari in economia circolare.
E quando si parla di economia circolare non si può non affrontare il tema delle ICT.
“Le tecnologie digitali – sottolinea Maurizio Masi, il curatore del capitolo sull’economia circolare legata alle innovazioni – sono sempre più pervasive nella nostra società. La loro materialità e il loro bisogno di energia, i cicli di vita brevi che richiedono un sistema di raccolta rifiuti efficiente, sono fattori che influenzano le prospettive di crescita del mercato di questi prodotti. Ne consegue che il settore sarà anche quello maggiormente destinato a una forte crescita, che meno di altri risentirà degli effetti della pandemia”.
Della transizione delle Pmi verso l’economia circolare, delle sue criticità e sfide, tratta ancora Matteo Caroli, approfondendo lo sviluppo delle piccole e medie imprese green, ma anche i limiti in cui queste aziende operano. “Per stimolare la transizione delle Pmi verso l’economia circolare – spiega Caroli – occorre dunque un’azione sistematica e di medio-lungo termine, con un’azione di sensibilizzazione sui vantaggi. Le misure a supporto possono riguardare l’accesso alle informazioni e ai servizi tecnico-consulenziali; alle risorse finanziarie; alle competenze; alle reti produttive “circolari”.
Ed infine, Vincenzo Galasso nel volume affronta i temi legati all’invecchiamento demografico, l’active aging e gli squilibri generazionali. “Gli effetti dell’invecchiamento sul sistema pensionistico e sul mercato del lavoro si vedono da anni. Un ruolo chiave lo rivestono le imprese insieme al mondo politico, chiamato a mettere in campo policy che possano sanare lo squilibrio demografico nel mercato del lavoro e occupandosi del long term care”.