Monocommitennza. “Futuro lavorativo difficile”

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Businessman with many hands in a suit. Works simultaneously with several objects, a mug, a magnifying glass, papers, a contract, a telephone. Multitasking, efficient business worker concept

Monocommittenza nel mondo forense, un fenomeno in evoluzione, come raccontano i dati di Cassa Forense, presentati il 22 novembre scorso, in collaborazione con la Fondazione Luigi Einaudi (in allegato).

“Obiettivo dello studio – spiega il Presidente di Cassa Forense, Valter Militi – è quello di fotografare una realtà in evoluzione, anche comparando la normativa italiana con quella di altri stati europei, per fissare il punto di partenza di una approfondita riflessione in seno all’Avvocatura”.

La prefazione del presidente Militi

L’avvocato monocommittente si colloca in una posizione intermedia tra il lavoratore autonomo e quello dipendente, indirizzato di volta in volta più verso una o l’altra di queste figure (ad esempio, in Francia, ove il fenomeno è regolamentato, la normativa distingue tra collaborateur libéral e avocat salarié).

Anche per tale ragione, si avverte la necessità di garantire – a coloro che hanno scelto la monocommittenza e che spesso operano in una situazione di precarietà – una regolamentazione normativa e/o contrattuale adeguata, con la individuazione di diritti ed obblighi ben definiti, normalmente lasciati alla discrezionalità dell’avvocato committente.

È evidente, qualunque sia la configurazione di un rapporto di lavoro disciplinato, che vanno tenuti fermi i principi di libertà, autonomia, indipendenza, vera ed unica essenza della nostra professione e che si debba guardare allo specifico fenomeno in un’ottica strutturata e comparativa, tenendo conto delle varie dinamiche sociali, culturali, territoriali ed economiche connesse al concreto esercizio della professione forense in Italia.

Non bisogna dimenticare, peraltro, che a fronte di un numero consistente di colleghi monocommitenti ve ne sono tantissimi altri che, malgrado i rilevanti costi per avviare e mantenere uno studio legale e nonostante un’offerta di servizi legali superiore alla domanda, affrontano caparbiamente le sfide professionali, utilizzando le forme classiche dello studio individuale o associato.

Il nostro dovere è quello di decodificare le esigenze delle diverse platee, interpretandone al meglio le esigenze.

Ciò può avvenire cercando di individuare modelli, come le strutture multidisciplinari e le aggregazioni, che possono migliorare le prospettive professionali per abbattere i costi ed offrire al cliente servizi legali più competitivi e strutturati.

Ma è anche importante dotare la fascia più debole dell’Avvocatura, tra cui rientra certamente anche la monocommittenza, di una rete di protezione sociale che Cassa Forense può contribuire a realizzare e a migliorare attraverso misure di sostegno al reddito, alla famiglia, alla salute, tipiche di un moderno sistema di welfare.

L’analisi della monocommittenza va, quindi, inserita in un contesto più ampio che vede contrapposte diverse modalità di esercizio e/o visioni della professione: da un lato chi – pur senza specifiche tutele, ma con un trattamento economico che, per certi versi, radicalizza l’idea della stabilità – decide di prestare la propria attività per un singolo avvocato o studio professionale; dall’altro chi – senza tutele e senza garanzie reddituali – decide di non abbandonare l’indipendenza dell’azione professionale, l’autonomia delle scelte e la libertà del giudizio intellettuale, quali garanzie poste a presidio della tutela dei diritti e dell’alto ruolo sociale della funzione difensiva.

Tutti gli avvocati vanno tutelati, senza creare segmenti operativi e strutturali che potrebbero determinare evidenti disparità rispetto alle variegate scelte, consapevolmente operate dai singoli, aventi tutte un grado di rischiosità più o meno elevato.

È giusto, come abbiamo provato a fare per la monocommittenza, occuparsi dei singoli fenomeni, dandone la corretta lettura e il legittimo inquadramento, ma è altrettanto necessario che l’Avvocatura continui ad essere saldamente convinta del percorso di indipendenza e autonomia cui è chiamata, nella consapevolezza che la difesa della libertà non può che essere libera!

 

Alcuni dati

Innanzi tutto, lo studio rileva il dato economico secondo cui a crescere in dimensione sono oramai tendenzialmente soltanto gli studi o le società legali di grandi dimensioni, pur dovendosi considerare che la dimensione degli operatori, nei sondaggi proposti sinora, è stata misurata solo in base al numero di componenti fra titolari, collaboratori, praticanti e personale di segreteria.

I cluster delle domande sono stati limitati a soli 5, di cui il più elevato indica la tendenza sopra i cinque componenti. Nonostante, dunque, questo dato risulti poco specifico, data l’immensa varietà delle realtà professionali che superano questa soglia dei cinque addetti, lo studio ha evidenziato che il 20,4% degli studi legali più grandi (con 5 persone e oltre) ha aumentato il numero delle persone occupate nell’anno 2022, a fronte di un sostanziale stazionamento del settore nel suo complesso, sia in termini di personale impiegato che di fatturato

Secondo i dati elaborati da Cassa, sul numero totale di avvocati iscritti all’albo nel 2022, pari a 240.019, ben 13.518, pari al 5,63%, hanno dichiarato alla Cassa Forense in sede di “Modello 5/2022” di conseguire tra il 91% ed il 100% del proprio reddito da un altro avvocato.  Non si tratta più peraltro di un fenomeno circoscritto agli avvocati all’inizio del proprio percorso professionale. L’età media dei professionisti monocommittenti è di 39,21 anni, con dato sostanzialmente immutato tra uomini e donne e in lieve aumento nel 2022, con un + 2,51 rispetto al 2020, e un +1,27 rispetto al 2021.

Si aggiunge la percezione diffusa, tra gli avvocati, di una condizione lavorativa difficile.

La sfiducia riguarda anche la possibilità di migliorare in futuro la propria condizione economica. In prospettiva, quasi un avvocato su due non prevede variazioni nel corso di quest’anno e del prossimo (47,8%) mentre poco meno di un terzo (il 28,6%) ne ipotizza addirittura il peggioramento nel futuro. Solo il 23,6% del campione prevede un miglioramento della propria condizione professionale nel biennio 2023-2024. Al contrario, il dato sale al 26,2% per coloro che operano in studi o società legali di 4-5 persone e supera il 30% (31,4%) per coloro che esercitano in studi caratterizzati dalla presenza di almeno 5 persone.

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