IA e mercati del lavoro. La “rassegna ragionata” del Cnel

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“Ridimensionati i rischi relativi ad una sostituzione di massa del lavoro umano da parte dell’intelligenza artificiale (IA), è nella ridefinizione di occupazioni e professionalità e nell’adozione all’interno dei contesti aziendali di pratiche di algoritmici management che si verifica l’impatto principale dell’IA sui mercati del lavoro” è quanto si legge nell’abstract dello studio targato Cnel dal titolo “Intelligenza artificiale e mercati del lavoro. Prima rassegna ragionata della letteratura economica e giuridica”.

Rispetto alle occupazioni, la letteratura internazionale di riferimento ha infatti rilevato che, contrariamente al passato, maggiormente esposti all’impatto dell’IA dovrebbero essere i lavoratori della conoscenza con elevate competenze e il ceto impiegatizio. Gli effetti possibili sono diversi: se in alcuni casi si assisterà a una maggiore professionalizzazione dell’apporto umano, con miglioramento di condizioni di lavoro e salari, in altri si dovranno gestire i rischi di una sua svalutazione.

L’impatto sarà, inoltre, differenziato in base a ambiti territoriali e categorie di lavoratori, con l’emergere di una fondamentale dimensione di genere dal momento che maggiormente interessate sono occupazioni con forte presenza femminile. Le nuove occupazioni richiederanno nuove competenze e professionalità: oltre a quelle specialistiche necessarie a chi svilupperà tali tecnologie, di estrema importanza sono le competenze digitali di base, trasversali e relazionali necessarie per i lavoratori che si troveranno ad interagire e a utilizzare l’IA nell’ambito della prestazione di lavoro.

Anche all’interno dei contesti di lavoro, l’IA presenta potenzialità e rischi: da un lato, i possibili miglioramenti di efficienza nella gestione dell’organizzazione produttiva (anche in termini di garanzia della salute e sicurezza dei lavoratori); dall’altro i molteplici rischi rilevati con riferimento ai diritti dei lavoratori e alle loro condizioni di lavoro.

Ne consegue che gli esiti derivanti dall’adozione dell’IA nel contesto socioeconomico dipenderanno in massima parte da una azione di policy e regolatoria che limiti i rischi e promuova gli effetti positivi in una dimensione economica e sociale.

Fondamentale risulta una azione politica relativa alla promozione e garanzia di ottimali transizioni occupazionali che salvaguardi la posizione dei soggetti più esposti o vulnerabili (donne, lavoratori a basse competenze e anziani), così come determinante sarà un quadro normativo in materia di algoritmi che garantisca i diritti dei lavoratori, lasciando al contempo spazio per usi genuini degli strumenti offerti dalla tecnologia.

In entrambi gli ambiti la letteratura di riferimento sottolinea come un ruolo da protagonista dovrà essere rivestito dalle parti sociali e dai corpi intermedi che potranno sfruttare le loro prerogative di governo del mercato del lavoro e di interlocutore strategico nei contesti aziendali per conformare la transizione rispetto a quei valori umani che devono guidare la diffusione e lo sviluppo di tecnologie di nuova generazione.

Il ruolo degli attori del sistema di relazioni industriali risulta pertanto fondamentale anche nella lettura e nel monitoraggio delle trasformazioni in atto grazie alla IA così da contribuire a un esame critico dei dati disponibili tale da agevolare l’elaborazione di risultati univoci sui singoli fenomeni.