“La crisi demografica rischia di mettere una pietra quasi tombale sulle velleità di sviluppo del nostro Paese” è quanto denuncia Alessandro Rosina, demografo della Università Cattolica e autore del libro “Crisi demografica. Politiche per un paese che ha smesso di crescere”.
Il saggio delinea uno scenario italiano reso ancora più drammatico dagli effetti della pandemia, con un’ulteriore flessione delle nascite.
“L’Italia – si legge nella prefazione – è uno dei paesi al mondo in cui l’inverno demografico è più accentuato. Se gli attuali trend non verranno invertiti, inevitabilmente si andrà incontro a criticità irrimediabili. Quello che distingue il nostro dagli altri paesi avanzati con natalità più elevata non è un minor numero di figli desiderati, ma politiche meno efficienti a favore delle famiglie e delle nuove generazioni”.
“Oggi ci troviamo di fronte a un bivio ineludibile – scrive Rosina – da un lato c’è il sentiero stretto e in salita che porta alla nuova fase di sviluppo economico e sociale resa possibile dai fondi europei (non a caso denominati Next Generation Eu) e dall’altro, se questa occasione unica non verrà colta, l’ampia strada verso un declino irreversibile e insostenibile. La scelta richiede grande chiarezza di intenti e ancor più grande determinazione nell’imboccare il percorso verso il futuro”.
Il Bel Paese spicca tra gli altri Stati del mondo per avere più persone oltre i 65 anni che 15enni, nel futuro saremo i primi con un’età mediana della popolazione di 50 anni, nel 2050 a trovarci con un solo lavoratore attivo per ogni pensionato.
Per Rosina servono “concrete politiche sistemiche – dai servizi per l’infanzia all’assegno unico e universale per i figli, fino a incisive riforme del mondo del lavoro – per consentire alle nuove generazioni di sentirsi davvero protagoniste in un paese che cresce con loro.
E sulle sistema pensionistico, l’autore del libro non ha dubbi.
In un’intervista, Rosina spiega che “Avremo una popolazione sempre più anziana, la longevità sarà il tratto fondamentale della nostra società. Rimarremo uno dei Paesi con il maggior numero di anziani al mondo. Siamo stati il primo Paese al mondo ad avere più over 65 rispetto agli under 15. Già adesso gli over 65 superano gli under 25”.
E tra 20 anni? gli chiede il giornalista. “Nel 2035 avremo più over 65 rispetto addirittura agli under 35. Non so se è ben chiaro l’impatto di quello che succederà. Stiamo studiando i numeri sulla natalità. Nel 2020 avevamo 1.24 figli per donna, il numero più basso d’Europa. Giova ricordare che il numero per mantenere in tendenziale equilibrio la popolazione è 2. Se persistono questi dati è logico che i giovani si ridurranno ancora di più. Viviamo un processo che io chiamo di “degiovanimento”.
Ed ancora.
“Nessuno parla di equità generazionale. Non possiamo scaricare tutto sui pochi giovani che ci saranno. La politica oggi deve tenere conto anche dei diritti di chi verrà dopo. Ammetto che non sia semplice con un elettorato prevalentemente anziano che è soprattutto interessato ai diritti di oggi. I giovani non contano quasi nulla e sono caricati di mille tensioni sul presente, le pensioni per loro passano in secondo piano”.